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Insegnare agli inuit a parlare di cambiamenti climatici e rinnovabili
Gli inuvialuit non hanno nella loro lingua termini per indicare le energie sostenibili, una ricercatrice li ha aiutati a colmare questa lacuna per sottolineare l’importanza delle rinnovabili e contribuire a salvare la loro lingua.
Gli inuvialuit abitano da tempo immemore le coste ghiacciate del Canada occidentale e la loro vita e la loro cultura sono indissolubilmente legate all’ambiente e al succedersi delle stagioni. Proprio questo stretto legame ha creato ora una discrepanza, i cambiamenti climatici hanno infatti alterato gli equilibri naturali, la primavera arriva sempre prima e il ghiaccio si scioglie sotto i loro piedi, e l’antica lingua dei nativi non è in grado di nominare certi fenomeni. In particolare il vocabolario degli inuvialuit non ha parole per definire l’energia solare, l’energia eolica e le tecnologie legate allo sfruttamento delle rinnovabili, necessarie proprio per contrastare, o quantomeno rallentare, il surriscaldamento del clima.
Un nuovo vocabolario per gli inuvialuit
Per aiutare gli inuvialuit a sopperire a questa mancanza senza rinunciare al loro retaggio culturale, un gruppo di ricercatori guidati da Sheena Adams, coordinatrice del progetto regionale per l’energia sostenibile Arctic energy alliance, ha deciso di collaborare con gli anziani locali per redigere un nuovo vocabolario nella lingua inuvialuktun che comprenda i termini per definire le energie rinnovabili.
Salvare una lingua
L’iniziativa ha un duplice obiettivo, da un lato sottolineare l’importanza delle energie rinnovabili, dall’altro contribuire a rivitalizzare, e forse salvare, una lingua ormai in declino. Solo il 20 per cento dei 3.100 inuvialuit superstiti parla ancora l’inuvialuktun, la maggior parte di loro comunica ormai in inglese. “C’è una grande spinta per aiutare a ripristinare quel linguaggio perché, come molte lingue indigene del mondo, lo stiamo perdendo – ha spiegato Sheena Adams. – Così ho pensato che questo sarebbe stato un buon modo per sostenere quel movimento promuovendo l’energia rinnovabile e la conservazione”.
Tradizione e modernità
Lavorando insieme a quindici anziani della comunità inuvialuit la ricercatrice è riuscita a creare 186 termini in tre differenti dialetti parlati dagli inuvialuit. D’ora in avanti i nativi di queste selvagge terre canadesi non saranno costretti a parlare in inglese per riferirsi a una turbina eolica o a dei pannelli solari, potranno farlo nella loro lingua madre dicendo, rispettivamente, “annugihiut anugihiuttin” e “siqiniqmin aullan”. “Quando abbiamo iniziato non pensavo che saremmo riusciti a coniare tutte queste parole”, ha confessato Adams, la lingua dei nativi, già ricca di parole per descrivere la terra e i suoi elementi, si è rivelata naturalmente adattabile alla modernizzazione.
Conservazionisti per natura
Molti dei nuovi termini infatti non sono altro che sono parole composte che combinano in modi nuovi termini esistenti, in fondo la conservazione e il rispetto per l’ambiente fanno parte della natura degli inuit. “Abbiamo sempre avuto la nostra forma di conservazione per qualsiasi cosa, inclusa l’energia – ha affermato Beverly Amos, residente di Inuvik che lavora al centro di risorse culturali degli inuvialuit. – Bisognava solo trovare il modo migliore per esprimere questi concetti”.
Disegnare l’energia rinnovabile
Per rendere ancora più efficace il proprio lavoro Sheena Adams ha collaborato con Emma Segal, artista che ha realizzato delle illustrazioni che spiegano alcuni dei nuovi termini. Nei prossimi mesi la donna visiterà le sei comunità inuvialuit che hanno partecipato al progetto e mostrerà loro i disegni (che intende anche stampare su tazze, magliette e materiali per la scuola), con la speranza che l’antica lingua inuvialuktun non si sciolga come i ghiacci artici e che il nuovo vocabolario possa contribuire ad accelerare la transizione verso un futuro più sostenibile e rinnovabile.
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