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Iraq, come le persone si stanno ricostruendo una vita
In Iraq, un paese lacerato dai conflitti e dall’Isis, migliaia di persone vivono ancora lontano da casa in condizioni difficili. L’ong Azione contro la fame le aiuta a riprendere in mano, e ricostruire, le proprie vite e il futuro del paese.
Dopo la guerra del Golfo, l’occupazione americana dal 2003 al 2011, la guerra civile irachena del 2006 e 2007 e il grande afflusso di rifugiati siriani, l’Iraq si è trovato in una posizione debole e gravata da disordini interni. È in questo contesto che dall’inizio del 2014 l’Isis riesce a far breccia, conquistando in poco tempo ampi tratti del Paese e sottoponendolo ad anni di vessazioni e intensi combattimenti culminati con il lungo assedio di Mosul.
Dopo la guerra civile in Iraq
Dal dicembre 2017, quando è stata decretata ufficialmente la fine del conflitto, si pensa finalmente alla ricostruzione. Uno sforzo immane che a febbraio il governo iracheno ha stimato economicamente in 70 miliardi di euro: le reti idriche sono distrutte, i campi devastati e i servizi sanitari assenti in tante zone rurali e urbane, c’è carenza di cibo e acqua e, come se non bastasse, molte aree sono disseminate di esplosivi. Una situazione che rende ancora più difficile il ritorno degli sfollati: sono ancora due milioni le persone che vivono nei campi o negli insediamenti informali.
Tutto il Paese ha sofferto: migliaia di persone sono fuggite quando l’Isis ha cominciato a guadagnare terreno, altri sono stati sfollati durante le operazioni militari per riconquistare quelle aree. Alcuni sono stati costretti a rimanere sotto il controllo dell’Isis, con un accesso ai servizi limitato e una vita quotidiana sottoposta a regole rigorose. Altri scappavano e spesso non trovavano un’altra soluzione se non accamparsi in edifici incompiuti.
Ma non sono solo le infrastrutture e i servizi che devono essere ricostruiti. La grande sfida ora è quella di ricreare la fiducia delle persone, ricostituire il tessuto sociale frantumato da un conflitto che ha lacerato la società irachena. Azione contro la Fame sta aiutando le comunità di iracheni sfollati e profughi siriani a superare questo periodo cruciale. Ma come?
Ricostruire la fiducia delle comunità
Azione contro la Fame opera in Iraq dal 2013, in risposta all’afflusso di sfollati siriani. Dal 2014, cioè dall’inizio del conflitto con l’Isis, i nostri team hanno assistito gli sfollati, e le comunità che li ospitavano, con acqua, interventi igienico-sanitari e con specifici programmi su nutrizione, mezzi di sussistenza e sostegno psicologico.
In particolare in Kurdistan, segnato da un mercato del lavoro in forte declino che rende difficile trovare un lavoro, Azione contro la Fame ha sviluppato un programma di occupazione pensato soprattutto per i giovani e le donne, che si trovano spesso sulle loro spalle tutta la gestione della famiglia, e sono quindi tra i soggetti più svantaggiati nell’accedere alle opportunità occupazionali. Il programma è pensato con una duplice funzione: consentire ai più vulnerabili di iniziare a guadagnare di nuovo e ripristinare la fiducia in loro stessi. Per questo non viene offerta solo formazione tecnica, ma anche supporto e consulenza psicologica.
“Quando si svolgono questo tipo di progetti, si devono considerare i diversi bisogni delle persone”, spiega il project manager Andrea Bigio. “Tutti abbiamo bisogno di un sostegno speciale dopo una crisi per poter affrontare le difficoltà e poter ricominciare le nostre vite. Essere un membro attivo di una comunità è molto importante per riprendere in mano la propria vita e abbiamo notato un enorme miglioramento nella loro autostima”.
Ameera, Rundik, Saadya: storie di resilienza dal campo di Chasmisku
Il campo di Chasmisku è stato costruito quattro anni fa e ospita circa 30mila persone fuggite dall’Isis. Ogni giorno, attraverso la loro straordinaria capacità di recupero, gli abitanti ricostruiscono le loro vite nonostante la dura realtà dovuta alla lontananza da casa, all’esilio a causa del conflitto e ai traumi di cui spesso portano ancora segni e conseguenze.
Ameera ha vissuto qui per quattro anni. Ora ne ha venti e ricorda: “Ero incinta quando sono fuggita in montagna. Ho visto bambini morire di fame e sete. Ho perso ogni contatto con mio marito durante la fuga perché lui non è scappato con me. Fortunatamente, ci siamo rincontrati dopo. Però, quel giorno, ho perso tutto”.
Suo marito, malato, non può aiutarla a sostenere i bisogni della famiglia. Ma oggi Ameera, grazie al progetto di Azione contro la Fame, ha aperto il suo salone di bellezza nel campo, grazie al quale riesce a garantire cibo, acqua e altri beni primari a tutta la sua famiglia.
Rundik ha 24 anni, è originaria del Kurdistan iracheno e non aveva esperienze lavorative. Disabile per una malformazione dell’anca, ha dovuto lasciare la scuola per potersi pagare il trattamento medico. Ora, insieme a suo fratello, è apprendista in una pasticcieria che ha beneficiato del programma di creazione del lavoro. Insieme, mantengono i loro genitori e tutti i loro parenti. Rundik, grazie al reddito generato dall’attività di apprendista, spera di essere operata al più presto.
Proprio al centro del campo di Chasmisku, si trova la sartoria dove Saadya, 30 anni e madre di sei figli, confeziona e modifica abiti. Prima del conflitto poteva prendersi cura dei figli senza lavorare, nella casa costruita con i soldi di suo marito. Con l’arrivo dell’ISIS hanno dovuto abbondonare tutto, e poco dopo l’arrivo nel campo, il marito di Saadya è morto all’improvviso.
“Non sapevo cosa fare per prendermi cura dei miei figli, mi sentivo costantemente stanca, non mangiavo, mi ammalavo”. È stato per loro che Saadya ha trovato la forza di combattere: “Li vedevo soffrire per la mia situazione e questo mi ha spronato a essere più forte”.
Saadya ha ricevuto formazione, fondi e supporto per la creazione della sua boutique: “Ho ricevuto due macchine da cucire e un generatore: tutto ciò di cui ho bisogno per lavorare. Non avrei mai immaginato che un giorno avrei avuto tutto ciò. Adesso so che riuscirò a prendermi cura dei miei figli”.
Questa è la vera forza del progetto: molte persone, grazie al supporto di Azione contro la Fame, sono riuscite a superare situazioni estremamente difficili, che condizionavano la loro capacità di gestire la vita di tutti i giorni, quella della loro famiglia o quella sul posto di lavoro.
Questo è quello di cui Azione contro la Fame si occupa e si preoccupa. Grazie ad un sostegno mirato, non solo economico ma anche psicologico, tante donne sono riuscite a crearsi un’attività e provvedere così autonomamente a se stesse e alla propria famiglia, uscendo da un circolo vizioso fatto di povertà e malnutrizione.
Nonostante tutto.
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