Dopo un mese di razionamenti, sono stati completati i lavori per la condotta provvisoria che porterà l’acqua dal fiume alla diga di Camastra, ma c’è preoccupazione per i livelli di inquinamento.
I rifiuti in mare non conoscono confini e frontiere. Ogni paese deve agire ora
I rifiuti in mare non conoscono politiche né confini. Per questo tutti paesi devono agire per garantire un futuro più sostenibile e pulito ai nostri mari. Se ne parla alla conferenza Our Ocean. L’editoriale di Legambiente.
Si è appena conclusa la prima giornata della conferenza Our Ocean ospitata per la prima volta dall’Unione europea. Malta è stata scelta come luogo di incontro di ministri e leader da più di 100 paesi del mondo per discutere sulle azioni e gli impegni da mettere in campo per la salute degli oceani.
Cambiamenti climatici, aree marine protette, pesca sostenibile, blue economy e inquinamento sono i grandi macrotemi in agenda. Ma non c’è un intervento o una discussione che esuli da un dato di fatto: la drammaticità del problema mondiale dei rifiuti in mare. Una delle più gravi e estese emergenze ambientali di sempre.
Quello che si respira è un certo grado di consapevolezza. La ricerca scientifica negli ultimi anni ha fatto passi da gigante, inquadrando le fonti, la distribuzione e le dinamiche del problema. C’è ancora molto da scoprire (purtroppo) ma le conoscenze acquisite hanno già prodotto un’evidenza scientifica che suona più di un campanello d’allarme. Si respira anche una piena consapevolezza dei governi del mondo: i loro interventi si susseguono sottolineando puntualmente l’emergenza di agire, dal punto di vista legislativo, della produzione e del consumo. Sono stati annunciati bandi, misure di prevenzione, investimenti, grandi progetti per la tutela del Pianeta blu, come succede in queste occasioni.
Gli impegni per la protezione dei nostri mari
Ma tra il dire e il fare questa volta c’è proprio di mezzo il mare. Sono stati censiti almeno 200 impegni: se ognuno di questi fosse davvero realizzato, in tempi brevi, potremmo forse ritrovarci alla prossima conferenza a condividere i risultati delle azioni messe in campo, iniziando a tracciare i primi bilanci positivi per i nostri mari. Questo è il più grande augurio di Legambiente che sta partecipando attivamente ai lavori della conferenza di Malta, con gli impegni che persegue da diversi anni. In particolare con le campagne di sensibilizzazione e di citizen science sui rifiuti spiaggiati, una ricerca unica nel suo genere che ha coinvolto dal basso cittadini e volontari nella più grande mappatura dei rifiuti in mare del nostro Paese e a livello internazionale.
Legambiente ha portato a Malta anche un appello specifico per un Mediterraneo che sappia lavorare insieme, condividendo azioni di prevenzione in maniera sistemica. Perché questo è un grande tema: un singolo Paese da solo non potrà mai portare avanti un’azione di successo per mitigare questo problema. I rifiuti in mare non conoscono i confini geografici, né devono conoscerne le politiche.
Buone abitudini che fanno bene anche al mare
Per questo è urgente, tra le altre cose, estendere il bando ai sacchetti di plastica attivo in Italia e a macchia di leopardo in altri paesi, a tutte le nazioni del Mediterraneo. Un’azione che non solo diminuirebbe la produzione della plastica, l’utilizzo delle inquinanti fonti fossili ma aiuterebbe anche un passaggio culturale: l’educazione all’abitudine di riutilizzare invece che usare e gettare. Questo ce lo confermano anche i dati. In Italia il consumo dei sacchetti in plastica non biodegradabile è calato del 55 per cento. Sulle spiagge italiane troviamo in media 15 buste di plastica ogni 100 metri e, non sarà un caso, nelle altre spiagge del Mediterraneo questa media quasi raddoppia salendo a 25 buste (dati citizen science Legambiente Spiagge e fondali Puliti/Clean up the Med).
Leggi anche: Un mare di rifiuti sulle spiagge italiane. I dati dell’indagine Beach litter di Legambiente
Insomma, le leggi che spronano le corrette abitudini servono anche al mare. E servono ancora di più se vengono adottate da tutti i Paesi. A maggior ragione nel Mediterraneo, un bacino semichiuso, uno dei mari più ricchi di biodiversità al mondo e al contempo più minacciato dai rifiuti. Peccato che qui, a Malta, nel cuore del Mediterraneo, si è parlato molto poco del “nostro” mare. Speriamo in un recupero nella seconda giornata di Our Ocean, non solo nel “dire” ma anche nel “fare”.
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