Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Il meteorologo Paolo Corazzon sull’estate 2019: “È troppo presto per fare previsioni”
Sarà un’estate rovente, hanno titolato alcuni siti spacciandola per una previsione affidabile. Abbiamo chiesto al meteorologo Paolo Corazzon se davvero ci attendono temperature da record.
“Cosa diavolo è successo al riscaldamento globale?”, si domandava il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump a gennaio quando il Midwest è stato colpito da un’ondata di gelo senza precedenti, con le temperature dei venti che a Chicago hanno raggiunto -50 gradi centigradi. Ora che l’estate si avvicina, i cambiamenti climatici tornano “utili” a quei siti che nella speranza di acchiappare click dipingono scenari apocalittici: “Già dalla fine di maggio il caldo sarà infernale”. Abbiamo voluto fare chiarezza sulla questione chiedendo il parere del fisico e meteorologo Paolo Corazzon di 3Bmeteo.
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È vero che l’estate del 2019 sarà rovente, come titolato da molti siti d’informazione nelle ultime settimane?
Alcuni siti di meteorologia, per guadagnare visibilità, lanciano delle “bombe” nella speranza che qualcuno abbocchi: in questi giorni sono entrati in circolazione articoli che preannunciano un’estate bollente, con 40 gradi al nord; ogni anno capita di leggerne. A marzo, però, è impossibile dare indicazioni precise ed attendibili sull’estate.
Quello che si può dire è che negli ultimi anni la tendenza è quella d’avere, nell’area mediterranea e quindi nella nostra penisola, stagioni estive sempre più calde e, soprattutto al centro-nord, sempre più secche.
La tendenza ad avere estati sempre più calde è dovuta al riscaldamento globale?
Senza dubbio. La Terra si sta scaldando e il Mediterraneo è fra le zone dove il fenomeno è più evidente, quindi dov’è più alta la probabilità di avere estati particolarmente calde.
Anche quest’inverno abbiamo assistito agli effetti dei cambiamenti climatici. Al sud ci sono state grandi nevicate, ma per il nord è stato un inverno moscio, con scarse precipitazioni, pochissima neve sulle Alpi e temperature sopra la media. In Italia sono proprio le regioni settentrionali, infatti, che stanno subendo maggiormente le conseguenze del riscaldamento globale, vivendo spesso periodi siccitosi. Adesso abbiamo i fiumi in secca: a marzo non dovrebbe essere così.
Nord in secca: -50% di pioggia in meno in Inverno. Il #Po è sui livelli estivi #meteo #siccitàhttps://t.co/lWD8nG4MsE
— 3B Meteo (@3BMeteo) 13 marzo 2019
Il ritorno di El Niño causerà un aumento delle temperature nei prossimi mesi?
El Niño è un fenomeno naturale che corrisponde ad un temporaneo riscaldamento delle acque dell’oceano Pacifico. Avviene in maniera abbastanza ciclica, ogni 4-5 anni, ed è poi seguito dalla Niña, cioè un raffreddamento delle acque.
Riguarda, appunto, l’oceano Pacifico: l’Europa ha conseguenze solo quando gli episodi di El Niño o La Niña sono particolarmente forti. Invece quello che sembrerebbe effettivamente arrivare nel 2019 non sarà un evento marcato, quindi le sue influenze sul tempo nel Vecchio continente saranno ridottissime.
Quali saranno invece gli effetti del rallentamento della corrente del Golfo?
Con l’aumento della temperatura sul Pianeta si stanno sciogliendo i ghiacciai, anche quelli della Groenlandia che sono costituiti d’acqua dolce e che, finendo nel mare, provocano un cambiamento nella salinità degli oceani con conseguente modifica delle correnti oceaniche. La corrente del Golfo potrebbe rallentare e quindi non riuscire più a raggiungere l’Europa che pertanto, nonostante il riscaldamento globale, potrebbe in futuro avere un clima mediamente un po’ più freddo. A mio parere, però, questo raffreddamento dovuto al rallentamento della corrente del Golfo sarebbe più limitato rispetto al riscaldamento che noi uomini stiamo causando. E che sta provocando un’estremizzazione del clima, con fenomeni meteorologici sempre più violenti, dovuti alla ricerca da parte della Terra di un nuovo equilibrio climatico.
Una curiosità: perché la città di Lecco si scalda più velocemente del resto d’Italia?
A causa dei cambiamenti climatici, le correnti atmosferiche in Italia si muovono sempre più frequentemente da nord a sud; i venti che scavalcano l’arco alpino, cadendo sui laghi del Piemonte e della Lombardia, si scaldano: è quello che si chiama effetto Föhn. La città di Lecco ha spesso vissuto negli ultimi anni giornate interessate da questa circolazione dei venti che ha portato a temperature particolarmente miti.
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