
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
Per la prima volta sono state osservate meduse ingoiare frammenti di microplastica, la scoperta ha evidenziato come la plastica sia ancora più diffusa nella rete trofica marina di quanto si pensasse.
Che la plastica sia un flagello per gli ecosistemi marini e le creature che li popolano non è certo una novità. Sappiamo, ad esempio, che circa il 90 per cento degli uccelli marini di tutto il mondo ha rifiuti di plastica nello stomaco, o che le microplastiche minacciano la sopravvivenza della megafauna come misticeti, squali balena, squali elefante e mante. Quel che non sapevamo, tuttavia, è che questo rifiuto prodotto dall’uomo si trova anche in fondo alla catena alimentare, è stato infatti scoperto che perfino le meduse mangiano la plastica.
Lo ha rivelato lo studio Episodic records of jellyfish ingestion of plastic items reveal a novel pathway for trophic transference of marine litter, pubblicato su Scientific Reports, che ha evidenziato come la plastica sia ancora più diffusa nella rete trofica marina di quanto si pensasse e sollevato ulteriore preoccupazione sull’impatto sulla fauna acquatica. Al largo dell’isola di Ponza i ricercatori hanno osservato per la prima volta una specie di medusa, la medusa luminosa (Pelagia noctiluca), ingoiare frammenti di microplastica.
Leggi anche: Meduse alla conquista del Mediterraneo, sono decuplicate dal 2009
Gli invertebrati rappresentano la componente più abbondante della biodiversità marina, si legge nello studio condotto da un team di ricercatori appartenenti a istituzioni scientifiche e università italiane e russe, eppure fino ad oggi per sole poche specie è stata documenta l’ingestione di rifiuti marini. Il numero di studi che mostrano l’impatto dei rifiuti sugli organismi marini è però in aumento, l’ingestione di plastica è stata attualmente documentata per 233 vertebrati marini.
Gli scienziati, guidati da Armando Macali del Centro ittiogenico sperimentale marino (Cismar) e da Elisa Begami del Dipartimento scienze fisiche, della Terra e dell’ambiente dell’università di Siena, si sono concentrati sullo studio della medusa luminosa, la specie di medusa più abbondante nel Mar Mediterraneo. La medusa luminosa è ritenuta un predatore opportunista, che si nutre di una vasta gamma di zooplancton. Questa specie rappresenta la fonte di cibo primaria per molti grandi predatori pelagici, come il pesce luna, le tartarughe marine, il tonno rosso e il pesce spada. Le meduse svolgono inoltre un prezioso ruolo ecosistemico, sono infatti in grado di sequestrare grandi quantità di carbonio. I ricercatori ritengono pertanto che qualsiasi impatto dei rifiuti marini su questa specie potrebbe avere conseguenze sui suoi predatori e sulla sopravvivenza degli ecosistemi marini.
Scopri l’iniziativa LifeGate PlasticLess, un mare di idee contro un oceano di plastica
Durante l’esplorazione delle acque dell’isola laziale, svolta nel settembre del 2016, i ricercatori hanno osservato meduse nuotare tra numerosi rifiuti di diverse dimensioni, colore, forma e tipo. Alcuni di questi materiali sono stati trovati intrappolati tra i lobi orali della medusa o trattenuti all’interno del loro ombrello. Sarebbero le prime osservazioni di questo fenomeno, secondo quanto riportato dagli autori dello studio. Dei venti esemplari di medusa luminosa analizzati, quattro presentavano detriti di plastica all’interno della cavità gastrovascolare.
Le meduse avrebbero mangiato frammenti di plastica e microplastiche perché, proprio come avviene per gli altri animali, li avrebbero scambiati per cibo o sarebbero state attratte dai composti organici aromatizzanti presenti sulla superficie della plastica. I ricercatori ipotizzano dunque che le meduse, prede di numerose specie, possano fungere da vettore per la plastica lungo le cascate trofiche marine, aumentando esponenzialmente il pericolo per la fauna acquatica e, naturalmente, per l’uomo che si nutre a sua volta di molte specie che mangiano le meduse ripiene di plastica.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
La mancanza di dati ufficiali è un problema per il controllo del mercato legale di animali, soprattutto per le catture di quelli selvatici.
Il Crea ha scoperto in Calabria una specie mai trovata prima, importantissima per la biodiversità. E l’ha dedicata al giovane ricercatore friulano.
Una storia di scarsa conoscenza delle leggi nazionali, totale impunità per i reati di bracconaggio e l’evidente aumento del turismo venatorio internazionale.
Le specie aliene rappresentano una minaccia per la biodiversità globale. Alcune però sono a loro volta in pericolo di estinzione nelle aree da cui provengono. Un paradosso conservazionistico. È giusto proteggerle?
L’innovativa idea di utilizzare le api come deterrente naturale sta migliorando il rapporto tra gli agricoltori e gli elefanti, riducendo anche i conflitti.
Negli Stati Uniti è stato proposto l’inserimento della farfalla monarca tra le specie a rischio dell’Endangered species act per aumentarne la protezione.
La raccolta delle migliori fotografie naturalistiche del National Geographic scattate nel 2024, il mondo animale attraverso l’obiettivo della fotocamera
Siamo stati tre giorni tra borghi, vallate e foreste dell’Appennino centrale, per vedere le misure adottate per favorire la coesistenza tra uomini e orsi marsicani.
Per la prima volta le giraffe stanno per essere inserite nella lista delle specie protette dall’Endangered species act, una mossa per la loro salvaguardia.