Negli Stati Uniti è stato proposto l’inserimento della farfalla monarca tra le specie a rischio dell’Endangered species act per aumentarne la protezione.
Nei fiumi italiani saranno introdotte specie alloctone, a rischio la biodiversità
Il consiglio dei ministri ha approvato un regolamento per facilitare il rilascio nei nostri fiumi di specie alloctone.
L’introduzione di specie alloctone, ovvero non-native di un determinato ecosistema, è una delle principali cause di perdita di biodiversità nel mondo. Le specie aliene sarebbero responsabili, secondo il Wwf, del 54 per cento delle estinzioni delle specie animali conosciute, “tramite predazione su specie autoctone o competizione per le stesse risorse”. La storia è piena di esempi di specie introdotte, volontariamente o accidentalmente, dall’uomo che hanno provocato gravi danni ambientali (tra i più noti c’è quello del rospo delle canne, introdotto in Australia nel 1935 per combattere un coleottero che devastava le piantagioni di canna da zucchero. I rospi non toccarono i coleotteri ma si espansero a macchia d’olio, diventando una minaccia per le specie native e le coltivazioni).
Si stima che in Italia le specie aliene siano circa tremila, le più note sono la nutria (Myocastor coypus), la tartaruga dalle orecchie rosse (Trachemys scripta elegans) e lo scoiattolo grigio (Sciurus carolinensis). Non vi è dunque alcun dubbio che introdurre specie alloctone sia nocivo, eppure il governo italiano, lo scorso 4 aprile, ha approvato un regolamento per facilitare il rilascio nei nostri fiumi di specie esotiche.
Cosa prevede il nuovo regolamento
Il regolamento, approvato da consiglio dei ministri, modifica la disciplina relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche. “In particolare – si legge nel comunicato stampa del consiglio dei ministri – il regolamento dispone che, in presenza di motivate ragioni di interesse pubblico, il ministero dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare possa derogare al divieto di reintroduzione, introduzione e popolamento in natura di specie e popolazioni non autoctone nel territorio italiano, sulla base sia di studi che evidenzino l’assenza di effetti negativi sull’ambiente, sia di appositi criteri, che lo stesso dovrà adottare entro il termine di sei mesi dalla data di entrata in vigore del provvedimento”.
Che senso ha introdurre specie alloctone
L’obiettivo del provvedimento sarebbe quello di contrastare in casi di particolare necessità, tramite lotta biologica integrata, le infestazioni di organismi dannosi per alcune specie coltivate. “Il ministero dell’Ambiente comunque vigilerà attentamente perché alla guida del ministero abbiamo una persona seria e competente”, ha affermato il capo segreteria del ministro Costa, Fulvio Mamone Capria. Il nuovo regolamento ha tuttavia provocato lo sdegno e l’indignazione di buona parte della comunità scientifica, che teme che presto i nostri ecosistemi possano essere colonizzati da nuove specie invasive, che successivamente saremmo costretti a cercare di contenere o eradicare. Sulla piattaforma Change.org è stata lanciata una petizione, che ha già raccolto oltre tremila firme, per chiedere al ministro dell’Ambiente Sergio Costa di “impedire qualsiasi rilascio di specie alloctone nei fiumi italiani, perché in totale contrasto con la tutela della biodiversità e dell’ambiente”.
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Esultano i pescatori
La notizia è stata accolta con particolare gioia dalla Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee (Fipsas). “Questa non è una semplice vittoria, ma la vittoria della nostra federazione – ha commentato il nuovo regolamento il presidente nazionale della Fipsas, Ugo Claudio Matteoli. – Ritengo l’approvazione di questa modifica un fondamentale tassello del mosaico che sta componendo la Fipsas per far sì che l’attività di pesca ricreativa e agonistica nelle acque interne sia sempre garantita e non venga più preclusa a causa dei divieti alle immissioni”.
A rischio i pesci italiani
In Italia esistono numerose specie endemiche di pesci d’acqua dolce, ovvero che vivono solamente nel nostro Paese e, pertanto, sono particolarmente preziose. Questi animali sono già costretti a far fronte a numerose minacce di origine antropica, come l’urbanizzazione, l’inquinamento dei corsi fluviali e gli effetti dei cambiamenti climatici, e la maggior parte di essi è considerata a rischio estinzione dalla Iucn. L’introduzione di nuove specie alloctone potrebbe rappresentare il colpo di grazia per alcune di queste creature. Negli ultimi 30 anni il numero delle specie aliene nel nostro Paese è aumentato del 96 per cento, con danni incalcolabili per la biodiversità nostrana. Per questo autorizzare il rilascio di specie non native, seppure in deroga, sembra una decisione incauta e con scarso fondamento scientifico, che andrebbe infine in controtendenza rispetto agli impegni presi dai paesi comunitari rispetto la gestione delle specie aliene.
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