La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Alcune organizzazioni conservazioniste lavorano con le donne locali per aiutare a promuovere la conservazione delle grandi scimmie attraverso l’educazione, l’accesso all’assistenza sanitaria e la sicurezza alimentare.
Se sei una donna la Repubblica democratica del Congo non è un posto sicuro in cui vivere. La nazione africana si è infatti guadagnata la deprecabile etichetta di “luogo più pericoloso al mondo per essere una donna”. Ogni anno sono migliaia i casi di stupro denunciati e si ritiene che la maggior parte dei crimini di questo tipo non venga denunciata. Anche i grandi primati congolesi, gorilla (Gorilla beringei graueri), bonobo (Pan paniscus) e scimpanzé (Pan troglodytes), non se passano affatto bene, minacciati dalla guerra civile, dalla perdita di habitat e dai bracconieri, che poi ne vendono la carne nei mercati locali, la cosiddetta “bushmeat”.
Negi ultimi venti anni le popolazioni di bonobo, specie che abita solo nelle foreste pluviali della Repubblica Democratica del Congo, hanno subito un inesorabile declino e la specie è classificata in pericolo dalla Iucn. A forte rischio è anche la sopravvivenza dei gorilla di Grauer, classificati in pericolo critico, si stima che ne sopravvivano in natura appena 3.800 esemplari (contro i 17mila censiti nel 1995). Anche gli scimpanzé, diffusi in 21 paesi africani, sono considerati a rischio.
Le donne potrebbero essere fondamentali per la conservazione delle grandi scimmie africane. Alcune organizzazioni conservazioniste, la Bonobo Conservation Initiative (Bci), il Gorilla Rehabilitation and Conservation Education Center (Grace), il Jane Goodall Institute e Coopera, lavorano infatti con le donne locali per aiutare a promuovere la conservazione delle grandi scimmie attraverso l’educazione, l’accesso all’assistenza sanitaria e la sicurezza alimentare.
Le donne sono il collante dei villaggi e hanno una grande influenza sui bambini e sugli altri membri della comunità, “hanno un grande potere”, ha affermato Sally Jewell Coxe, presidente della Bci. Le femmine “sono alla base della comunità africana”, secondo Sonya Kahlenberg, direttore esecutivo di Grace, hanno pertanto un ruolo fondamentale da svolgere nella conservazione delle grandi scimmie. “Le donne sono coloro che gestiscono la casa e sono responsabili dell’educazione dei figli – ha dichiarato Lorena Aguirre Cadarso, direttore di Coopera. – Quindi è fondamentale cambiare i comportamenti delle donne per cambiare la società. Ad esempio, se le donne si rifiutano di preparare la bushmeat, la loro famiglia alla fine smetterà di consumarla”.
Un modo per ridurre la caccia alle grandi scimmie è quello di fornire mezzi di sussistenza alternativi alle famiglie, in particolare alle donne, che vivono vicino agli habitat di questi animali. La Bci aiuta le donne finanziando progetti pilota di microcredito, aiutandole a lanciare, ad esempio, la produzione di saponi o di indumenti. La Bci ha inoltre recentemente fornito macchine per cucire e formazione alla Women’s association of Kokolopori e all’Association of rural women di Djolu. Sostenere queste piccole iniziative imprenditoriali, che consentono alle donne di ottenere un reddito, riduce la necessità di cacciare le grandi scimmie per la carne e il commercio della fauna selvatica.
“Nella società congolese tradizionalmente dominata dal maschio, le donne non hanno accesso all’istruzione o all’occupazione come gli uomini – ha commentato Coxe. – Offrendo loro l’opportunità di studiare e lavorare le donne acquisiscono un senso di potere che può portare alla creazione di un’etica della conservazione nelle comunità locali”.
La seconda guerra del Congo, che ha insanguinato il Paese tra il 1998 e il 2003, ha causato una grave insicurezza alimentare in tutta la nazione. La caccia ai primati e ad altre specie minacciate è una conseguenza di questo fenomeno. Per contrastarlo Grace offre alle donne e alle loro famiglie alternative alla bushmeat, insegnando loro ad allevare animali domestici come polli, conigli e maiali. L’associazione organizza inoltre corsi di formazione di zootecnia e agricoltura aperti alle donne e fornisce aiuti per la piscicoltura. Anche Coopera aiuta le famiglie locali ad ottenere fonti alimentari alternative, l’organizzazione agevola l’allevamento di bestiame e l’agricoltura e mira a rafforzare le strutture socioeconomiche rurali locali, fornendo fonti di reddito alternative per dissuadere gli uomini dal cacciare le grandi scimmie.
Le donne congolesi stanno inoltre ricoprendo il fondamentale ruolo di madre per le giovani scimmie rimaste orfane. Grace impiega donne come madri surrogate durante il periodo di quarantena iniziale cui sono sottoposti i piccoli gorilla. Questi primati orfani necessitano di un’assistenza continua e le donne dormono vicino loro, li nutrono e li aiutano a superare il trauma della perdita del proprio gruppo familiare e del proprio habitat. Queste donne divengono dunque importanti ambasciatrici per la conservazione delle grandi scimmie e diventano un esempio nelle rispettive comunità. “Le donne hanno un’innata affinità con la terra e una certa predisposizione a prendersi cura di essa – ha concluso Coxe. – Simbolicamente e praticamente, il ruolo della donna è importante nella conservazione”.
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