Questo periodo storico è l’opportunità per una ripartenza più sostenibile. Troviamo il coraggio di abbandonare i sistemi produttivi obsoleti in favore di una nuova economia.
Il collegamento tra clima e lavoro minorile esiste, lo studio di Terre des Hommes
Ora che ha 17 anni, Binita è capace di sollevare molti più mattoni di qualche anno fa, anche se sin da quando ne aveva 9 dava lo stesso una mano alla fornace di mattoni dove lavora tutta la sua famiglia. Per “fortuna” il suo è un lavoro stagionale, che dura i sei mesi in cui
Ora che ha 17 anni, Binita è capace di sollevare molti più mattoni di qualche anno fa, anche se sin da quando ne aveva 9 dava lo stesso una mano alla fornace di mattoni dove lavora tutta la sua famiglia. Per “fortuna” il suo è un lavoro stagionale, che dura i sei mesi in cui al suo villaggio natale non c’è molto da fare. L’agricoltura locale infatti sta risentendo pesantemente dei cambiamenti climatici: negli ultimi anni è cambiata la periodicità e la quantità delle precipitazioni, facendo saltare il calendario tradizionale di semine e raccolti. Coloro che dipendevano completamente dal lavoro agricolo non hanno avuto altra opzione per sopravvivere che spostarsi con tutta la famiglia nella zona in cui si fabbricano i mattoni.
Il lavoro minorile in Nepal
Il lavoro minorile, come quello di Binita, spesso è necessario per pagare i prestiti contratti per iniziare questa attività. Gli eventi estremi, come il terremoto del 2015, hanno avuto un impatto drammatico sulle possibilità di sopravvivenza della popolazione più povera del Nepal. La casa di Binita è crollata e adesso la sua famiglia abita in una capanna in attesa di un risarcimento del governo che chissà quando arriverà. “Per riempirci lo stomaco devo aiutare la mia famiglia a lavorare l’argilla, metterla negli stampi e poi impilare i mattoni”, dice agli operatori di Terre des Hommes che stanno raccogliendo le testimonianze dei bambini lavoratori nelle fornaci. “Sono riuscita ad andare a scuola solo fino alla quarta, poi questi continui spostamenti dal villaggio alle fornaci mi hanno costretta a saltare mesi di lezioni e quindi non sono riuscita a passare gli esami. Adesso mi piacerebbe avere la possibilità di seguire un corso professionale di taglio e cucito e rimanere sempre al mio villaggio”.
Quello del Nepal è solo uno dei casi studiati dal nuovo rapporto di Terre des Hommes intitolato The neglected link – effects of climate change and environmental degradation on child labour (Il legame dimenticato – effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale sul lavoro minorile) che illustra come i problemi ambientali abbiano un impatto diretto sul lavoro minorile, sia per la spinta iniziale a intraprenderlo – anche attraverso la migrazione – sia per il tipo di lavoro intrapreso, oltre che sulle condizioni di lavoro, l’esposizione a sostanze tossiche pericolose e i rischi di sfruttamento.
Cambiamenti climatici e lavoro minorile
I numeri sono drammatici: oltre mezzo miliardo di bambini vivono in aree colpite da continue inondazioni e quasi 160 milioni di bambini vivono in zone che soffrono di siccità elevata o estrema. La loro sopravvivenza e qualità di vita risentono pesantemente delle condizioni climatiche, che spesso li spingono a lavorare, per far fronte all’impoverimento della famiglia, e a migrare. “Se si vuole eliminare il lavoro minorile è necessario tenere in considerazione le conseguenze dei cambi climatici e integrare nelle politiche di protezione dell’ambiente i diritti dell’infanzia”, dichiara Raffaele K. Salinari, Presidente di Terre des Hommes Italia.
Questo studio, diffuso in occasione della Giornata mondiale contro il lavoro minorile è uno dei primi rapporti al mondo che affronta la questione di come il degrado ambientale e i cambiamenti climatici amplifichino la vulnerabilità dei bambini allo sfruttamento lavorativo. Anche se esistono dei dati ufficiali sul lavoro minorile, questi non sono sufficienti per comprendere tutte le cause e le dinamiche che stanno alla base del fenomeno. Inoltre i dati disponibili sugli effetti dei cambiamenti climatici e del degrado ambientale riguardano principalmente questioni sanitarie. Sono quindi necessarie ulteriori ricerche e campagne di sensibilizzazione sul rapporto tra cambiamenti ambientali e lavoro minorile, un rapporto che non deve essere trascurato dalle politiche e i programmi per l’eliminazione del lavoro minorile. Questo fenomeno attualmente costringe oltre 83 milioni di bambini in tutto il mondo a rischiare la propria incolumità fisica ogni giorno e li condanna a un futuro di povertà ed esclusione sociale.
L’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) stima che il 26 per cento dei 6,6 milioni di decessi annuali di bambini sotto i cinque anni siano collegati a condizioni e cause connesse all’ambiente. L’inquinamento e il degrado ambientale hanno gravi conseguenze sui bambini, non solo in termini di tassi di mortalità, ma anche per il loro sviluppo cognitivo e fisico.
Oltre a quello del Nepal, lo studio di Terre des Hommes riporta quattro casi studio sul lavoro minorile in 5 Paesi particolarmente soggetti a fenomeni climatici estremi: Burkina Faso (al 60esimo posto su 180 nel Global Climate Risk Index per il 2015), India (quarto posto), Nicaragua (24esimo) e Perù (32esimo).
