Cooperazione internazionale

Mediterraneo, in due giorni sono morti 170 migranti

L’ennesima strage nelle acque del Mediterraneo: nel weekend sono morti circa 170 migranti a a seguito di due naufragi.

Ancora una volta, il Mediterraneo è teatro di una strage: nell’arco del weekend, dal 18 al 20 gennaio, circa 170 migranti hanno perso la vita a causa di due naufragi.

Il naufragio di un gommone provoca 117 vittime

Nel pomeriggio di venerdì 18 gennaio, la Marina Militare italiana ha avvisato un gommone in affondamento a circa 50 miglia nautiche a nord est di Tripoli. Intercettata la notizia via radio, anche la ong Sea Watch si è offerta di intervenire; la Guardia Costiera italiana ha però replicato che l’operazione ricadeva sotto la responsabilità della autorità libiche, che Sea Watch dice di aver provato a contattare senza successo.

L’operazione di soccorso, sotto il coordinamento libico, si è conclusa nella notte tra venerdì e sabato. Dopo aver lanciato due zattere di salvataggio, la Marina Militare ha tratto in salvo in elicottero tre persone in grave stato di ipotermia, poi trasferite all’ospedale di Lampedusa. Anche una nave mercantile libica ha effettuato un sopralluogo, senza trovare però nessuna traccia del gommone. Il primo comunicato diramato dalla Marina Militare parla di “circa 20 persone a bordo”, ma dalle testimonianze dei superstiti (due sudanesi e un gambiano) sembra che il bilancio sia molto più grave.

“I tre sopravvissuti arrivati a Lampedusa ci hanno detto che erano in 120dichiara all’agenzia Adnkronos Flavio Di Giacomo, portavoce dell’Oim (Organizzazione internazionale per le migrazioni) –. Dopo 11 ore di navigazione hanno imbarcato acqua e hanno cominciato ad affondare e le persone ad affogare. Sono rimasti diverse ore in acqua. Tra i dispersi, al momento 117, ci sono 10 donne, di cui una incinta, e due bambini, di cui uno di 2 mesi”.

Leggi anche: Il bambino con la pagella in tasca e mille altre storie di migranti

Un weekend tragico nel Mediterraneo

Purtroppo, il bilancio degli ultimi tre giorni nel Mediterraneo è ancora più grave. Lo fa sapere tramite una nota l’Unhcr (Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati).  “Secondo recenti notizie diffuse dalle ONG, circa 53 persone sono morte nel Mare di Alborán, nel Mediterraneo occidentale. È stato riferito che un sopravvissuto, dopo essere rimasto in balia delle onde per oltre 24 ore, è stato soccorso da un peschereccio di passaggio e sta ricevendo cure mediche in Marocco. Per diversi giorni navi di soccorso marocchine e spagnole hanno effettuato le operazioni di ricerca dell’imbarcazione e dei sopravvissuti, senza risultati”.

Sabato Sea Watch ha portato in salvo 47 persone, tra cui otto minori non accompagnati.  

Nella giornata di domenica – riporta l’agenzia Adnkronos – altri 393 migranti sono stati invece riportati in Libia dalla Guardia costiera locale.

Leggi anche: Migranti, violenze e rimpatri in Libia. Le Nazioni Unite: osservatori in Italia

“Non si può permettere che la tragedia in corso nel Mediterraneo continui”, dichiara nel comunicato Filippo Grandi, Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Rifugiati. “Non possiamo chiudere gli occhi di fronte all’elevato numero di persone che stanno perdendo la vita alle porte dell’Europa. Nessuno sforzo deve essere risparmiato, o precluso, per salvare le vite di quanti sono in pericolo in mare”.

 

Foto in apertura © Marco Di Lauro/Getty Images

Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.

L'autenticità di questa notizia è certificata in blockchain. Scopri di più
Articoli correlati