La raccolta delle migliori fotografie naturalistiche del National Geographic scattate nel 2024, il mondo animale attraverso l’obiettivo della fotocamera
È stato assassinato l’elefante Satao II, uno degli ultimi giganti d’Africa
In Kenya i bracconieri hanno ucciso Satao II, uno degli elefanti più grandi e anziani del continente, caratterizzato dalle enormi zanne.
Satao II era un esemplare maschio di elefante africano (Loxodonta africana) di circa cinquanta anni che viveva nello Tsavo National Park, in Kenya. Satao II era molto famoso per via delle sue zanne colossali, era infatti quello che viene definito un tusker, ovvero un maschio che, per una variante genetica, sviluppa zanne di enormi dimensioni, talmente lunghe da sfiorare il suolo.
Un gigante ucciso per denaro
Proprio a causa delle sue celebri, splendide zanne, che pesavano oltre cinquanta chili ognuna e conferivano al pachiderma un aspetto unico e regale, Satao II è stato ucciso dai bracconieri. La morte dell’elefante è stata annunciata dall’organizzazione no profit Tsavo Trust e risalirebbe al 4 gennaio scorso, le cause non sono ancora chiare ma si ritiene che sia stato ucciso da una freccia avvelenata. Le zanne sono però state rinvenute intatte sul corpo senza vita dell’animale, i bracconieri non sarebbero dunque riusciti ad asportarle.
Arrestati due bracconieri
Tsavo Trust ha inoltre riferito che i ranger del parco hanno arrestato due bracconieri ritenuti responsabili della morte di Satao II e di altri tre elefanti. Al momento dell’arresto i due sospetti erano in possesso di un fucile mitragliatore kalashnikov, tre archi e numerose frecce avvelenate.
Nel nome di Satao
Satao II doveva il suo nome ad un altro tusker che viveva nel parco kenyota, Satao appunto, ucciso dai bracconieri nel 2014 sempre con frecce avvelenate. Secondo le stime sopravvivrebbero ormai in tutto il continente africano appena venticinque tusker.
L’importanza dei tusker
Oltre ad avere un aspetto inconfondibile, questi particolari elefanti avrebbero anche un ruolo importante all’interno dei propri gruppi sociali. “Elefanti di questo tipo sono inseriti nelle reti sociali da cinquanta o sessanta anni – ha spiegato Vicki Fishlock, ricercatrice del programma di conservazione Amboseli Trust for Elephants – hanno quindi accumulato esperienza che possono trasmettere agli animali più giovani”. Oltretutto il cervello dell’elefante e che uso faccia il più grande mammifero terrestre dei suoi neuroni, che sono il triplo di quelli della nostra specie, resta un enigma per noi. Enigma che rischia di restare insoluto a causa della piaga del bracconaggio che sta conducendo queste enormi creature all’estinzione.
Il traffico d’avorio sta estinguendo gli elefanti
Il commercio illegale d’avorio rappresenta per gli elefanti la minaccia più grave e potrebbe essere la causa della scomparsa di questa specie, che conterebbe attualmente solo 415mila esemplari. La povertà, la dilagante corruzione tra le forze dell’ordine e la richiesta di avorio, che rimane alta nonostante molti paesi ne abbiano vietato il commercio, sono le tre cause principali della caccia di frodo agli elefanti per ottenerne le zanne. L’auspicio è che il recente annuncio della Cina, di aver messo al bando del commercio interno di avorio entro la fine del 2017, possa assestare un colpo decisivo al bracconaggio di elefanti in Africa, prima di perdere per sempre una delle specie più carismatiche del pianeta e senza aver compreso il mistero della loro mente.
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