Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
Inquinamento dell’aria, cosa respiriamo ogni giorno
Cosa respiriamo ogni giorno? Quali sostanze? Che danni provocano alla nostra salute? Abbiamo fatto il punto sull’inquinamento dell’aria.
Inquinamento atmosferico, fuori e dentro casa
L’inquinamento dell’aria, dentro e fuori le nostre case, rende velenosa l’aria che respiriamo, in modo persistente. Le attività antropiche, dai trasporti ai riscaldamenti, ma anche il fumo, la preparazione dei cibi attraverso la combustione di fonti fossili, gli incendi, influiscono sulla qualità dell’atmosfera e su ciò che assorbiamo attraverso le vie respiratorie. Conoscere gli inquinanti, comprendere i meccanismi che li producono, può far crescere la consapevolezza di cittadini e consumatori e contribuire a modificare, migliorandola, la qualità della nostra vita.
Non solo aria…
Partiamo dalla composizione dell’atmosfera che ci circonda: idealmente dovrebbe essere composta da azoto (N) al 78 per cento, ossigeno (O) 21 per cento e un per cento argon. Oltre il vapore acqueo, l’aria contiene anche quantità molto piccole di altri gas, i cosiddetti gas traccia, comprendenti l’anidride carbonica (CO2) e il metano (CH4). Le concentrazioni di tali gas minori nell’atmosfera sono di solito misurate in parti per milione (ppm). Tutto ciò, idealmente. Di fatto, oggi, insieme ad essi respiriamo gas e sostanze inquinanti, prodotti dalle attività dell’uomo. Quelli con la più forte evidenza di effetti sulla salute, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, sono il particolato (PM), l’ozono (O3), il biossido di azoto (NO2), il biossido di zolfo (SO2) e il monossido di carbonio (CO). Con conseguenze negative certe, a seguito di un’esposizione breve o a lungo termine. A queste sostanze dobbiamo poi aggiungere il benzene, il benzo(a)pirene e gli IPA, idrocarburi policiclici aromatici e i metalli.
Il particolato fine, il più pericoloso per la salute
Secondo l’Agenzia europea per l’Ambiente, il particolato è l’inquinante atmosferico che provoca i maggiori danni alla salute umana in Europa. Definito cancerogeno di gruppo 1 dallo Iarc, è costituito da particelle inalabili e respirabili, dalle combinazioni più varie come solfato, nitrati, ammoniaca, cloruro di sodio, nerofumo o black carbon, polveri minerali e acqua.
Le particelle con un diametro inferiore a 10 micron (PM10) e quelle fini inferiori a 2,5 micron (PM2,5), presentano i maggiori rischi per la salute, in quanto sono in grado di penetrare nei nostri polmoni ed entrare nel flusso sanguigno. Si tratta, dunque, di un inquinante molto diverso da tutti gli altri, presentandosi non come una specifica entità chimica ma come una miscela di particelle dalle più svariate proprietà. Da cosa è prodotto? Le principali fonti emissive di particolato sono i motori a combustione (sia diesel che benzina), ma anche gli impianti alimentati a combustibili solidi (come carbone, lignite, olio pesante e biomassa). Sia per la produzione di energia nelle famiglie e nell’industria, sia per le altre attività industriali (edilizia, estrazione mineraria, produzione di cemento e l’incenerimento di rifiuti).
L’ozono dovrebbe stare a 25 km in atmosfera, invece…
L’ozono (O3) è gas blu pallido con un caratteristico odore pungente, instabile e tossico per gli esseri viventi. Il suo posto dovrebbe essere negli strati alti dell’atmosfera, mediamente a 25 km di altezza. Ma viene prodotto a livello del suolo quando, per effetto dell’inquinamento, il monossido di carbonio (CO), il metano o altri composti organici volatili, si ossidano, cioè reagiscono a contatto con l’ossigeno degli ossidi di azoto (NOx) e la luce solare, specie in estate. Il risultato è che l’ozono troposferico, prodotto da questa reazione chimica, finisce nel miscuglio gassoso che respiriamo, ed è uno dei principali componenti dello smog fotochimico, che si forma dalla combinazione delle radiazioni solari e particolari inquinanti. Il mix che ne deriva è nocivo per la salute: può favorire asma, ridotta funzionalità polmonare e malattie respiratorie, ma è anche un inquinante climatico di breve durata e uno dei gas serra più importanti.
