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Out of Tibet. Il racconto di un decennio al fianco dei rifugiati tibetani
Albertina d’Urso ha viaggiato per il mondo per fotografare i rifugiati tibetani in esilio. Su Kickstarter è attiva una campagna per la pubblicazione del libro fotografico e pieno di testimonianze Out of Tibet.
Out of Tibet è una raccolta di fotografie che raffigura i membri della diaspora tibetana in tutto il mondo. È il frutto di oltre dieci anni di lavoro della fotografa italiana Albertina d’Urso, specializzata in reportage sociali e umanitari, tra cui Welcome to Compton, uno spaccato di vita in uno dei quartieri più pericolosi di Los Angeles che le è valso il Canon young photographers award nel 2007. Il libro e la mostra itinerante Out of Tibet costituiscono una rappresentazione visiva che mostra come i nativi tibetani si siano sforzati per mantenere viva la propria cultura anche al di fuori della madrepatria. La pubblicazione del libro è stata finanziata grazie a una campagna di crowdfunding lanciata su Kickstarter: visitando la pagina si può acquistare il libro.
Il Tibet
Il quattordicesimo Dalai Lama Tenzin Gyatso, il tibetano in vita più famoso al mondo, era appena adolescente quando 40mila truppe cinesi conquistarono la regione nel 1949, all’epoca indipendente. Mao Zedong aveva da poco preso il potere in Cina e il Tibet costituiva un territorio strategico per la ricchezza dei giacimenti minerari e per la sua posizione vantaggiosa al confine con l’India.
Nel 1960 il governo tibetano, noto anche come Amministrazione centrale tibetana (Central tibetan administration, Cta), si è rifugiato in esilio nella città di Dharamsala, nell’India settentrionale. È da lì che, ancora oggi, il Dalai Lama guida la resistenza pacifica in nome della liberazione tibetana. La grave situazione ha suscitato interesse a livello internazionale e ha dato vita a un fervente movimento di protesta in quella che oggi è detta regione autonoma del Tibet (Tar), sotto il controllo cinese. Dal 2009 più di 140 persone si sono immolate per protestare contro l’oppressiva e ingiusta occupazione cinese.
La diaspora tibetana
D’Urso ha visitato il Tibet per la prima volta nel 2000 ed è rimasta affascinata dalla sua gente che, “pur senza uno stato e con un governo non riconosciuto da nessun altro paese, è comunque unita da un forte legame nazionale costituito dalla lingua ufficiale e dal leader spirituale supremo, il Dalai Lama”, ha dichiarato la fotografa. Mentre si trovava lì ha osservato con i suoi occhi la repressione della cultura tradizionale tibetana, ma quando andò nel campo profughi di Bylakuppe, fondato nel 1961 in India meridionale, si rese conto che quella cultura e quella religione erano ancora vive nei tibetani in esilio.
Secondo i dati raccolti dalla Cta del 2010, ci sono oltre sei milioni di tibetani in tutto il mondo e quasi tutti vivono nella Tar e nelle province limitrofe. D’Urso ha documentato – come fosse diventata una missione per lei – le vite dei tibetani che si sono trasferiti, oltre che in India, anche in Nepal, a Taiwan, negli Stati Uniti, in Canada e in Europa. In questi luoghi ha scoperto che, se da un lato i tibetani si sono adattati a culture molto diverse dalla propria, dall’altra continuano a osservare le loro tradizioni e la fede buddista.
Out of Tibet
Il progetto Out of Tibet contiene tutto questo. Nel libro vengono mostrate le foto più toccanti che d’Urso ha scattato nel corso degli anni, e sono anche presenti dettagli di conversazioni intrattenute con i rifugiati tibetani. L’introduzione è stata scritta dal primo ministro della Cta, Lobsang Sangay, mentre la premessa è dello stesso Dalai Lama. L’autrice spera che un giorno giunga nelle mani degli stessi tibetani finalmente tornati a casa, che guarderanno al tempo passato lontani dalla madrepatria come a un ricordo distante ed estraneo.
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