Legambiente

L’ecomafia non ci deve rubare il futuro. Per fermarla serve più stato

Nel 2015 sono stati compiuti in Italia 76 reati al giorno: più di 3 ogni ora. Seppure molto alto, il numero cala rispetto allo scorso anno e segna un’inversione di tendenza attribuibile all’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice penale, approvata a maggio 2015, e a un’azione di contrasto più efficace. Il rapporto Ecomafia

Nel 2015 sono stati compiuti in Italia 76 reati al giorno: più di 3 ogni ora. Seppure molto alto, il numero cala rispetto allo scorso anno e segna un’inversione di tendenza attribuibile all’introduzione della legge sui delitti ambientali nel codice penale, approvata a maggio 2015, e a un’azione di contrasto più efficace.

Il rapporto Ecomafia di Legambiente

A fare il punto sui numeri e sulle storie della criminalità ambientale in Italia è il rapporto Ecomafia di Legambiente, che è stato presentato mercoledì 6 luglio a Roma. Un bilancio con luci e ombre, malaffari che crescono e altri che scendono, in un periodo in cui si cominciano a raccogliere i primi frutti di un’azione repressiva più efficace e finalmente degna di un paese civile che punisce davvero chi inquina. Nei primi otto mesi dall’entrata in vigore della legge sono stati contestati 947 ecoreati, con 1.185 denunce dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto e il sequestro di 229 beni per un valore di 24 milioni di euro.

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I numeri delle ecomafie: in diminuzione da un lato, in crescita dall’altro

Nel complesso, il business delle ecomafie è in calo, con 19,1 miliardi stimati per il 2015, quasi tre miliardi in meno rispetto all’anno precedente (22 miliardi). Gli immobili costruiti illegalmente sono 18mila e le infrazioni nel ciclo del cemento e dei rifiuti sono in calo. Dall’altro lato, però, crescono gli illeciti nella filiera agro-alimentare, i reati contro gli animali e soprattutto gli incendi, con un’impennata che sfiora il 49 per cento. I roghi hanno mandato in fumo oltre 37mila ettari, e più del 56 per cento si è concentrato nelle quattro regioni a tradizionale insediamento mafioso.

In queste regioni – Calabria, Campania, Puglia e Sicilia – cresce infatti l’incidenza degli illeciti, per un totale di 13.388 casi, ovvero il 48,3 per cento sul totale nazionale (nel 2014 l’incidenza era del 44,6 per cento).

L'ombra del cambiamento climatico sugli incendi in Canada © Cole Burston/AFP/Getty Images

Lo stato deve essere credibile e dare risposte

Anche quest’anno il Rapporto Ecomafia ci racconta il brutto dell’Italia, segnata ancora da tante illegalità ambientali, ma in questa edizione 2016 leggiamo alcuni fenomeni interessanti che lasciano ben sperare. Dati e numeri, in parte in flessione, che dimostrano quali effetti può innescare un impianto normativo più efficace e robusto come i nuovi ecoreati, in grado di aiutare soprattutto la prevenzione oltreché la repressione dei fenomeni criminali.

La prevenzione è la moneta buona che scaccia quella cattiva: è necessario creare lavoro, filoni di sviluppo economico e produttivo nei territori più a rischio, sostenere le centinaia e centinaia di cooperative e di imprese, che anche nel sud stanno cercando di invertire la rotta, puntando su qualità ambientale e legalità. E nel prevenire le ecomafie, oltre all’impegno dei territori e dei singoli cittadini, è importante una presenza costante dello stato che deve essere credibile e dare risposte sempre più ferme, perché quando lo Stato è assente la criminalità organizzata avanza con facilità invadendo i territori, l’ambiente e le comunità locali. Quando invece lo stato è presente, difficilmente gli ecomafiosi possono rubare e uccidere il nostro futuro.

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Cosa c’è ancora da fare

Ma per contrastare le ecomafie c’è ancora da fare, dato che la criminalità organizzata conta ancora 326 i clan (censiti) e la corruzione rimane un fenomeno dilagante, tant’è che le ecomafie sono diffuse anche nel nord Italia. Senza dimenticare che la criminalità organizzata continua la sua pressione nelle aree boschive e agricole, così come nel mercato illegale del legno, del pellet e della biodiversità. Per questo Legambiente, oggi è tornata a ribadire l’importanza di continuare a rafforzare il quadro normativo con leggi ad hoc che tutelino anche la filiera agroalimentare, i beni culturali e l’istituzione di una grande forza di polizia ambientale diffusa sul territorio.

C’è bisogno con urgenza della legge sui delitti contro gli animali, della norma per semplificare l’abbattimento degli ecomostri, di quella contro le agromafie e della costituzione di una grande polizia ambientale sempre più strutturata sul territorio che faccia tesoro dalle migliori esperienze maturate dall’Arma dei carabinieri e dal Corpo forestale dello Stato negli ultimi decenni.

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a cura di Legambiente