Pericolo NOx, gli ossidi di azoto prodotti da tutti i processi di combustione
Il biossido di azoto (NO2) è un gas di colore rosso bruno, dall’odore forte e pungente, altamente tossico e irritante. Essendo più denso dell’aria tende a rimanere a livello del suolo. In generale tutti gli ossidi di azoto (NOx) vengono prodotti da tutti i processi di combustione ad alta temperatura (impianti di riscaldamento, motori dei veicoli, combustioni industriali, centrali di potenza, etc.), per ossidazione dell’azoto atmosferico.
A sua volta il biossido di azoto favorisce la composizione del particolato e dell’ozono. Sempre secondo l’Oms, provoca problemi e infezioni respiratorie, come bronchite e asma, riduce la funzionalità polmonare e la crescita. Alla sua esposizione è legata una mortalità prematura e aumento della morbilità, cioè della frequenza percentuale di malattie cardiovascolari e respiratorie nella popolazione esposta.
Il perché delle piogge acide: il biossido di zolfo
Il biossido di zolfo (SO2), un tempo denominata anidride solforosa, è un gas incolore, dall’odore pungente, irritante e molto solubile in acqua. In presenza di acqua o vapore acqueo può attaccare molti metalli, tra cui l’alluminio, il ferro, l’acciaio, l’ottone, il rame e il nichel. Liquefatto, può corrodere le materie plastiche e la gomma. La presenza in atmosfera è dovuta soprattutto alla combustione di combustibili fossili (carbone e derivati del petrolio) in cui lo zolfo è presente come impurezza. Le principali sorgenti antropiche sono gli impianti per il riscaldamento e la produzione di energia alimentati a gasolio, carbone e oli combustibili. Mentre in natura è prodotto prevalentemente dall’attività vulcanica.
L’esposizione a SO2 influisce sull’apparato respiratorio e sulla funzione dei polmoni e provoca irritazione agli occhi. L’infiammazione del tratto respiratorio da SO2 può aggravare l’asma e la bronchite cronica, oltre ad aumentare il rischio di infezione, portando ad un aumento dei ricoveri ospedalieri e delle visite ai pronto soccorso. La SO2 si combina anche con l’acqua presente nell’aria per formare acido solforico, il componente principale della pioggia acida.
Il più pericoloso in un ambiente chiuso: il monossido di carbonio
Il monossido di carbonio (CO) è, invece, un gas incolore e inodore, che ad alti livelli può essere dannoso per l’uomo, compromettendo la quantità di ossigeno trasportato nel flusso sanguigno agli organi critici. Per questo è molto pericoloso, ad alte concentrazioni, fino a provocare la morte, all’interno di un’abitazione. Ma anche l’esposizione a lungo termine, a basse concentrazioni, è associata a una vasta gamma di effetti sulla salute. Le principali fonti di CO ambientale comprendono i gas di scarico dei veicoli a motore, i macchinari che bruciano combustibili fossili. Nell’ambiente casalingo, stufe, caldaie e caminetti, in assenza di aerazione.
Benzene, idrocarburi policiclici aromatici e metalli sono cancerogeni
Altri inquinanti, fortemente pericolosi e cancerogeni, provengono dai cicli industriali, dai processi di raffinazione del petrolio, dai gas di scarico. Si tratta del benzene, degli idrocarburi policiclici aromatici, fino ad arrivare ai metalli come arsenico, cadmio, cromo, mercurio, nichel, piombo.
La CO2 non è velenosa per noi, ma per il pianeta
Contro ogni fake news, occorre chiarire. La CO2 non è tossica, non è nociva per l’uomo: è un composto atmosferico “naturale”. La generiamo attraverso la respirazione. È prodotta durante i processi di combustione o decomposizione delle molecole organiche. Contribuisce alla termoregolazione naturale della Terra. Ma, come è noto, il suo eccesso, dovuto alle attività antropiche, sta accelerando la velocità del riscaldamento globale.
