Nella regione del Sahel, sconvolta da conflitti inter comunitari e dai gruppi jihadisti, 29 milioni di persone hanno bisogno di assistenza umanitaria.
Medici senza frontiere. Le fotografie di un anno di impegno umanitario
Gli scatti che raccontano il 2015 vissuto da Medici senza frontiere rappresentano un viaggio, drammatico e commovente, nel mondo di oggi.
Non sono semplici fotografie. Le immagini che ripercorrono un anno di lavoro di Medici senza frontiere sono molto di più. Hanno la capacità di descrivere il mondo nel quale viviamo – fatto di guerre, carestie, soprusi, catastrofi naturali, epidemie – osservandolo dalla prima linea dell’impegno umanitario.
Dalla guerra in Siria al Ciad, dal Sudan del Sud ai salvataggi in mare nel Mediterraneo, fino alla notte tra il 2 e il 3 ottobre, quando un bombardamento aereo ha distrutto un ospedale dell’associazione nella città afgana di Kunduz, provocando la morte di ventidue persone. È la quotidianità di chi ha scelto di dedicare la propria vita al prossimo.
I numeri di Medici senza frontiere
Medici senza frontiere è presente oggi in decine e decine di paesi in tutto il mondo: solo nel corso del 2014 l’organizzazione è stata attiva in 63 stati con 384 progetti. Il personale medico ha effettuato più di otto milioni di visite, fatto nascere 194mila bambini, trattato oltre due milioni di persone affette da malaria e operato chirurgicamente più di 81mila pazienti.
La maggior parte di tale sforzo è stato concentrato in Africa dove si è svolto il sessanta per cento delle azioni di Msf. Il ventisei per cento, invece, ha riguardato Asia e Medio Oriente, il cinque per cento l’America Latina e il quattro per cento l’Europa. La quasi totalità del budget a disposizione (i quattro quinti per l’esattezza) è stato speso per attività umanitarie. E la fonte di finanziamento di gran lunga più importante (pari al 90 per cento degli introiti) è stata quella che ha visto protagonisti 5,7 milioni di donatori, che rappresentano anche una garanzia di indipendenza per Medici senza frontiere.
Da Ebola alla Siria, sempre in prima linea
Nel 2015 il lavoro della ong si è concentrato ancora sull’emergenza Ebola che ha colpito in particolare l’Africa occidentale, così come sulla guerra in Siria, o ancora sull’ondata senza precedenti di profughi che ha bussato alle porte dell’Unione europea. Ma rendere ancora più rischioso il lavoro di Medici senza frontiere sono stati anche i bombardamenti che hanno colpito indiscriminatamente i teatri di guerra, senza risparmiare neppure le strutture dell’organizzazione umanitaria. Il 26 ottobre il personale di Msf ha denunciato lo sganciamento di ordigni da parte dei caccia della coalizione guidata dall’Arabia Saudita su un ospedale nella provincia di Saada, nello Yemen. Il 2 dicembre è stata colpita una clinica mobile dell’associazione.
All’inizio di quest’anno, poi, un bombardamento sull’ospedale di Shiara ha ucciso sei persone e ne ha ferite sette. Il 21 gennaio, un’ambulanza è stata centrata dai missili, uccidendo l’autista. Eppure tutto questo non ha fermato dottori, personale paramedico, volontari di Medici senza frontiere, che continuano la propria opera. Rischiando la vita per un mondo più giusto.
Nella foto di apertura, il personale di Medici senza frontiere al lavoro nell’ospedale di Aden, nello Yemen ©Guillaume Binet/MYOP
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La cooperazione allo sviluppo sta trovando nuovi ritmi. È un mutamento solo di forma e mezzi o di contenuti e senso? La risposta nell’editoriale di Avsi.
Il Libano è in ginocchio dopo il crollo della lira libanese e la crisi economica si sta trasformando anche in un’emergenza sanitaria e ambientale.
Emergency ha avviato un progetto per dare un aiuto concreto a chi si ritrova a vivere in uno stato di precarietà a causa della Covid-19.
I migranti presenti sulla nave umanitaria Ocean Viking sono arrivati a Porto Empedocle. Effettuato il trasbordo su un’altra imbarcazione.
Da una settimana la Ocean Viking attende l’indicazione di un porto sicuro nel quale sbarcare i naufraghi, ma né Malta né Italia hanno risposto.
Le negoziazioni per l’annessione unilaterale di Israele di parte della Cisgiordania palestinese proseguono. Ma il popolo palestinese non resta a guardare.
Per un migrante che vive in Italia da pochi anni, comprendere e attuare correttamente le misure di contenimento del Covid-19 può non essere scontato.
Cédric Herrou era stato condannato per aver aiutato 200 migranti a varcare il confine tra Italia e Francia. Ora è arrivata l’assoluzione definitiva.