Allarme per l’anomalia climatica sulla cima della montagna più famosa e venerata del Sol Levante dopo un’estate e un ottobre caldissimi.
Non si farà la strada asfaltata che attraversa il Serengeti
Dopo quattro anni la Corte di giustizia dell’Africa orientale si è espressa contro la costruzione di una strada commerciale che avrebbe attraversato il Parco Nazionale del Serengeti.
Le pianure del Serengeti sono protagoniste della migrazione più imponente del regno animale. Ogni anno migliaia di erbivori, tra i quali gnu, zebre, antilopi, gazzelle e impala attraversano il Parco Nazionale del Serengeti, in Tanzania, fino ad arrivare alla riserva di Maasai Mara, in Kenya.
Questo importante fenomeno, considerato tra gli spettacoli più belli del pianeta, rischia di essere compromesso dalla costruzione di un’autostrada che attraverserebbe il parco. La proposta da parte del governo della Tanzania della creazione di un’arteria commerciale che dividerebbe in due il santuario naturale, mettendo a rischio uno degli ecosistemi più ricchi del pianeta, risale al 2010. I rischi connessi alla costruzione di una simile infrastruttura nel parco sono elevati. La strada potrebbe compromettere fondamentali corridoi ecologici rallentando e ostacolando la migrazione degli animali, sarebbero all’ordine del giorno incidenti stradali con la fauna locale (la morte di anche un solo esemplare adulto di femmina di leopardo sarebbe una tragedia considerando il drastico calo della popolazione), ci sarebbe inoltre il rischio di trasportare all’interno del parco malattie o piante alloctone.
Oggi, dopo quattro anni e numerose battaglie, il Parco Nazionale del Serengeti può festeggiare. La Corte di giustizia dell’Africa orientale (Eacj) si è pronunciata contro la costruzione della strada asfaltata. La corte ha giudicato la proposta irrealizzabile a causa dell’elevato impatto ambientale. Il caso è stato portato dinnanzi tribunale regionale dall’associazione African Network for Animal Welfare (Anaw) nel 2010.
«Rispettiamo la sovranità della Tanzania e le sue esigenze di favorire lo sviluppo nazionale – ha dichiarato Josphat Ngonyo, direttore esecutivo di Anaw – tuttavia riteniamo necessario proteggere una risorsa che appartiene non solo agli abitanti della Tanzania e dell’Africa, ma all’umanità intera».
La sentenza, per il momento, elimina la minaccia di una strada asfaltata. Il governo della Tanzania ha annunciato di voler studiare una soluzione alternativa spostando a sud la costruzione del percorso ed aggirando così il parco, con buona pace degli animali che potranno continuare a percorrere la “pianura sconfinata” (questo il significato della parola “serengeti” in lingua masai) come hanno sempre fatto.
Siamo anche su WhatsApp. Segui il canale ufficiale LifeGate per restare aggiornata, aggiornato sulle ultime notizie e sulle nostre attività.
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 4.0 Internazionale.
Il west highland white terrier è un piccolo cane dal grande carattere. Selezionato in Scozia è diventato ben presto famoso in Europa e Usa
In vista della sfida tra Kamala Harris e Donald Trump alle elezioni presidenziali Usa, ripercorriamo i grandi temi aperti in materia di clima.
Il rapporto Ecosistema urbano 2024 mostra alcuni progressi nelle città italiane, ma troppo lenti. E c’è troppo divario tra nord e sud.
Un evento meteorologico estremo ha colpito la regione di Valencia, in Spagna. Decine i dispersi. Il governo invia l’esercito nelle zone colpite.
Dalla Cop16 arriva il report sullo stato mondiale degli alberi elaborato dall’Iucn. I risultati non sono quelli che speravamo.
Il 29 ottobre 2018, le raffiche di vento della tempesta Vaia hanno raso al suolo 40 milioni di alberi in Triveneto. Una distruzione a cui si sono aggiunti gli effetti del bostrico, che però hanno trovato una comunità resiliente.
Una proposta di legge è in discussione in Francia per vietare le bottiglie di plastica di dimensioni inferiori a 50 centilitri.
Continua ad aumentare il numero di sfollati nel mondo: 120 milioni, di cui un terzo sono rifugiati. Siria, Venezuela, Gaza, Myanmar le crisi più gravi.