Dove consultare i dati sulla qualità dell’aria
Sapere dove consultare le banche dati pubbliche che giornalmente rendono disponibili i dati sull’aria che tira nelle nostre città è molto importante. L’Organizzazione mondiale della sanità ha addirittura elaborato una mappa globale dell’inquinamento atmosferico, “Global ambient air pollution” basata sulle proprie linee guida per i singoli inquinanti. L’Agenzia europea per l’Ambiente ha messo a disposizione un proprio sistema di raccolta e visualizzazione dei dati con l’European Air Quality Index. Uno strumento utile per capire, a colpo d’occhio, come si respira nelle nostre regioni e città e confrontarci con le altre realtà europee.
Nota dolente: “l’indice di qualità dell’aria” (IQA), l’indicatore che permette di fornire una stima immediata e sintetica sullo stato dell’aria, non è unico in tutti i Paesi. Pertanto, sia in Italia, (da regione e regione) che in Europa, sono state elaborate formulazioni diverse. In base alle concentrazioni degli inquinanti misurate, stimate o previste, ad esempio; se orarie o giornaliere e in base al numero variabile di inquinanti che hanno effetti sulla salute. Un sistema che, certamente, andrà migliorato, proprio per rendere più comprensibili tali informazioni ai cittadini.
Le mappe regionali sulla qualità dell’aria in Italia
I dati relativi all’Italia non sono, attualmente, ancora visualizzabili in un unico database nazionale, né sul sito del Ministero dell’Ambiente, né su quello di Ispra, l’Istituto superiore per la Ricerca ambientale, organismo scientifico e di controllo, preposto alla raccolta e all’elaborazione dei dati ambientali provenienti dalle regioni. Ma, grazie alla legge del 2016 che ha istituito il Sistema nazionale di protezione ambientale, oggi è possibile individuare in un’unica pagina, tutte le elaborazioni che provengono dalle regioni. Il monitoraggio ambientale delle singole Agenzie regionali per l’ambiente (Arpa), è realizzato attraverso le centraline di controllo dei diversi inquinanti, posizionate in ogni comune o città. L’Arpa raccoglie i dati in piattaforme dedicate che vanno interrogate e consultate, in cui è possibile trovare le informazioni relative a ciò che respiriamo, registrate quotidianamente. Un grande lavoro a disposizione dei decisori politici e delle popolazioni, per nuove, possibili, politiche dell’aria.
Monitoraggio civico e citizen science per un’aria più pulita
In alcune zone del nostro Paese, però, è stata la società civile a mobilitarsi, per sensibilizzare le istituzioni a maggiori controlli. Cittadini, scienziati, epidemiologi, data scientists e associazioni. Con campagne di citizen science, acquistando con il crowdfunding nuove centraline per l’aria nelle zone carenti, o impegnandosi nel monitoraggio dell’aria.
Così è successo a Firenze con il progetto Che aria tira, partito dalle Mamme no inceneritore, diffusosi in diverse città d’Italia. A Milano, grazie all’attività dei Cittadini per l’aria, c’è stato un progetto di monitoraggio civico contro l’NO2. A Taranto, un altro progetto vede collaborare gli attivisti di Peacelink con data scientists, per la creazione di una piattaforma, a partire dai open data ambientali di Arpa Puglia, che produce le misurazioni in tempo reale e le diffonde via Twitter. Fino all’elaborazione di veri e propri rapporti nazionali come quello storicamente realizzato da Legambiente, Mal’Aria. Esempi di una partecipazione civica crescente. Perché l’aria è davvero di tutti e dobbiamo prendercene cura.
Il dossier annuale di @Legambiente sull’#inquinamento atmosferico nel 2018, “Mal’aria 2019”, rileva che nelle città italiane l’#aria è irrespirabile sia d’inverno che d’estate. #ANSAAmbiente
➡ https://t.co/9DB8tqxNO3 pic.twitter.com/6jaFXjychZ— ANSA Ambiente & Energia (@ansa_ambiente) 30 gennaio 2019
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