Questo periodo storico è l’opportunità per una ripartenza più sostenibile. Troviamo il coraggio di abbandonare i sistemi produttivi obsoleti in favore di una nuova economia.
Iraq without rivers. Il reportage sugli attivisti iracheni che lottano per l’acqua vince il Dig pitch 2019
La storia dei giovani che difendono l’acqua in Iraq ha vinto il premio di giornalismo investigativo Dig pitch 2019. Una storia che racconta un altro Iraq, che si mobilita per clima e ambiente, come spiega una delle autrici, Sara Manisera.
“Vogliamo raccontare un’altra parte dell’Iraq, una parte diversa. Non guerra, non terrorismo, ma l’attivismo di giovani che, tanto quanto in Europa e altri paesi occidentali, si mobilitano in difesa dell’ambiente e per l’emergenza climatica”. È l’obiettivo di Iraq without rivers, il reportage inchiesta che racconta la lotta per il diritto all’acqua in Iraq, che è uno dei vincitori del festival di giornalismo investigativo Dig 2019, nelle parole di una delle sue autrici, Sara Manisera.
La storia di questi giovani attivisti iracheni che lottano per il diritto all’acqua credo abbia colpito. Anche in Iraq c’è una mobilitazione dei più giovani per la difesa dell’ambiente e l’emergenza climatica. Solo che non si racconta.Sara Manisera, giornalista
Iraq without rivers, un reportage sull’attivismo dei giovani per l’acqua
Il reportage, realizzato da Silvia Boccardi, Sara Manisera, Arianna Pagani e Francesca Tosarelli e raccontato dalla giornalista Sara Manisera su LifeGate, parla infatti delle minacce, dai cambiamenti climatici allo sfruttamento delle risorse, che si trova ad affrontare l’Iraq di oggi, un paese che sta ancora lottando per riprendersi dalla guerra civile. In questo contesto, il coraggio dei giovani attivisti che lottano per salvare il proprio territorio, la culla dell’umanità, e le risorse di cui è casa.
Leggi anche: La storia degli attivisti che difendono il Tigri e l’Eufrate, là dove nacque la civiltà
Grazie al premio ricevuto nella categoria pitch, in cui partecipano progetti di inchiesta in sviluppo incentrati su temi di rilevanza internazionale, giudicati da una giuria presieduta dalla scrittrice e attivista Naomi Klein, il documentarista Adam Lewis, la giornalista Juliana Rufus tra gli altri, il lavoro diventerà un documentario. Le autrici torneranno infatti sul campo per sviluppare il loro progetto. “L’idea è fare le riprese a settembre perché sarà dopo la stagione estiva, che è il periodo in cui si possono vedere gli effetti della siccità e dell’assenza di acqua”, ci ha detto la giornalista Sara Manisera. Settembre è anche il mese in cui i giovani attivisti, che saranno proprio i protagonisti del documentario, intraprenderanno un viaggio attraverso le città irachene tra i due fiumi, il Tigri e l’Eufrate, da Baghdad fino a Basra.
Basra forse è la città a sud forse più colpita dall’assenza di acqua, dalla corruzione del governo e dalla presenza di impianti petroliferi, che oltre a prelevare petrolio non hanno dato ricchezza ai cittadini, ma tanto inquinamento.Sara Manisera, giornalista
Le sfide ambientali che affronta l’Iraq di oggi
In questo viaggio, quindi, si andranno a toccare con mano e scoprire diverse dinamiche che compongono il quadro iracheno di oggi. Tra queste, c’è la presenza fisica, e l’impatto, delle attività antropiche, come l’industria del petrolio e la costruzione delle dighe. Queste dighe, come ci spiega Manisera, sono grandi opere infrastrutturali costruite principalmente da Turchia e Iran che bloccano l’acqua a monte, utilizzandola come strumento egemonico, di controllo, sugli altri paesi.
Se controlli l’acqua e apri e chiudi il rubinetto secondo le tue volontà hai un potere sui paesi che dipendono da te. Questo è un elemento da tenere in considerazione perché da qui potrebbero scaturire nuovi conflitti.Sara Manisera, giornalista
Leggi anche: Come i cambiamenti climatici rischiano di far scomparire Ur e le altre città più antiche del mondo
Fare luce sulle battaglie nei luoghi che più pagano il prezzo
Ed è su questo sfondo, a cui contribuisce anche uno stato fragile che non è stato in grado di effettuare controlli e mettere freno allo sfruttamento delle risorse, che si inserisce la crisi ambientale e climatica del paese. “Oggi si parla di emergenza climatica ma secondo me manca sempre l’analisi di fondo”, ci spiega la giornalista. “Se continuiamo a produrre in questo modo, l’emergenza continuerà. È il modo in cui produciamo che è sbagliato”.
Crediamo che l’emergenza climatica sia il risultato di un modo di fare economia, un modo di estrarre le risorse, di sfruttare l’ambiente in maniera eccessiva e irresponsabile. Avviene un po’ ovunque, in Iraq ancora di più.Sara Manisera, giornalista
Da qui, la necessità di raccontare l’impegno di chi fa qualcosa per cambiare lo stato delle cose, per proteggere non gli interessi di pochi, ma quelli di tutti. E i protagonisti della lotta per l’acqua in Iraq sono giovani, che sono cresciuti nel post-guerra, e che hanno quindi ereditato un paese distrutto, ma che hanno deciso di agire.
“Queste storie abbiamo bisogno di raccontarle. È nostra responsabilità cambiare la narrazione e mettere al centro le lotte dal basso, chi fa cose per cambiare questo modo di fare economia. Mi aspetto e spero che con questo documentario la voce di questi attivisti non sia abbandonata e lasciata da sola”, conclude Manisera. “Spero che questo documentario possa aiutare a sollevare la questione e accendere i riflettori su queste lotte che esistono anche da un’altra parte, in Medio oriente, dove forse si paga di più il prezzo“.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
L’emergenza sanitaria e l’emergenza climatica sono due facce della stessa medaglia. Capiamo perché, tra analogie e sovrapposizioni per una ripartenza sana.
Contro questa pandemia, il vaccino è la solidarietà e non il semplice rispetto delle regole.
Le tribù della valle dell’Omo in Etiopia vivono a stretto contatto con la natura e il fiume da cui dipendono. Questo reportage esclusivo racconta come la costruzione di una diga, i cambiamenti climatici e un boom turistico stiano mettendo a dura prova la loro capacità di preservare stili di vita ancestrali.
L’università di Warwick ha sviluppato un’app basata sulla combinazione e la condivisione delle informazioni sulle alluvioni, fornite dalle comunità locali, che creerà un importante database.
Inaugurato a Milano, in piazza della Scala, il primo dei cento globi d’artista per un futuro sostenibile. Il progetto di Weplanet porterà in primavera una grande mostra open air per le vie della città.
Il tempo è quasi scaduto. È questo il monito che arriva dal Doomsday clock (l’orologio dell’apocalisse), che ora segna soli 100 secondi alla mezzanotte, mai così vicino allo scadere simbolico del giorno, da quando è stato creato nel 1947. La minaccia nucleare dei primi giorni del 2020, la mancanza di un’azione decisa sui cambiamenti climatici
Per pubblicare il libro, un intenso reportage fotografico impreziosito dalle parole dello scrittore Wu Ming 2, è stata lanciata una campagna di crowdfunding.
L’esportazione di animali vivi è in aumento. Nel 2017 quasi due miliardi di maiali, bovini, ovini e polli sono stati trasportati su camion e navi.