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Il Koori Mail è un giornale fondato e gestito dai popoli indigeni australiani per parlare dei loro diritti e sviluppare il dialogo. La sua storia è un esempio perfetto per la Giornata mondiale dell’informazione sullo sviluppo.
Il 23 maggio del 1991 è stato un giorno molto importante per gli indigeni australiani: è uscito il primo numero del Koori Mail, un periodico bisettimanale fondato da Owen Carriage, rappresentante del popolo Walbunja del Nuovo Galles del sud (in Australia sudorientale). Il giornale è di proprietà di cinque associazioni aborigene e si occupa di diffondere le notizie che riguardano gli aborigeni australiani e i Torres strait islanders, ovvero gli abitanti delle isole dello stretto di Torres.
Abbiamo scelto di parlare del Koori Mail in occasione del 24 ottobre, data in cui si celebrano contemporaneamente l’anniversario della nascita delle Nazioni Unite (Onu) e la Giornata mondiale dell’informazione sullo sviluppo. L’Onu ha deciso di istituire questa ricorrenza perché “la diffusione delle informazioni e il coinvolgimento della società civile accrescono la consapevolezza su sfide e opportunità dello sviluppo e incoraggiano così la cooperazione internazionale in quest’area”. Investire nella comunicazione aiuta la popolazione ad avere un ruolo attivo nella società e cambia il modo in cui i governi agiscono, oltre a favorire lo sviluppo economico.
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Tuesday is World Development Information Day, highlighting cooperation to achieve #GlobalGoals https://t.co/nUBIOnQt8m pic.twitter.com/hAotXVx7ua
— United Nations (@UN) 24 ottobre 2017
Gli aborigeni e gli isolani dello stretto di Torres sono i popoli nativi dell’Australia, che abitavano lì prima della colonizzazione e che si sono visti privare delle loro terre. Il loro numero si è notevolmente ridotto e i loro diritti sono stati spesso calpestati. Una politica che viene particolarmente contestata è quella che fino agli anni settanta ha allontanato molti bambini aborigeni dai loro genitori, con lo scopo di affidarli alle famiglie dei bianchi o a istituzioni religiose. Anche in anni più recenti la situazione degli indigeni non è stata e non è facile: sono oggetto di razzismo e violenze, hanno un’aspettativa di vita inferiore rispetto agli altri australiani, un tasso di disoccupazione più alto e maggiori possibilità di finire in prigione.
“25 anni di pubblicazione del Koori Mail significano 25 anni di storie di indigeni raccontate dalle loro voci”, ha detto Rudi Maxwell, direttrice editoriale della testata, in occasione del venticinquesimo anniversario dell’uscita del primo numero – che conteneva un’inchiesta sul razzismo, un articolo sui giovani e un memoriale per i soldati indigeni. “Uno dei risultati di cui siamo più orgogliosi è il fatto di essere davvero un giornale delle comunità. Diamo loro l’opportunità di far sentire la propria voce, cosa che non accadrebbe diversamente”.
Il Koori Mail dà agli indigeni la possibilità di attirare l’attenzione sulle tematiche che li riguardano. In questo modo le notizie non restano all’oscuro e man mano che le problematiche vengono a galla, ottenendo un riscontro da parte di tutti gli australiani, possono essere affrontate. Il giornale funge anche da tramite con le organizzazioni internazionali e si batte affinché vengano riconosciuti i diritti delle popolazioni indigene. Non solo: porta nuove opportunità di lavoro, un’educazione migliore per chi scrive e per chi legge, la possibilità per gli aborigeni di avere un peso nella società, senza contare che i profitti sono interamente destinati alle comunità e a borse di studio per i giovani. Ed è proprio così che si raggiunge lo sviluppo.
La direttrice generale del giornale Naomi Moran ha raccontato alla Abc, la principale emittente radiotelevisiva australiana, di aver trovato un paradiso al Mail dopo essere stata vittima di bullismo a scuola. “Le superiori sono state molto difficili per me”, ha confidato la Moran. “Andavo molto bene in inglese e mi hanno spostato nella classe più avanzata, ma quando mi sono guardata intorno nella stanza ero l’unica indigena. Mi sentivo un’estranea”. Lavorando al Koori Mail si è sentita a casa e ha la possibilità di raccontare le storie di tante altre persone come lei, che sono riuscite a raggiungere traguardi importanti nonostante le difficoltà.
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