Il livello di inquinamento supera di 60 volte il limite fissato dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il governo ha chiuse le scuole e ha invitato gli anziani a stare a casa.
La Terra vista dall’alto, con e senza il nostro impatto, nelle foto spettacolari di Daily Overview
Le foto di Overview mostrano la natura maestosa e l’impatto dell’uomo su questa con l’obiettivo di suscitare meraviglia, ma anche di aiutarci a comprendere l’interconnessione tra le forme di vita, e motivarci per proteggere il pianeta di cui siamo solo ospiti. Abbiamo parlato con il suo autore, Benjamin Grant.
Il cambio di prospettiva è un passo fondamentale in qualsiasi processo di conoscenza e comprensione. Quando guardiamo qualcosa da un’altra prospettiva riusciamo a vederla in modo nuovo, capirla meglio, comprenderla a fondo. Un punto di vista diverso ci sprona, ci sblocca e ci schiarisce le idee perché riesce a mostrarci i lati nascosti, i punti di luce di un problema o, al contrario, le ombre di un apparente idillio. Quando osserviamo dall’alto, percepiamo la totalità di quello a cui ci troviamo di fronte.
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Questo cambio di consapevolezza è un’esperienza che, oltre ad essere vissuta da tutti noi più o meno consciamente ogni giorno, è stata descritta con un nome ben preciso – effetto overview. Il termine è stato coniato dal divulgatore scientifico Frank White dopo che diversi astronauti nello spazio hanno riscontrato un cambiamento psicologico in seguito a un cambio totale di prospettiva, in questo caso vedendo la Terra dallo spazio, che gli ha permesso di maturare una nuova consapevolezza sul ruolo dell’uomo nel mondo e su cosa significhi essere vivi.
Sono diventato completamente ossessionato da quell’idea. Perché ha praticamente cambiato il modo in cui vedevo tutte le cose.Benjamin Grant, creatore e autore di Daily Overviewhttps://www.youtube.com/watch?v=kIlpy1EoPDM Da questo concetto è nato Daily Overview, il progetto fotografico di Benjamin Grant, che ogni giorno ci offre una fotografia di una parte del mondo proprio da quel punto di vista, dall’alto. I protagonisti sono la natura maestosa e l’impatto dell’uomo su questa che, grazie alla prospettiva unica, creano forme, pattern, e disegni che ci lasciano a bocca aperta. L’obiettivo è infatti quello di suscitare meraviglia, ma allo stesso tempo aiutarci a comprendere l’interconnessione tra tutte le forme di vita, e motivarci per proteggere il pianeta su cui siamo solo ospiti.
Il progetto è diventato anche un libro, intitolato Overview. La nostra Terra, che è un viaggio che ci guida dall’alto nei diversi aspetti della nostra vita che impattano il Pianeta, esattamente com’è diviso nei capitoli: Dove coltiviamo, dove estraiamo, dove creiamo energia, dove viviamo, dove progettiamo, dove giochiamo, dove scarichiamo, dove non siamo. Ogni foto è accompagnata dalla posizione esatta nel mondo, e una spiegazione che ci aiuta a comprendere meglio la storia che ogni overview ci presenta sotto gli occhi. Abbiamo parlato con Benjamin Grant, che ci ha raccontato del suo lavoro, delle sue foto e di come sia stato, lui prima di noi, rapito dall’effetto overview.
Perché hai iniziato a creare e pubblicare queste immagini dall’alto?
È iniziato tutto nel 2013 mentre lavoravo in un’azienda di consulenza, dove facevo parte di un club sullo spazio. Mentre lo preparavo, ho digitato la parola Terra su un programma di mappe e per sbaglio mi ha trovato Earth, in Texas, una cittadina in mezzo al nulla di cui non avevo mai sentito parlare. Sullo schermo mi sono apparsi dei cerchi bellissimi, il risultato di un sistema di irrigazione. Sono rimasto stregato. Quello che mi aveva spinto a digitare Earth è stato l’effetto overview, di cui mi aveva parlato un collega del club. Sono diventato completamente ossessionato da quell’idea. Così, ho iniziato a creare queste immagini per divertimento e a postarne una al giorno. Da allora, quello che cerco di fare è proprio ispirare quell’effetto overview nel pubblico. Mostrare alle persone qualcosa di molto grande o molto complesso mai visto prima obbliga il cervello a sviluppare nuovi modelli mentali per capire cosa si sta guardando, è un’esperienza forte.
Come scegliete i soggetti delle vostre foto?
All’inizio del progetto abbiamo deciso che tutti i luoghi su cui ci saremmo concentrati avrebbero dovuto avere una qualche forma di impatto umano. Quindi i temi legati all’energia, l’industria estrattiva, l’agricoltura, i trasporti, l’urbanistica e così via. Ovviamente ogni immagine deve raccontare una storia, o qualcosa legato a ciò che sta accadendo nel mondo. Infine li scegliamo in base a dove sono nel mondo e ci assicuriamo che siano visivamente belli, che la gente possa provare stupore se osservati dall’alto.
A proposito dell’impatto che noi, specie umana, abbiamo sul Pianeta quali immagini ti hanno colpito di più?
