Si tratta di un’area di 202 chilometri quadrati nata grazie agli sforzi durati 16 anni delle comunità locali e nazionali a Porto Rico.
Nasce in Perù lo Yellowstone dell’Amazzonia
Il Perù ha istituito un nuovo grande parco nazionale per tutelare le tribù indigene e la fauna in via di estinzione.
La Sierra del Divisor, tra Perù e Brasile, è una delle aree più remote del Sudamerica ed è l’unica formazione montuosa presente nella selva amazzonica peruviana completamente staccata dalla Cordigliera delle Ande. Qui, nel folto della foresta pluviale, vivono diverse comunità indigene, tra cui alcune tribù incontattate, e numerose specie animali rare e minacciate, come il giaguaro (Panthera onca), lo uacarí calvo (cacajao calvus) e l’armadillo gigante (Priodontes maximus).
L’area è inoltre caratterizzata da spettacolari caratteristiche geologiche, come numerosi vulcani dormienti ed è un importante corridoio naturale per la fauna selvatica. Questo paradiso naturale era minacciato dall’attività estrattiva e dalla deforestazione, lo scorso 8 novembre il governo peruviano ha però istituito ufficialmente il Parco nazionale Sierra del Divisor, 1,3 milioni di ettari di foresta che saranno protetti integralmente.
La nuova area protetta è stata paragonata al Parco nazionale di Yellowstone per l’importanza nella conservazione della biodiversità e per le peculiari caratteristiche geologiche, come i picchi a “cono” e gli altipiani di arenaria che formano nicchie ecologiche uniche.
La notizia, attesa da oltre un decennio caratterizzato da discussioni, contrasti e pianificazione, è giunta venerdì sera, tramite un tweet del ministro dell’Ambiente del Perù, Manuel Pulgar-Vidal. “La creazione del Parco nazionale Sierra del Divisor è un evento storico – ha dichiarato Pulgar-Vidal – è la conferma dell’impegno del governo peruviano per la conservazione, lo sviluppo sostenibile e la lotta contro i cambiamenti climatici”.
Si stima che le foreste della Sierra del Divisor siano in grado di immagazzinare circa 165 milioni di tonnellate di carbonio, l’istituzione del parco rappresenta dunque un importante contributo del Perù in vista della Conferenza sul Clima di Parigi.
La creazione del parco ha coinvolto decine di partner, che vanno da gruppi internazionali di conservazione alle comunità indigene locali. Decisivo è stato anche il sostegno dell’opinione pubblica, secondo un sondaggio l’86 per cento dei peruviani ha sostenuto l’istituzione dell’area protetta.
“La Sierra del Divisor è l’ultimo anello di un’area vasta e complessa, che va dalle rive del Rio delle Amazzoni in Brasile alle cime innevate delle Ande peruviane – ha dichiarato Paul Salaman, Ceo di Rainforest Trust, una delle associazioni conservazioniste che più si è battuta per la creazione del parco. – Il nuovo parco consentirà di proteggere uno dei più grandi rifugi per la biodiversità sulla Terra”.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Un pomeriggio di confronto sui temi della biodiversità in occasione della presentazione del primo Bilancio di sostenibilità territoriale della Sardegna.
Un aumento del 30% rispetto all’anno precedente, che risente anche delle conseguenze dei cambiamenti climatici.
Hieracium australe è la pianta spontanea che si può trovare solo a Milano, sulle mura medievali del Castello sforzesco.
ll Volcán de Fuego in Guatemala è il più attivo dell’America centrale. Alle sue pendici gli abitanti di Trinidad cercano di vivere senza paura.
Abbiamo già tutto quello che serve per difendere il mare, dobbiamo solo impegnarci. Parola di Emilio Mancuso, biologo marino e presidente di Verdeacqua.
Siamo stati al seminario organizzato da Rewilding Apennines in Abruzzo per cercare di capire qual è lo stato del rewilding in Italia e quali sono le prospettive future. Ecco cosa è emerso.
Lo ha fatto sapere la Provincia di Trento che ha agggiuno che “da un primo esame esterno della carcassa dell’orsa F36 non è stato possibile avanzare ipotesi sulla causa della morte”.
L’orsa Jj4 e l’orso Mj5 non saranno abbattuti almeno fino al 27 giugno. Lo ha decisio il Tar di Trento, accogliendo le istanze dei gruppi animalisti.