Burkina Faso
Nel Burkina Faso i cambiamenti climatici nella regione del Sahel portano a modelli meteorologici imprevedibili e a un impoverimento del suolo, che costringe le famiglie a cercare fonti alternative di reddito. Pessime condizioni di vita, scarsa qualità dell’istruzione e mancanza di opportunità di lavoro dignitose per giovani e adulti, nonché il rialzo delle quotazioni dell’oro sono la causa dello sfruttamento dei minori nelle miniere d’oro, con condizioni di lavoro durissime e l’utilizzo di sostanze altamente inquinanti e pericolose per la salute come il mercurio. Nel 2011 fonti governative stimavano in 20mila i minori che lavoravano nei siti auriferi del Paese, ma da allora il numero è almeno raddoppiato.
India
Il caso dell’India mostra che soprattutto i bambini migranti sono sempre più costretti a forme di lavoro pericolose perché le loro famiglie fuggono da zone sottoposte a un forte stress ambientale. Nello stato di Odhisa, a causa dei cambiamenti climatici, la durata della migrazione stagionale si è estesa da tre a sei mesi, il che nega l’accesso dei bambini a un’istruzione di qualità. Nel 2011 in quella zona lavoravano 92mila bambini, come braccianti, operai non specializzati nelle cave e nelle fabbriche di cemento e di mattoni.
Nicaragua
Contrariamente agli altri esempi riportati in questo rapporto, il caso del Nicaragua mostra come il degrado ambientale porti a nuove forme di lavoro sia per gli adulti che per i bambini. Con il calo della produttività agricola determinato dai cambiamenti climatici e dalla frequenza di eventi meteorologici estremi, le famiglie iniziano a emigrare, stagionalmente o in modo permanente, verso le aree urbane in cerca di migliori prospettive di vita. Le enormi discariche costituiscono una opportunità di reddito, trattandosi di un lavoro che può essere intrapreso facilmente, pur ponendo gravi rischi per la salute. Allo stesso tempo, coloro che raccolgono i rifiuti in un certo senso rappresentano una soluzione ai problemi ambientali e vedono il proprio lavoro come un contributo per un ambiente più pulito e sano.
Perù
Il Perù è un esempio che illustra bene gli effetti dei cambiamenti climatici globali sul settore agricolo. I piccoli agricoltori locali non sono attrezzati per reagire alle perdite di reddito causate dai cambiamenti climatici, per questo finiscono per passare a strategie di adattamento come la migrazione verso le aree urbane e il ricorso al lavoro minorile. Questo fenomeno è molto diffuso: in media il 50 per cento dei minori dai 14 ai 17 anni lavora, nelle aree rurali l’80 per cento e nelle città il 32 per cento. Nelle Ande e in Amazzonia il 68 per cento degli adolescenti lavora nell’agricoltura. L’enorme espansione delle aree metropolitane ha fatto schizzare la richiesta di mattoni, alla cui fabbricazione artigianale lavorano decine di migliaia di famiglie, bambini compresi.
I bambini al centro delle strategie per mitigare i cambiamenti climatici
A chiusura, lo studio dà una serie di raccomandazioni alla comunità internazionale e ai governi locali. Secondo Terre des Hommes i bambini devono essere al centro delle strategie internazionali e nazionali per la mitigazione dei cambiamenti climatici, e beneficiare di parte dei fondi ad esse destinati. Le politiche internazionali per sradicare le peggiori forme di lavoro minorile devono includere i fattori ambientali come cause potenziali dello sfruttamento dei bambini. Sono necessarie indagini più approfondite sulla relazione tra i cambi climatici e il lavoro minorile, con programmi di prevenzione più incisivi e maggiori collegamenti tra chi si occupa delle politiche ambientali e chi si occupa dei diritti dei bambini.
Le politiche sia nazionali che internazionali devono tenere in particolare considerazione la vulnerabilità dei minori migranti, offrendo loro accesso a un’istruzione di qualità e quindi a prospettive di lungo termine per non costringerli a un lavoro precoce che ne segni l’esclusione sociale.
Terre des Hommes Italia contro il lavoro minorile
Terre des Hommes Italia è attiva in molti paesi del mondo per combattere lo sfruttamento dei bambini nel lavoro, con azioni di prevenzione e contrasto. Tra gli altri, in Burkina Faso ha attivato un progetto in dieci siti auriferi per la prevenzione dello sfruttamento e degli abusi sui bambini, accesso all’istruzione e alle cure mediche, formazione professionale di adolescenti e giovani. In Nepal ha contribuito a costruire 38 scuole temporanee subito dopo il terremoto del 2015. Nello stato indiano del Tamil Nadu protegge i bambini migranti che lavorano nei campi di cotone. In Perù sostiene l’istruzione e le attività ludico-ricreative dei bambini che fabbricano mattoni alla periferia di Lima e dei bambini a rischio di sfruttamento nelle Ande. Infine in Nicaragua da oltre dieci anni ha creato un centro per i bambini lavoratori del Mercado Mayoreo di Managua e sostiene l’istruzione dei bambini e le attività di generazione del reddito delle loro famiglie nelle aree rurali di Masaya, prevenendo la migrazione.
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