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Il grido d’aiuto degli uomini della foresta
Il film Men of the forest mira ad aumentare la consapevolezza pubblica sulla deforestazione in Indonesia e sulla crisi degli oranghi.
Stiamo condannando all’estinzione una delle specie più amate e a noi più geneticamente vicine del regno animale, l’orango. Non è certo un mistero, le fotografie di oranghi agonizzanti o che assistono impotenti alla distruzione del loro mondo, sono infatti le immagini più iconiche della distruzione delle foreste indonesiane. In Indonesia ogni anno circa 800mila ettari di foresta vengono rasi al suolo, dal 2000 al 2012 sono stati abbattuti oltre sei milioni di ettari di foresta primaria, ovvero quella più antica e ricca di biodiversità. Una delle cause principali è la coltivazione industriale di palma da olio, le foreste vengono spesso date alle fiamme per essere convertite in piantagioni. In lingua malese orangutan significa “uomo della foresta”, dove “orang” significa uomo e “hutan” foresta. Proprio Men of the forest, uomini della foresta, è il titolo di un film che racconta il dramma di queste grandi scimmie e la deforestazione in Borneo e Sumatra.
La deforestazione in Indonesia riguarda anche noi
“Abbiamo scelto questo titolo per il nostro film perché vogliamo dedicarlo ai nostri cugini della foresta”, ha spiegato Alessandro Nicoletti, biologo e attivista, autore del documentario insieme al regista televisivo e cinematografico e produttore Francesco Menghini e all’editor freelance Fabrizio Carchiolo. Il progetto è nato con l’obiettivo di aumentare la consapevolezza pubblica sulla deforestazione in Indonesia e sulla crisi degli oranghi, un fenomeno sottovalutato con cui tutto il mondo, presto o tardi, dovrà fare i conti. La distruzione di queste foreste contribuisce all’immissione in atmosfera di grandi quantità di CO2, accelerando il mutamento del clima, spesso queste foreste sono infatti torbiere ricche di carbonio. Le riprese per il film sono iniziate ma non ancora terminate, per riuscire a finire di realizzare il progetto gli autori hanno lanciato una campagna di raccolta fondi. Il denaro raccolto sarà utilizzato per migliorare la qualità del documentario, intervistare più persone e coprire più location.
La scomparsa degli oranghi
Ogni anno circa cinquemila oranghi vengono uccisi per fare posto alle piantagioni di palma da olio. Queste grandi scimmie, già in pericolo di estinzione, vedono sparire giorno dopo giorno il loro habitat, e di questo passo si estingueranno in pochi decenni. Fino a pochi decenni fa queste gentili scimmie antropomorfe erano ampiamente diffuse in tutto il Sudest asiatico, la costante distruzione dei loro ecosistemi, soprattutto a causa delle attività umane, ha però portato la specie sul baratro dell’estinzione. Attualmente, della popolazione di oranghi esistente nel Novecento, sopravvive appena il 7 per cento degli oranghi di Sumatra (Pongo abelii) e il 14 per cento degli oranghi del Borneo (Pongo pygmaeus).
Come è nato il film
Men of the forest mostra senza edulcorazioni l’inesorabile declino degli oranghi che si sta consumando davanti ai nostri occhi. “Con questo film vorremmo promuovere la consapevolezza della crisi degli oranghi – ha dichiarato Alessandro Nicoletti. – Condividono il 97 per cento del nostro DNA, sono animali evoluti che meritano di vivere nel loro habitat, ma lo stiamo distruggendo”. Il film è nato dopo un viaggio attraverso le isole del Borneo e Sumatra, nel quale Nicoletti e Menghini hanno visto con i propri occhi le disperate condizioni degli oranghi. Durante questo viaggio hanno conosciuto un gruppo di persone che rischia la propria vita per salvare la foresta e i suoi abitanti. “Abbiamo deciso che il nostro compito doveva essere quello di aiutarli raccontando la loro storia e diffondendo il loro messaggio attraverso il mondo. In quel momento nacque Men of the forest”, hanno raccontato gli autori.
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I guardiani degli oranghi
Per realizzare il film gli autori hanno seguito un gruppo di indonesiani che hanno fondato un ong con l’obiettivo di contrastare la distruzione degli habitat, gli incendi boschivi e il commercio illegale di animali selvatici, e rischiano quotidianamente la propria vita per proteggere le foreste indonesiane e la fauna. L’obiettivo dell’organizzazione è mitigare il conflitto tra le comunità locali e la fauna attraverso, ad esempio, la ricostruzione degli habitat e l’educazione ambientale dei nativi.
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