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Indonesia al voto. Il presidente uscente Joko Widodo sfida un ex generale
L’Indonesia sceglie il suo presidente, tra l’attuale capo di stato Joko Widodo e un controverso ex militare vicino alla dittatura di Suharto.
Gli elettori dell’Indonesia sono stati chiamati oggi, mercoledì 17 aprile, ad eleggere un nuovo presidente. A contendersi la poltrona sono il capo di stato uscente Joko Widodo e un ex generale dal passato controverso, Prabowo Subianto, che promette di dirigere il paese in modo più energico.
Widodo si era presentato nel 2014 come un outsider della politica
Si tratta, di fatto, di una riedizione dello scrutinio precedente: nel 2014 Widodo – noto in patria con il soprannome di Jokowi – riuscì a vincere di un soffio. All’epoca, si era presentato come un outsider della politica. Ed era riuscito ad interrompere il monopolio al potere delle grandi famiglie dell’élite indonesiana, un tempo vicine al dittatore Suharto.
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— Reuters Top News (@Reuters) 17 aprile 2019
A fare breccia nell’elettorato fu soprattutto la storia personale di Widodo. Figlio di un carpentiere, passò l’infanzia in una capanna di bambù, in un contesto lontanissimo da quello dei potentati locali agiati. Cominciò a lavorare come venditore di mobili, quindi riuscita ad aprire una ditta di import export, grazie alla quale cominciò ad ottenere la prima notorietà.
Luci e ombre nel bilancio del presidente attuale
Il debutto in politica risale al 2005, quando Widodo riesce a farsi eleggere sindaco della propria città, Solo. Nel 2012, diventa governatore di Giacarta: si tratta del trampolino che lo porterà alla presidenza due anni dopo. Nel corso del suo mandato, l’attuale presidente dell’Indonesia ha tentato in ogni modo di rafforzare la propria popolarità. Mostrandosi spesso sul territorio portando avanti politiche di redistribuzione e di sviluppo delle infrastrutture.
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— Al Jazeera English (@AJEnglish) 17 aprile 2019
Strade, aeroporti, ferrovie: negli ultimi cinque anni le 17.000 isole che compongono l’arcipelago sono state oggetto di una gigantesca ondata di cantieri. Detto ciò, il bilancio dal punto di vista dei diritti umani ha deluso le aspettative di molti. Widodo non è riuscito infatti a bloccare la moltiplicazione dei casi di intolleranza nei confronti delle minoranze religiose e della comunità LGBT.
Sono stati registrati, inoltre, casi di arresti di attivisti. E sono state approvate leggi che rendono difficile la creazione organizzazioni di massa, così come norme che limitano la libertà d’espressione su internet.
L’ex generale che fu vicino al dittatore Suharto in Indonesia
Scelte che, in caso di vittoria di Subianto, è molto probabile che vengano inasprite. L’ex militare, oggi 67enne, attentato a più riprese negli ultimi 15 anni di arrivare al potere. Ha tuttavia scontato i legami con il regime di Suharto. Nato in una famiglia ricca e ben istruito, Subianto è accusato di aver ordinato il rapimento di militanti democratici negli ultimi anni della dittatura.
Le organizzazioni non governative, inoltre lo accusano di aver commesso delle violazioni dei diritti umani nel Timor Est. Ciò durante la lotta della regione per l’indipendenza, che fu repressa proprio dalle forze speciali che lui stesso comandava. Secondo alcuni, Subianto sarebbe anche autore del tentativo di colpo di stato avvenuto nel 1998, subito dopo la morte di Suharto. All’epoca, fu costretto a lasciare l’esercito e a passare alcuni anni in esilio in Giordania.
Subianto si è avvicinato ai gruppi islamici più radicali
Nel corso dell’ultima campagna elettorale, secondo quanto riportato dall’agenzia Afp, il candidato si è avvicinato ad alcuni tre gruppi islamici più radicali. Si è inoltre lanciato in discorsi nazionalisti populisti, puntando il dito contro gli investimenti della Cina in Indonesia. Ma va detto che anche Widodo ha scelto di correre candidando come suo vice-presidente Ma’ruf Amin, 76 anni: un conservatore islamico.
È anche per questa ragione che in Indonesia nelle ultime settimane è cresciuto il movimento “Saya Golput”, che invita i cittadini a non recarsi alle urne. Gli 800mila seggi elettorali sono stati aperti alle 7 di mattina (la tarda serata di martedì in Europa), per accogliere i 193 milioni di aventi diritto al voto. Che si si sono espressi anche per le legislative: esse permetteranno di eleggere, a vario titolo, ben 20mila persone. La commissione elettorale annuncerà i risultati ufficiali delle elezioni soltanto nel mese di maggio, anche se in giornata dovrebbero essere diffuse le prime stime.
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