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Abbiamo una manciata di anni per fermare il riscaldamento globale, ma stiamo facendo tutt’altro. Per questo ci troviamo nell’era dell’iper-surrealismo. L’editoriale del direttore scientifico di LifeGate, Simone Molteni.
Venerdì 24 maggio mi è stato chiesto di tenere l’ennesima lezione sull’emergenza climatica in corso. L’ho fatto mille volte negli ultimi vent’anni e con pubblico di ogni età, dalle scuole elementari alle case di riposo per anziani.
Ispirato dalla location – la Triennale di Milano – mi sono preso la libertà di far nascere un nuovo movimento d’avanguardia, l’iper-surrealismo.
Io, semplice ingegnere limitato da una logica sempre più scomoda per interpretare il presente, non ho trovato termine più adeguato per leggere la realtà e riassumerla al grande pubblico.
Semplicemente, siamo in un periodo storico in cui accadono cose che sono ormai al di là del surreale.
Chiunque abbia ascoltato uno scienziato degno di tale nome o abbia approfondito il tema della sostenibilità ambientale dovrebbe aver capito al volo la mia provocazione. La scienza dice in maniera inequivocabile che non stiamo facendo abbastanza e ci aspettano a breve scenari inediti e potenzialmente spaventosi, perlomeno per una gran parte della popolazione: quella più debole e, ironia della sorte, incolpevole della situazione.
Leggi anche: I giovani di Fridays for Future Milano. “Ogni promessa che fate al Pianeta è debito”
https://youtu.be/jrOQ4yVVjnQ”]
Migliaia di scienziati spiegano chiaramente che sarà molto difficile rimanere sotto il grado e mezzo di riscaldamento auspicato dall’Accordo di Parigi, visto che un grado ce lo siamo già preso. E che scenari con quattro o cinque gradi in più sono ormai possibili in un futuro prossimo. Ricordo il presidente di una grandissima società di assicurazioni affermare che un mondo con quattro gradi in più è “semplicemente non assicurabile”.
Per chi ancora oggi senza competenza e senza vergogna sostiene posizioni negazioniste ricordo che la quantità di CO2 in atmosfera si misura con strumenti scientifici, non è un’opinione né un dogma di fede. Siamo in una nuova era climatica perché in atmosfera ci sono oltre 410 parti per milione di CO2, una concentrazione mai vista nella nostra storia di Homo sapiens.
Insomma, siamo sul Titanic non un minuto prima ma un minuto dopo l’urto con gli iceberg. Non tutto è perduto se ci si muove in fretta (Le scialuppe! Le procedure d’emergenza!).
Ma nella sala di comando si continua a bere champagne e parlar di calcio e di nuove navi ancor più veloci, zittendo con aria di superiorità i giovani marinai dei Fridays for Future che cercano di attirare l’attenzione sul fatto che si sta per affondare.
Bere champagne potrebbe anche essere perdonabile, se fosse dettato dalla scelta consapevole di estinguersi con un certo stile (riprendendo Paola Antonelli e l’ottima Broken nature).
Invece tutto ciò accade per sciatteria e banale inconsapevolezza.
Per questo, tutto oggi mi appare più che surreale: abbiamo una manciata di anni per dare una sterzata titanica (è il caso di dirlo) alla nostra società ma si parla e si fa tutt’altro.
Invece di affannarci ad applicare le soluzioni che abbiamo e ad inventarne di nuove siamo ancora a perder tempo con chi pensa di darsi un tono negando la realtà ed il problema stesso.
Un secolo dopo Andrè Breton – il teorico fondatore del surrealismo – mi sono dunque cimentato con scarsa modestia a spiegare le basi dell’iper-surrealismo.
L’opera artistica che lo rappresenta? Per ora scelgo l’opera di Isaac Cordal “Politicians discussing global warming”: con tutta probabilità, nonostante il titolo, quei politici semi-sommersi non stavano nemmeno discutendo di global warming.
Il maggior esponente dell’iper-surrealismo? Senza paura di smentita, Donald Trump. E non solo per la capigliatura. Se la situazione fosse solo surreale sarebbe il sindaco di una piccola città del Texas. Ma nell’era dell’iper-surrealismo uno che nega il problema più importante per la nostra specie, uno che riabilita l’amianto dopo anni che si riteneva chiusa la discussione, uno che si vanta di non leggere libri pur avendo accesso a tutta la conoscenza del mondo… beh, uno così è perfetto per il ruolo di uomo più potente del mondo.
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