Da una prospettiva negativa, le immagini che attirano sempre la mia attenzione sono le miniere. Non è comune vederne. Sono miniere giganti che estraggono minerali o elementi come oro, litio, petrolio – tutti elementi utili alla nostra civiltà, che però spesso non sappiamo da dove arrivino. Le miniere hanno un impatto distruttivo sull’ambiente, ma l’aspetto positivo è che in questo modo possiamo avere consapevolezza che le cose che usiamo nella vita di tutti i giorni arrivano da qualche parte. Ma è anche importante capire che l’ambiente e il Pianeta pagano un pezzo per la loro estrazione. E spero che la gente inizi a parlarne e che questo porti a un Pianeta più sicuro perché la gente diventa più consapevole.
Quali invece positivamente?
Da una prospettiva positiva, credo sia bello mostrare le energie rinnovabili, dal solare all’eolico. Ora abbiamo la tecnologia, questa incredibile tecnologia, per creare energia. E anche qui, tutto inizia con la consapevolezza: è importante che le persone sappiano come viene creata l’energia, da dove arriva e quali possono essere i danni sull’ambiente se prodotta da carbone o gas. Quindi è bello poter mostrare le due facce del problema, ed educare le persone sulle possibili soluzioni ai problemi che stiamo affrontando. E fare questo passaggio velocemente. Tra l’altro, sul tipo di energia, c’è anche una storia a livello visivo. Le fonti di energia rinnovabile si fondono nell’ambiente meglio rispetto alle fonti che producono gas a effetto serra: se si guarda i parchi eolici o solari sono più integrati nel paesaggio. Non solo il loro impatto è minore, ma occupano anche meno spazio. Le raffinerie di petrolio o le centrali a carbone sono invece isolate, e connesse ai corsi d’acqua, che inevitabilmente finiscono per inquinare. Quindi anche a livello visivo ci si può rendere conto che una fonte di energia è meglio dell’altra, pur non avendo tutte le informazioni a disposizione.
Nel libro ci sono immagini di confronto, che hanno una grande potenza. Che tipo di storie raccontano?
Con una sola immagine si mostra un momento preciso nel tempo, ma quando se ne hanno due si può monitorare cosa sta accadendo al Pianeta e mostrare l’impatto che stiamo avendo in un lasso di tempo. Queste immagini che mostrano il prima e il dopo possono raccontare, da questa prospettiva, le storie più potenti. E non parlano solo dell’impatto sull’ambiente, ma anche sull’umanità. Un esempio è la foto del campo profughi di Zaatari. Credo sia il miglior esempio nella storia recente di come un disastro ambientale possa portare ai conflitti e alla crisi dei rifugiati. Molte persone si dimenticano che la crisi in Siria è iniziata in primo luogo a causa della siccità che ha costretto gli agricoltori ad andare in città, causando instabilità e caos che ha portato il governo alla repressione. Spesso dimentichiamo la storia climatica e di come possa coinvolgerci personalmente, di come il clima può costringere persone a fuggire di casa, di come possa ucciderle. Raccontare queste storie è importante e necessario se vogliamo che le persone cambino abitudini per creare un mondo migliore.
L’ultimo capitolo del libro è una celebrazione dei luoghi incontaminati e remoti del Pianeta in cui l’uomo non ha (ancora) messo piede. Che tipo di impatto ti aspetti crei nel pubblico?
Celebrare è la parola giusta. Credo che parte dell’effetto overview sia proprio celebrare il Pianeta bellissimo in cui viviamo. Quando si guardano le parti del mondo che sono rimaste intatte, si prova stupore. È incredibile bellezza, magnificenza, meraviglia, emozioni generate dalla natura.
Nel libro c’è anche l’elemento del tempo. Quando si guarda un luogo e si pensa a quanto tempo ci ha messo per formarsi, magari decine di migliaia o addirittura milioni di anni, come un vulcano, un lago o un fiume, si ha un senso del tempo. E quando si paragona il tempo di quei luoghi naturali, con quello di luoghi che sono stati costruiti negli ultimi cento o addirittura solo dieci anni, si ha un senso dell’impatto che stiamo avendo sul Pianeta e di quanto veloce questo accada. Se si riconosce da quanto esiste la Terra e da quanto la nostra civiltà, è un paragone folle. L’uomo sta cambiando il Pianeta in così poco tempo e questo paragrafo enfatizza questo fatto.
Qual è, quindi, l’importanza di vedere le cose da un’altra prospettiva?
La potenza che sta alla base del nostro lavoro è l’abilità di provocare stupore, di mostrare i luoghi in cui viviamo in modo nuovo, il potere di intendere il mondo in un modo nuovo, di identificarsi con luoghi che sono lontani da noi. Tutte queste cose già esistono, risiedono in questa prospettiva. Il progetto sta crescendo e sta raggiungendo nuove persone, e questo ci dà conferma che l’effetto overview è realtà, non soltanto una bella idea. Queste immagini hanno un impatto sulle persone a livello psicologico in modo positivo. Credo che continuando a offrire alle persone questo tipo di prospettiva non aumenteremo solo la loro consapevolezza, ma avremo anche un grande impatto positivo, per creare un futuro migliore per il Pianeta.
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