La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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Il Parco nazionale del Gran Paradiso è il più antico d’Italia e compie 95 anni nel 2017. Un territorio tra la Valle d’Aosta e il Piemonte caratterizzato da un elevato grado di biodiversità, habitat anche dell l’iconico stambecco.
Più di 71mila ettari di terreno quasi totalmente montuoso tra il Piemonte e la Valle d’Aosta, che sono oggi un’oasi di bellezze naturali da salvaguardare: il Parco nazionale del Gran Paradiso venne istituito 95 anni fa allo scopo di proteggere lo stambecco, l’animale che ancora oggi è il suo simbolo, ed è il più antico d’Italia. Un luogo meraviglioso, una data da festeggiare.
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Il compimento dei 95 anni – dedicati alla protezione della natura e dello sviluppo sostenibile per un territorio caratterizzato da un elevato grado di biodiversità – lancia l’inizio dei grandi festeggiamenti che si terranno soprattutto nel 2022 in occasione del compimento del primo secolo di vita del parco. La fine del 2017 segna anche un altro grande traguardo: sono passati 70 anni dall’istituzione del Corpo di sorveglianza formato dai guardaparco. Sette decenni di attività di ricerca, lotta al bracconaggio e tutela della natura nelle valli del parco. Migliaia di chilometri percorsi fra le montagne piemontesi e valdostane per salvaguardare uno degli ambienti più belli delle Alpi, per monitorare lo stato di salute dell’area protetta, controllare la fauna selvatica e i suoi comportamenti, contribuire alle attività di ricerca scientifica ma anche di educazione ambientale e di supporto ai turisti e alle comunità locali.
In occasione di queste due importanti ricorrenze il parco ha organizzato diversi eventi tra l’8 e il 9 dicembre: dai concerti pianistici alle visite guidate dai guardaparco per scoprire i segni nascosti degli animali, le loro tracce e indici di presenza, l’attività di monitoraggio, il servizio nelle diverse stagioni, le attrezzature di lavoro. Il programma completo è consultabile qui.
Il Parco nazionale del Gran Paradiso ha una varietà floro-faunistica molto vasta ma l’animale per il quale viene ricordato è lo stambecco che vive nelle praterie d’alta quota e sulle pareti rocciose. Le differenze tra il maschio e la femmina sono molto accentuate: alla fine dell’autunno il peso medio dei maschi adulti è di circa 90 chili, con una lunghezza media di circa 160 centimetri. Le femmine pesano invece tra i 35 e 49 chili e hanno una lunghezza media di 135 centimetri. È un animale caratterizzato da corna cave e permanenti, costituite da un astuccio corneo di rivestimento delle ossa. Le corna nel maschio sono molto più lunghe e grosse e hanno una lunghezza media massima di 92 centimetri. Nelle femmine sono più sottili e corte e sono mediamente lunghe 34 centimetri.
La sua dieta è composta esclusivamente da erba fresca nella stagione estiva mentre si completa con arbusti, germogli, licheni e aghi di conifere nelle altre stagioni. Lo stambecco alpino ha rischiato l’estinzione alla fine del Diciannovesimo secolo e si è salvato solo nelle valli che oggi compongono il Parco nazionale del Gran Paradiso. La sua presenza nel parco non ha mai subito interruzioni e attualmente è uniformemente presente in tutte le valli dell’area protetta. In Valle Soana e nella bassa Valle Orco invece la sua distribuzione è discontinua. Le concentrazioni maggiori si rilevano durante l’estate nelle valli di Cogne e Valsavarenche. Lo stambecco è oggetto di particolare attenzione e protezione da parte del parco e gli sono dedicati diversi progetti di ricerca e conservazione. Nel censimento del 2011 se ne contavano nel territorio del parco 2700.
In questo periodo il parco può essere scoperto grazie a delle belle escursioni con le ciaspole, un modo lento e quieto per ammirare le bellezze e i suoni della natura in sintonia con il territorio. Sul sito ufficiale sono indicati tutti i possibili itinerari. Da ricordare inoltre che con il progetto A piedi tra le nuvole per salvaguardare l’ambiente, il Parco nazionale del Gran Paradiso promuove una mobilità dolce, regolamentando d’estate il traffico automobilistico privato lungo la strada che conduce al Colle del Nivolet e favorendo gli spostamenti a piedi, in bici e con navetta.
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