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Pay by result, così il nostro welfare potrebbe davvero cambiare
Dalle carceri inglesi gli strumenti pay by result potrebbero sbarcare in Italia. E sostenere il recupero dei detenuti anche se le casse pubbliche arrancano.
Un welfare innovativo, inclusivo e che funzioni davvero, senza dubbio, costa. In molti casi costa decisamente troppo per i bilanci statali, che già sono alle prese con i costi dei servizi di base. In questi casi, i capitali privati possono entrare in gioco. Magari per fare davvero la differenza. Anche con l’aiuto di strumenti finanziari ad hoc, come i pay by result bond. Obbligazioni già sperimentate nel Regno Unito, che iniziano a essere osservate con sempre maggiore interesse anche nel nostro Paese.
Come funziona il modello “pay by result”
Un social impact bond, che si basa sul modello “pay by result”, è un’obbligazione con cui il settore pubblico raccoglie investimenti privati per pagare chi gli fornisce servizi di welfare. Come accade con le comuni obbligazioni, chi acquista un social impact bond ha diritto, a una determinata scadenza, a riavere indietro il capitale prestato più una quota di interesse. La differenza sta però nel fatto che la remunerazione del capitale investito viene agganciata al raggiungimento di un certo risultato sociale. Questo per via di un principio: risolvere un problema sociale significa evitare un costo per la società. È proprio questo risparmio a mettere la pubblica amministrazione nelle condizioni di remunerare gli investitori.
Il primo esperimento parla inglese e risale al 2010. Per sostenere il reinserimento di 3mila detenuti del carcere di Peterborough, diciassette investitori acquistano social impact bond per un valore di 5 milioni di sterline. Accettando, così, di ricevere un pagamento solo se il tasso di recidiva sarà sceso del 7,5 per cento.
Alla @camcomroma, presentazione dello studio dedicato ai #socialimpactbond per reinserimento persone detenute con @HUMANFdn pic.twitter.com/sYLNtDUIp4
— Andrea Orlando (@AndreaOrlandosp) 15 marzo 2017
Al ministero della Giustizia si parla di social impact bond
In questi mesi un gruppo di lavoro ha iniziato a lavorare sulla fattibilità di adottare i pay by result bond anche in Italia, per sostenere programmi innovativi per il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. Il risultato è lo studio di fattibilità “L’applicazione di strumenti pay by result per l’innovazione dei programmi di reinserimento sociale e lavorativo delle persone detenute”, presentato a marzo al ministro della Giustizia Andrea Orlando da Giovanna Melandri (presidente di Human Foundation) e Massimo Lapucci (segretario generale della Fondazione Crt). L’analisi è stata realizzata da Human Foundation e Fondazione Sviluppo e Crescita Crt, insieme al Politecnico di Milano, all’Università di Perugia e a Kpmg, con il supporto del dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria e la collaborazione della direzione della casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino.
Come si finanzia il reinserimento dei detenuti
L’idea è quella di riuscire ad assegnare un preciso valore finanziario a un risultato sociale. Un risultato che, in questo caso, è il reinserimento sociale e lavorativo dei detenuti. Se una persona conclude il suo periodo in carcere senza recidiva, la pubblica amministrazione non dovrà più sostenere i costi della sua detenzione (pasti, posti letto, personale di sorveglianza e così via). Ma non è tutto qui. Allargando lo sguardo, la comunità godrà di un calo del tasso di criminalità. E, se il detenuto troverà un lavoro regolare e stabile, lo Stato incasserà il gettito fiscale che ne consegue.
Insomma, il valore economico è innegabile. A questo punto bisogna “solo” tradurlo in cifre e trovare un ente indipendente che verifichi se il risultato in cui si sperava è stato raggiunto o meno. A quel punto, l’amministrazione pubblica può permettersi di ripagare gli investitori privati che hanno finanziato il progetto accollandosi il rischio imprenditoriale. In questa specifica proposta, si ipotizza che l’accantonamento delle risorse spetti a Cassa Ammende, che ha una contabilità speciale. E che i potenziali investitori siano soprattutto fondazioni di origine bancaria, che hanno la necessità di diversificare il proprio portafoglio puntando anche su attività garantite dal pubblico.
Anche il ministro Orlando si è sbilanciato a favore della possibilità di sperimentare, almeno in versione pilota, nuovi strumenti finanziari pay for result che inneschino questo sistema. Se funzionassero, i social impact bond potrebbero dare l’input per rinnovare l’intero sistema penitenziario del nostro paese.
Cosa dichiara Giovanna Melandri sul modello pay by result
Una delle personalità che più si stanno spendendo per l’adozione del modello pay by result in Italia è proprio Giovanna Melandri, ex-ministro per i Beni e le attività culturali e per le Politiche giovanili e le attività sportive, e ora presidente di Human Foundation e della Fondazione Maxxi. “L’Europa è il Moloch della spesa pubblica per il sociale, ma nonostante questo è evidente che c’è qualcosa che non va. Ci sono aree di domanda di politiche sociali che risultano quasi del tutto scoperte, in primo luogo la prevenzione“: queste le parole con cui ha esordito alla Settimana Sri il 15 novembre, nel corso di un evento dedicato proprio all’impatto sociale e ambientale degli investimenti.
Non è un caso, dunque, se proprio sulla prevenzione si incentra il progetto che coinvolge il carcere di Torino. Un progetto che, ha sottolineato con forza Melandri, se diventerà realtà andrà a incidere radicalmente sui meccanismi del welfare (e sulle loro inefficienze): “Cosa significa per la pubblica amministrazione? Non ridurre le risorse, ma spenderle meglio. Significa non essere più costretta a erogare finanziamenti senza poi poter intervenire sul modo in cui vengono usati; una situazione che finora ha portato ad alcune distorsioni e, viceversa, ha fatto sì che alcuni casi d’eccellenza non venissero valorizzati a dovere”.
‘Erogare risorse pubbliche sulla base dei risultati realizzati è la rivoluzione copernicana di questo settore’ @GioMelandri a #settimanasri @ItaSIF @GruppoCdp @FondCariplo
— Social Impact Agenda (@SIAita_) 15 novembre 2017
E cosa significa, invece, per il settore privato? “È una sfida, perché impone di non fare più impact investing solo in una direzione (supply-side), ma permette di costruire la domanda. Che è proprio quella che in questo momento manca”, ha dichiarato Melandri di fronte a una platea attenta. Le cooperative sociali che operano in carcere, da parte loro, si trovano costrette a collaborare tra loro per raggiungere un obiettivo comune.
Gli strumenti pay by result, ha concluso, non sono una soluzione già scritta, ma un terreno di ricerca che ogni paese sta cercando di adattare alla propria storia. “È una sfida al liberismo che non integra i valori sociali nel mercato – ha concluso –. Ma è anche una sfida allo statalismo, che pensa che la soluzione sia quella di erogare risorse pubbliche senza controllo”.
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