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Per megafauna si intendono tutti i grandi mammiferi erbivori. Secondo un nuovo studio la caccia sta contribuendo a decimarli, proprio come 11mila anni fa.
Un tempo animali giganteschi popolavano il pianeta, mammut, mastodonti, rinoceronti lanosi, nel Pleistocene queste creature hanno iniziato ad estinguersi, con un picco raggiunto circa 11mila anni fa. Ci sono diverse teorie in merito alla scomparsa di questi grandi animali ma molti scienziati sono convinti che sia attribuibile alla crescente diffusione di un superpredatore, l’uomo, capace di modificare l’ambiente e di utilizzare nuove strategie di caccia.
La caccia massiccia avrebbe portato al declino di numerose specie di grandi erbivori, generando un effetto a cascata che ha coinvolto anche predatori e ambienti. Oggi, secondo un nuovo studio pubblicato su Science Advances, la storia potrebbe ripetersi. “L’ondata di estinzione che ha coinvolto l’80 per cento delle specie di grandi erbivori nel Pleistocene sembra continuare oggi in Africa e nel Sud-Est asiatico – si legge nello studio. – Le estinzioni del rinoceronte nero occidentale (Diceros bicornis longipes) e del rinoceronte di Giava in Vietnam (Rhinoceros sondaicus annamiticus) confermano questa tendenza”.
Il 60 per cento delle specie di grandi mammiferi erbivori è a rischio estinzione, proprio come 11mila anni fa la causa principale del drammatico declino delle popolazioni sarebbe la caccia. “Pensavo che la minaccia principale fosse il deterioramento dell’ambiente – ha spiegato William Ripple, uno degli autori dello studio – ma i risultati mostrano che il calo degli erbivori è dovuto tanto alla perdita di habitat quanto alla caccia”.
La ricerca si è concentrata su tutti i grandi mammiferi erbivori con un peso superiore ai cento chili, sono state dunque identificate 74 specie, tra cui elefanti, rinoceronti, gorilla, giraffe, okapi, saighe e tapiri. La maggior parte di questi animali si trova in Asia e in Africa, tutte le 19 specie di grandi erbivori asiatiche sono a rischio estinzione mentre quelle africane sono 39, delle quali 12 in grave pericolo. In Sud America le specie sono solo cinque, ma quattro sono minacciate di estinzione, in Europa solo una specie è a rischio, il bisonte europeo (Bison bonasus).
Il bracconaggio sta decimando le popolazioni di elefanti e rinoceronti, la caccia di frodo non si limita però a queste specie, dal maggior risalto mediatico, ma riguarda anche altri erbivori. “La caccia intensiva nei paesi in via di sviluppo è probabilmente il fattore principale del declino dei grandi erbivori”, scrivono i ricercatori.
Anche la perdita di habitat ha un ruolo determinante, secondo i ricercatori le specie studiate hanno perso mediamente l’81 per cento degli ecosistemi originali. È inoltre aumentata drasticamente la competizione con gli erbivori da allevamento, il cui numero è triplicato negli ultimi venti anni.
La scomparsa della megafauna avrebbe numerose conseguenze negative, questi animali hanno infatti un’elevata importanza biologica nei rispettivi ecosistemi. “I grandi erbivori interagiscono inoltre con una serie di piccoli animali e sono una grande risorsa per il turismo”. Però non tutto è perduto, diverse felici storie di conservazione ci ricordano che salvare questi animali è ancora possibile.
Il futuro di questi animali dipende dagli sforzi che saranno fatti per proteggerli. Secondo i ricercatori è essenziale espandere le aree protette e migliorare i corridoi ecologici, ridurre il consumo di proteine animali e studiare meglio le specie meno conosciute, per evitare una nuova grande estinzione.
Nel 1894 sopravvivevano solo 40 rinoceronti bianchi, oggi sono circa 20mila, nel 1927 bisonte europeo era stato dichiarato estinto in natura e oggi sono 30mila gli esemplari che pascolano liberi. Così come il cavallo di Przewalski, scomparso in natura nel 1960 e tornato oggi a correre nelle steppe mongole.
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