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L’85 per cento della popolazione europea che vive nelle aree urbane è esposta a livelli di particolato fine, il Pm 2,5, ritenuti dannosi per la salute dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L’inquinamento atmosferico rimane il più grande pericolo per la salute ambientale e causa circa 467 000 morti premature ogni anno nei 41 Paesi dell’Europa.
L’85 per cento della popolazione europea che vive nelle aree urbane è esposta a livelli di particolato fine, il Pm 2,5, ritenuti dannosi per la salute dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). L’inquinamento atmosferico rimane il più grande pericolo per la salute ambientale e causa circa 467 000 morti premature ogni anno nei 41 Paesi dell’Europa.
Lo riporta l’Agenzia europea per l’ambiente (Aea) che nell’edizione 2016 del rapporto “Air quality in Europe“, mostra i dati aggiornati riferiti alla qualità dell’aria in Europa dal 2000 al 2014. “Le riduzioni di emissioni hanno portato a miglioramenti nella qualità dell’aria in Europa”, dichiara Hans Bruyninckx, direttore esecutivo dell’Aee. “Ma non abbastanza per evitare danni inaccettabili per la salute umana e l’ambiente. Abbiamo bisogno di affrontare alla radice le cause di inquinamento atmosferico, che richiede una trasformazione fondamentale e innovativa della nostra mobilità, dell’energia e dei sistema alimentari”.
#AirQuality: MEPs vote on stricter emission limits to reduce number of deaths due to #airpollution. Watch the video ↓ pic.twitter.com/geZCUIs0rb
— European Parliament (@Europarl_EN) 23 novembre 2016
Se si prendono ad esempio i livelli di Pm10, le aree più inquinate continuano ad essere la Pianura Padana e le aree intorno alle grandi città di Roma e Napoli, mentre nel resto d’Europa le concentrazioni più alte si hanno nell’Est della Germania. In Polonia i valori sono addirittura superiori ai limiti europei, ben al di sopra di quelli considerati “salubri” dall’Oms.
Per quanto riguarda il Pm2,5, che non ha subito variazioni significative, le aree più colpite sono quelle intorno a Milano e Torino in Italia, mentre sono la Polonia e la Bulgaria ad avere i valori più elevati.
Il rapporto arriva praticamente in contemporanea con la decisione del Parlamento europeo di ribassare i valori limiti dei principali inquinanti entro il 2030. I nuovi obiettivi prevedono un taglio del 63 per cento per gli NOx, del 79 per cento per gli SO2, e del 49 per cento delle particelle fini come il Pm2,5. Julie Girling responsabile della proposta in Parlamento ha dichiarato: “Questa è una crisi di salute pubblica urgente e tra il 2020 e il 2030 ci permetterà di migliorare i risultati del 50 per cento. Questo significa che 200.000 persone in tutta Europa ogni anno non perderanno la vita prematuramente e questa avrà un impatto enorme”.
Immediata anche la risposta del Wwf, che dichiara: “La lotta all’inquinamento dell’aria deve essere affrontata in modo strutturale e la rimozione delle sue cause deve diventare una priorità delle politiche nazionali e territoriali. Le istituzioni nazionali, regionali e locali hanno ampiamente trascurato il problema negli ultimi anni; ed è dunque necessario agire subito sulle cause e rivedere in senso restrittivo e preventivo i limiti di emissione a livello europeo e nazionale, nonché attuare politiche severe e di sistema a tutti i livelli”.
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