La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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La caccia praticata dai turisti in Kirghizistan, specialmente ai danni dello stambecco siberiano, mette a rischio la sopravvivenza del raro leopardo delle nevi.
La vita per un leopardo delle nevi (Panthera uncia) è piuttosto dura, questi grandi felini vivono infatti sulle aspre montagne dell’Asia centrale, tra i 3.000 e i 4.500 metri di altitudine, in un ambiente ostile dominato dai ghiacci. La sopravvivenza di questi animali, scoperti solo all’inizio del secolo scorso, è minacciata dai cambiamenti climatici che ne stanno alterando l’habitat. Come se non bastasse un ulteriore pericolo arriva dalla caccia al trofeo praticata dai turisti nella Repubblica del Kirghizistan. I cacciatori abbattono infatti numerose specie di cui si nutrono i leopardi, in particolare lo stambecco siberiano (Capra sibirica) e la pecora di Marco Polo (Ovis ammon polii), rubando di fatto ai predatori le scarse prede a disposizione.
La caccia al trofeo rappresenta un settore piuttosto remunerativo nella Repubblica del Kirghizistan, stato indipendente dell’Asia centrale, in grado di attirare cacciatori da tutto il mondo grazie ai suoi prezzi bassi e alle leggi molto permissive sulla caccia. Fino allo scorso anno una licenza per uccidere una pecora di Marco Polo, sottospecie di pecora caratterizzata dalle lunghe corna, considerata il trofeo più prezioso del Paese, costava appena 3.600 dollari, mentre per abbattere uno stambecco siberiano ne bastavano 500. Nell’ultimo anno il costo delle licenze è quasi raddoppiato, ma rimane comunque molto competitivo.
Entrambe le specie di erbivori sono inserite nella Lista rossa della Iucn, la pecora di Marco Polo è classificata come “quasi minacciata” (NT), mentre lo stambecco siberiano è inserito nella categoria “minor preoccupazione” (LC), adottata per le specie che non rischiano l’estinzione nel breve o medio termine. La legge in vigore nello stato asiatico non vieta la caccia alle specie rare o minacciate, purché si paghi.
I declino delle popolazioni di questi animali ha inevitabilmente avuto ripercussioni sul loro predatore naturale, il leopardo delle nevi. Il numero di esemplari di questo grande felino (come d’altronde quello di tutti i suoi parenti più prossimi) è in costante calo da circa venti anni e la popolazione stimata è tra i 4.080-6.590 individui. La Iucn ritiene che le principali cause dell’inesorabile scomparsa dei leopardi delle nevi siano la scomparsa delle sue prede e la perdita di habitat.
Gli scienziati ritengono che la conservazione del territorio del leopardo nella Repubblica del Kirghizistan sia fondamentale per la sopravvivenza dell’intera specie, la catena montuosa del Tien Shan, che divide il Paese dalla Cina, rappresenta infatti un prezioso corridoio ecologico in grado di collegare le popolazioni di leopardo delle nevi sparse tra Russia, Mongolia e Kazakhstan. Nonostante la sua posizione strategica il governo ha deciso di proteggere solo il 6 per cento del paese, mentre il 70 per cento è classificato come concessione di caccia.
Il ritmo con cui vengono uccisi stambecchi e pecore è insostenibile, secondo Emil Shukurov, uno dei principali ecologisti del paese e presidente del Movimento ecologico Aleyne del Kirghizistan. “Attualmente abbiamo nel Paese solo tre popolazioni riproduttive di leopardo delle nevi – ha dichiarato. – Il problema con la nostra industria di caccia è che vengono uccisi più animali di quanti se ne riproducano, stiamo facendo crollare l’ecosistema in cui vivono i leopardi. La caccia e la conservazione della fauna selvatica non possono coesistere”.
Proprio per cercare di fermare la distruzione di questo tesoro ecologico è stato recentemente proposto un divieto totale alla caccia fino al 2030. Il disegno di legge, votato all’inizio dell’anno, non è stato approvato con 56 voti contrari contro 52 favorevoli . La proposta ha comunque originato un forte dibattito sulla sostenibilità ambientale dell’industria venatoria nella Repubblica del Kirghizistan. Inoltre un’area dedicata alla caccia nei pressi della capitale Bishkek è stata recentemente convertita in una riserva naturale completamente protetta: il Santuario della fauna selvatica di Shamshy. L’area protetta, co-gestita dal governo e dall’organizzazione conservazionista Snow Leopard Trust, ospita sia gli stambecchi siberiani che popolazioni di pecore di Marco Polo e si trova all’interno dell’importante corridoio utilizzato dai leopardi.
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