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Il Mezzogiorno è vivo e dà anche incoraggianti segnali di ripresa: per la prima volta dopo sette anni, infatti, nel 2015 il prodotto interno lordo (pil) del meridione d’Italia non solo è cresciuto dell’1 per cento, ma lo ha fatto anche in maniera superiore alla media nazionale (ferma allo 0,8). E lo stesso si può dire dell’occupazione, che
Il Mezzogiorno è vivo e dà anche incoraggianti segnali di ripresa: per la prima volta dopo sette anni, infatti, nel 2015 il prodotto interno lordo (pil) del meridione d’Italia non solo è cresciuto dell’1 per cento, ma lo ha fatto anche in maniera superiore alla media nazionale (ferma allo 0,8). E lo stesso si può dire dell’occupazione, che al sud è cresciuta di un punto e mezzo, in tutta Italia invece solo delle 0,6 mentre nel laborioso nordest è perfino calata di mezzo punto.
A trainare la ripresa del Mezzogiorno, secondo i dati dell’Istat, c’è soprattutto la crescita dell’agricoltura, ovvero il vero punto forte del territorio: è qui che il pil è cresciuto di più (addirittura 7,3 per cento), è qui che sono aumentati maggiormente i posti di lavoro. Ma incrementi di un certo rilievo ci sono stati anche nel commercio, nei pubblici esercizi, nei trasporti, nelle telecomunicazioni e nelle costruzioni. Merito degli sgravi fiscali e “di una economia che finalmente ha ripreso a correre dopo anni di crisi” come ha commentato il ministro del Lavoro Giuliano Poletti. Certo, il fatto che il sud rimanga un territorio a vocazione prevalentemente agricola è confermato dal fatto che invece industria e servizi finanziari e immobiliari non sono cresciuti.
#Pil e #occupati a livello territoriale, stima preliminare 2015: statistiche #visual https://t.co/vyXDQjwXQF pic.twitter.com/SQwxPi1ijI
— Istat (@istat_it) 27 giugno 2016
Ma il merito della crescita di occupazione potrebbe essere anche della voglia di rimboccarsi le maniche visto che nell’ultimo anno gli italiani, soprattutto nel Mezzogiorno, sembrano aver spezzato il tabù dei cosiddetti lavori domestici. Secondo i dati dell’Inps, infatti, è minore il numero di colf, badanti e collaboratori domestici di origine straniera e maggiore quello di italiani che accettano questi lavori: nel 2015 il numero di badanti di nazionalità italiana è aumentata moltissimo (13 per cento, per buona parte donne ma non solo), quello di colf di poco, ma in un mestiere complessivamente in calo per questioni di crisi economica. Anche in questo settore, il sud si rivela più ricettivo: la Calabria, secondo i dati dell’Inps, ha avuto il vero boom di lavoratori domestici italiani (21,5 per cento in più) in un anno, ma un forte aumento si registra anche in Campania e in Puglia.
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