Quaranta anni fa Daphne Sheldrick ha fondato il David Sheldrick Wildlife Trust, un orfanotrofio per animali che accoglie e salva ogni anno decine di cuccioli di elefante.
In Kenya il bracconaggio di elefanti è diminuito del 35%
Secondo un recente studio l’uccisione di pachidermi sarebbe calata notevolmente dal 2012 ad oggi.
Quando si parla di elefanti è difficile sorridere. Si aggiorna costantemente la lista dei morti e si contano gli esemplari che separano la specie dall’estinzione. Questa volta però c’è una buona notizia, secondo un’indagine condotta dall’associazione umanitaria e conservazionista Northern Rangelands Trust, il bracconaggio di elefanti nel nord del Kenya sarebbe calato del 35 per cento dal 2012 ad oggi.
Le ragioni del successo
Lo studio ha preso in esame un’area che si estende per oltre sei milioni di acri e ospita 27 comunità. Da tempo gli ambientalisti hanno capito l’importanza delle comunità locali nella lotta al bracconaggio, i risultati che si stanno ottenendo nel nord del Kenya dimostrano che questa è la strada da seguire.
Elefanti in pericolo
La sopravvivenza degli elefanti africani è a rischio, minacciata dai bracconieri che li abbattono per impadronirsi delle loro zanne. La popolazione attuale conta circa 430mila esemplari, mentre nel 1980 se ne contavano 1,2 milioni. Le misure intraprese per contrastare questa mattanza sono numerose, inasprimento delle pene, aumento delle pattuglie e delle forze armate, parchi sempre più protetti, senza però ottenere gli effetti sperati.
Il ruolo delle comunità locali
“La conservazione degli elefanti non può essere responsabilità esclusiva dei ranger armati – ha dichiarato Matt Brown, direttore di The Nature Conservancy in Africa – le comunità devono essere coinvolte. I membri delle comunità devono poter beneficiare della fauna selvatica”.
Il valore degli elefanti vivi
Spesso la convivenza tra persone e animali è difficile, gli elefanti possono devastare i raccolti e sono, attraverso l’avorio, una possibile fonte di ricchezza. “Dobbiamo dimostrare alle persone che vale la pena proteggere gli elefanti, che vivi valgono di più”, ha spiegato Brown.
Comunità e conservazione
Northern Rangelands Trust rappsenta un modello vincente nella creazione di incentivi per le comunità locali. L’associazione ha stretto con successo una collaborazione con 27 comunità che ora si occupano anche di conservazione. Ogni comunità è governata da un consiglio di anziani che prende decisioni circa la gestione del territorio e degli investimenti per quanto riguarda le cliniche, le scuole e le strutture per l’ecoturismo.
Nuove fonti di reddito
I membri dell’associazione hanno lavorato insieme ai locali per migliorare la gestione dei pascoli e aumentarne la produttività, hanno inoltre sviluppato nuove fonti di reddito, come alcuni tipi di lavorazione artistica artigianale, garantendo l’accesso dei manufatti ai mercati. I redditi dei pastori sono pertanto aumentati, il rapporto indica un forte legame tra il miglioramento delle condizioni di vita degli abitanti e la riduzione del bracconaggio di elefanti.
Tuttavia, avvisa Brown, l’impegno delle comunità non può essere l’unica soluzione. “L’applicazione delle leggi non è l’unica risposta ma è comunque importante, così come sensibilizzare chi acquista avorio. Ma la diminuzione del bracconaggio dimostra che abbiamo anche bisogno dell’aiuto delle comunità per salvare gli elefanti”.
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