Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
L’agonia degli orsi polari racchiusa in una foto
Una fotografia scattata alle Svalbard mostra con cruda chiarezza il fenomeno dello scioglimento dei ghiacci artici che sta minacciando la sopravvivenza degli orsi (e di tutti noi).
L’orso polare (Ursus maritimus) è il più grande carnivoro terrestre del pianeta, in grado di superare i due metri e mezzo di lunghezza per gli ottocento chili di peso. Quello fotografato da Kerstin Langenberger in un’isola dell’arcipelago delle Svalbard, nel Mar Glaciale Artico, invece, è una pallida caricatura del maestoso plantigrado.
Un orso denutrito e spossato
L’immagine catturata dalla fotografa naturalista per conto del Wwf mostra un animale denutrito e spossato, che avanza con passo malfermo su un’esile lastra di ghiaccio. La fotografia, con tutta la sua potenza espressiva, ci mette di fronte alle nostre responsabilità documentando le conseguenze dei cambiamenti climatici.
A causa dell’aumento delle temperature globali i ghiacci artici si stanno sciogliendo, fondendo letteralmente l’habitat degli orsi polari e costringendoli a percorrere grandi distanze, anche a nuoto, in cerca di cibo. Queste condizioni impongono agli animali periodi di digiuno sempre più lunghi, molti orsi, stremati dalla fame e dalla fatica, non riescono a sopravvivere.
Normalmente gli esperti considerano le Svalbard una zona non a rischio per gli orsi polari, dove la loro popolazione è stabile. La situazione che si trova visitando di persona l’arcipelago, testimonia però la fotografa, sarebbe un’altra: ghiacci che si ritirano a colpo d’occhio, e femmine affamate, ferite, con cuccioli che spesso non sopravvivono ai primi due anni di vita.
Se i maschi infatti trascorrono tutto l’anno sulla banchina polare, dove possono nutrirsi delle loro prede naturali, le foche, rimanendo così in perfetta salute, le femmine hanno spesso un altro destino. Recandosi sulla terra ferma per dare alla luce i cuccioli, spesso resterebbero bloccate a riva dal brusco ritirarsi del ghiacci nel periodo estivo, in un ambiente che non rappresenta per loro estraneo, e dove sono facilmente vittima della scarsità di cibo e di incidenti.
La foto di Kerstin Langenberger, vidimata dal Wwf, ora rappresenta un monito dell’urgenza e della gravità della situazione, e delle conseguenze inevitabili che avrà lo scioglimento dei ghiacci dovuto al riscaldamento globale.
Dall’altra parte del Mar Glaciale Artico, secondo i dati raccolti dagli scienziati nella Baia di Hudson, in Canada, per ogni settimana di anticipo sulla fusione dei ghiacci gli orsi perdono dieci chili di peso, fanno difficoltà ad allattare i cuccioli e sono visibilmente in condizioni di salute precarie. Questo perché rimangono più a lungo sulla terraferma, prolungando i periodi di digiuno.
Perché l’orso polare è vulnerabile
La sopravvivenza della specie, classificata come “vulnerabile” nella Lista Rossa della Iucn, è a rischio. Secondo le stime dovrebbero sopravvivere in natura circa 20-25mila esemplari, il cui futuro è sempre più cupo.
Gli orsi abitualmente vagano sulla banchisa ghiacciata in cerca di foche, le loro prede preferite, il ghiaccio artico sta però scomparendo, assottigliandosi anno dopo anno. A causa dei cambiamenti climatici il ghiaccio marino si fonde prima in primavera e si forma più tardi in autunno.
Secondo i dati raccolti dagli scienziati nella Baia di Hudson, in Canada, per ogni settimana di anticipo sulla fusione dei ghiacci gli orsi perdono dieci chili di peso, fanno difficoltà ad allattare i cuccioli e sono visibilmente in condizioni di salute precarie.
Proprio come lo sfortunato mammifero protagonista della foto della Langenberger. La fotografa tedesca ha pubblicato l’immagine su Facebook con un commento amaro.
“Per turisti e fotografi la ragione principale per recarsi a Svalbard è quella di vedere gli orsi polari. A prima vista, tutto è come è sempre stato, con una delle popolazioni di orso polare più facilmente accessibili del mondo, fortemente protetta”. La realtà però è ben diversa.
“Ho visto orsi terribilmente magri”
“Mi sono resa conto che gli orsi in salute sono quasi esclusivamente i maschi che rimangono sulla banchisa tutto l’anno. Le femmine, al contrario, sono magrissime. Le mamme tendono a rimanere bloccate sulla terraferma e a perdere i cuccioli. Solo poche volte ho visto madri in carne con giovani altrettanto in salute. Spesso ho visto orsi terribilmente magri, come l’esemplare che ho fotografato. Una femmina ridotta ad uno scheletro, con problemi alla zampa anteriore, che vagava sulla banchisa nel disperato tentativo di cacciare un tricheco”.
Leggi anche: L’orso polare che soffre la fame per colpa del riscaldamento globale ritratto dal fotografo Paul Nicklen
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Le alluvioni in India e Bangladesh hanno colpito una delle aree più popolate al mondo. Le piogge torrenziali hanno fatto esondare i tanti fiumi di grande portata della zona. Si parla già di 3 milioni si persone colpite.
L’urgano Beryl è il più veloce ad aver raggiunto categoria 4 nella storia delle rilevazioni. Ha già colpito duramente molte isole caraibiche.
Con la decisione di proteggere 400mila ettari del Grand Canyon dalle compagnie minerarie, il presidente degli Stati Uniti inizia un’opera di rammendo di una politica ambientale finora contraddittoria.
Prima di essere declassato a tempesta tropicale, l’uragano Idalia ha causato inondazioni anche lungo le coste atlantiche, colpendo con venti oltre i 150 chilometri orari.
Da quando Elon Musk ha acquisito la piattaforma il numero di esperti di clima che la utilizzavano per arricchire il dibattito scientifico è crollato.
Una giudice del Montana ha dato ragione ai 16 ragazzi tra i 5 e i 22 che avevano fatto causa allo stato per il sostegno dato ai combustibili fossili.
Un team di metereologi e divulgatori italiani ha affrontato una spedizione in Groenlandia per toccare con mano gli effetti dei cambiamenti climatici in una delle regioni cruciali per il futuro del nostro Pianeta.
Nel giorno del suo diploma Greta Thunberg ha partecipato al suo ultimo sciopero scolastico per il clima, là dove sono nati i Fridays for future.