
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
Il calo degli insetti volanti in Europa a causa di inquinamento, pesticidi e cambiamenti climatici è inesorabile. I risultati della ricerca olandese durata 27 anni.
Gli insetti hanno un ruolo fondamentale nell’economia del nostro ecosistema e i cambiamenti climatici, l’inquinamento e l’uso indiscriminato di diserbanti e pesticidi mettono a rischio la loro sopravvivenza. A conferma di tutto questo, uno studio olandese durato ben 27 anni è emerso che nelle 63 aree prese in esame all’interno di oasi naturali tedesche, negli ultimi trent’anni sono scomparsi, in termini di biomassa, tre quarti degli insetti alati, fra cui farfalle, mosche, api e libellule. Questo trend rappresenta una spia ecologica molto pericolosa che riguarda anche altre zone d’Europa e del mondo.
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Il ruolo degli insetti in natura è insostituibile: sono responsabili dell’impollinazione dell’80 per cento delle piante selvatiche e sono fonte di cibo per il 60 per cento degli uccelli. Non parliamo poi delle utilissime api, vera e propria cartina di tornasole per misurare gli effetti che il cambiamento climatico sta avendo sul nostro ecosistema.
Lo studio, pubblicato dalla rivista Plos One, è stato effettuato dall’università olandese di Radboud. I ricercatori hanno catturato gli insetti alati con speciali trappole entomologiche, misurando e comparando la biomassa raccolta nel corso degli anni. Al termine dello studio si è presentato un quadro tragico: il declino complessivo delle popolazioni di insetti alati è stato del 76 per cento, con picchi dell’82 per cento nel pieno delle estati più calde quando, in teoria, la presenza di questi insetti dovrebbe essere maggiore.
“Si tratta di una scoperta sconcertante e decisamente allarmante per il futuro del nostro ecosistema. A preoccupare è anche il fatto che non si è ancora stabilito quale sia la causa principale dell’accaduto. E questo elemento rende difficile adottare delle efficaci contromisure nel breve periodo”, ha spiegato Hans de Kroon, uno degli scienziati che ha condotto lo studio.
Per gli studiosi olandesi, comunque, fra le cause principali del fenomeno ci sono in primo luogo la distruzione delle aree selvatiche e il largo uso di pesticidi in agricoltura: “Ma senza dubbio – ha aggiunto un altro ricercatore, Caspar Hallmann – anche i cambiamenti climatici possono giocare un ruolo attivo nel problema”.
Le aree in cui è stata condotta la ricerca erano per lo più circondate da terreni agricoli, e sono proprio questi territori che possono diventare una “trappola ecologica” compromettendo la salute e la vitalità delle popolazioni di insetti presenti nelle riserve naturali. La mano dell’uomo, quindi, si farebbe sentire con l’uso di diserbanti e pesticidi, provocando un’alterazione sempre più marcata dell’ecosistema, alla quale il riscaldamento globale darebbe l’ultima spinta verso il disastro ecologico.
“Dal momento che interi ecosistemi dipendono dagli insetti – afferma de Kroon – la loro scomparsa apre scenari nuovi. Possiamo a stento immaginare cosa accadrebbe se questa tendenza al declino dovesse continuare”. E, visto che i risultati dello studio olandese possono rispecchiare quelli presenti in aree più vaste in cui i territori protetti sono circondati da terreni sottoposti a un intenso sfruttamento agricolo, le previsioni degli scienziati stanno diventando un dato da prendere in seria considerazione e a cui porre al più presto riparo.
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