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Un mare di rifiuti sulle spiagge italiane. I dati dell’indagine Beach litter di Legambiente
Buste di plastica, reti, tappi e scatole di latta, sigarette, bottiglie, cotton fioc, stoviglie. Non si tratta della lista della spesa, ma del vergognoso elenco di rifiuti che ogni anno si trovano sulle nostre spiagge, per non parlare di quelli che si trovano in mezzo al mare come le microplastiche o quelli che si depositano
Buste di plastica, reti, tappi e scatole di latta, sigarette, bottiglie, cotton fioc, stoviglie. Non si tratta della lista della spesa, ma del vergognoso elenco di rifiuti che ogni anno si trovano sulle nostre spiagge, per non parlare di quelli che si trovano in mezzo al mare come le microplastiche o quelli che si depositano sul fondale. Rifiuti di ogni forma, genere, dimensione e colore, frutto della cattiva gestione a monte e dell’abbandono consapevole, che sono uno dei mali che affliggono il mar Mediteranno e le sue spiagge. Proprio quel mare magnum, straordinario patrimonio ambientale, culturale e storico nazionale, subisce continue minacce e attacchi: dal marine litter (rifiuti in mare e sulle spiagge) alla pesca illegale, dagli scarichi illeciti alla maladepurazione. Il rischio peggiore a cui sta andando incontro è quello di diventare un mare di plastica e spazzatura, con conseguenze pesanti sull’ambiente, la biodiversità, la salute dei cittadini e settori chiave come il turismo e la pesca.
Beach litter 2017, i dati
I dati dell’indagine Beach litter 2017, condotta da Legambiente nei mesi di aprile e maggio nell’ambito di Spiagge e fondali puliti – Clean up the Med, confermano anche quest’anno una situazione critica per molte spiagge italiane: come si può vedere dalla mappa interattiva su 62 arenili monitorati dai nostri volontari, per un totale di oltre 200mila metri quadri (pari a quasi 170 piscine olimpioniche), sono stati trovati una media di 670 rifiuti ogni 100 metri lineari di spiaggia. La plastica si conferma il materiale più trovato (84 per cento), seguita da vetro e ceramica (4,4 per cento), metallo (4 per cento), carta e cartone (3 per cento). Tra gli oggetti più trovati ci sono le reti per la coltivazione dei mitili (11 per cento), tappi e coperchi (9,6 per cento) e oggetti fatti di plastica (9,3 per cento) minori di 50 centimetri, mozziconi di sigaretta (8,5 per cento) e sacchetti di plastica, shopper e buste, che rappresentano l’undicesimo oggetto più frequente sulle spiagge italiane (il 2 per cento).
Preoccupa anche lo stato di salute delle spiagge degli altri Paesi del Mediterraneo, invase in particolare da mozziconi di sigarette e buste di plastica. Tra i rifiuti spiaggiati trovati durante il monitoraggio realizzato dal 2014 al 2017 nelle 43 spiagge monitorate network di Clean up the Med, coordinato da Legambiente, ci sono i mozziconi di sigaretta (20,7 per cento), tappi e coperchi (11 per cento), bottiglie di plastica (9,5 per cento) e sacchetti di plastica (4,8 per cento). Questi ultimi in percentuale molto maggiore rispetto alle spiagge italiane (5 per cento contro 2 per cento). Dati abbastanza preoccupanti, per questo Legambiente torna a chiedere la messa al bando delle buste di plastica non biodegradabili e compostabili, con spessore inferiore ai 100 micron, già in vigore in Italia, Francia e Marocco, a tutti i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Un intervento che non può essere più rimandato.
Il marine litter costa all’Ue 476,8 milioni di euro all’anno
Ma per risolvere il problema dei rifiuti in mare e sulle coste è inoltre fondamentale mettere in campo politiche unitarie e programmi concreti su tutto il Mediterraneo e a livello planetario, una richiesta che facciamo anche ai capi di stato e di governo riuniti oggi e domani a Taormina per il G7. Un summit che si apre all’indomani dell’attentato di Manchester in un clima teso e difficile. Ai grandi della Terra chiediamo che i temi ambientali diventino un argomento prioritario su cui confrontarsi in questa due giorni, prendendo decisioni concrete a partire dall’Accordo di Parigi sul clima e definendo politiche unitarie per il Mediterraneo. Emblema per secoli della coesistenza tra culture diverse, oggi nel Mediterraneo si gioca una delle partite più delicate e importanti che riguardano la questione dei migranti – nelle acque del Mediterraneo secondo le stime dell’alto commissariato Onu per i rifugiati, nel 2016 sono morte cinquemila persone nei viaggi della speranza verso le nostre coste – e il problema del marine litter che, tra l’altro, costa all’Unione europea ben 476,8 milioni di euro l’anno.
Per questo Legambiente chiede di abbattere quei muri dell’indifferenza e della paura, che negli ultimi anni si sono triplicati, definendo nuove politiche di accoglienza per una società più inclusiva e di avviare un cambio di passo nelle politiche ambientali per affrontare al meglio anche il problema del marine litter. Un tema che la nostra associazione affronta da diversi anni con le sue campagne come Spiagge e fondali puliti, che prenderà il via proprio questo week-end dal 26 al 28 maggio in tutta la Penisola e nel Mediterraneo, ma anche con il monitoraggio portato avanti con la storica imbarcazione di Goletta verde.
La plastica in mare e sulle spiagge è un’emergenza globale
Il marine litter è un’emergenza globale al pari dei cambiamenti climatici ed è un problema destinato a crescere se non si interviene al più presto. Per questo è importante incentivare su tutto il territorio nazionale campagne di prevenzione, sensibilizzazione e informazione che coinvolgano amministrazioni, i cittadini e soprattutto le giovani generazioni, incoraggiando una corretta gestione dei rifiuti e una partecipazione attiva.
Un messaggio per altro sostenuto e rilanciato anche dalla presidente della Camera dei deputati Laura Boldrini, che ha partecipato all’anteprima di Spiagge e fondali puliti organizzata lunedì scorso a Capocotta, in provincia di Roma. La campagna Spiagge e fondali puliti ha proprio il suo punto di forza nel coinvolgimento di migliaia di volontari che ogni anno raccolgono dati scientifici sul beach litter e si attivano per ripulire le spiagge. Un’esperienza, quella di Legambiente, unica a livello internazionale, che l’associazione ambientalista porterà al Palazzo di vetro a New York partecipando alla conferenza delle Nazioni Unite sugli oceani dal 5 al 9 giugno proprio per ribadire che il problema del marine litter riguarda tutto il pianeta e per risolverlo serve davvero un impegno collettivo.
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