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Quante tartarughe marine sono nate in Calabria nel 2019
Con la recente schiusa degli ultimi due nidi, si è ufficialmente conclusa la stagione riproduttiva di Caretta caretta in Calabria.
Oltre 1.700 nuovi piccoli esemplari di Caretta caretta sono nati in Calabria nel corso della stagione riproduttiva appena conclusasi, contribuendo a dare un’ulteriore speranza per il futuro di questa specie carismatica e minacciata, simbolo del Mediterraneo, classificata come “vulnerabile” dalla Lista Rossa della Iucn. Complessivamente in Calabria nel 2019 sono stati registrati 35 nidi, in particolare il tratto di costa ionica reggina, che rappresenta il più importante sito di nidificazione di Caretta caretta in Italia, ha ospitato 28 nidi, rinvenuti e protetti dalla onlus Caretta Calabria Conservation, fondata proprio per censire e proteggere i nidi di questi rettili marini.
A “caccia” di nidi
Trovare e monitorare i nidi di Caretta caretta, specie in un tratto di costa ancora selvaggio e poco accessibile come quello della provincia di Reggio Calabria, è impresa tutt’altro che semplice. Anche quest’anno l’associazione conservazionista calabrese è però riuscita nel suo intento, assicurando al mare più di 1.700 piccoli, “grazie all’instancabile opera di un’ottantina di persone tra partecipanti ai campi di ricerca e formazione, tesisti e tirocinanti provenienti da tutta Italia – si legge in un comunicato della ong – coordinati da personale specializzato e autorizzato dal ministero dell’Ambiente”.
Ricercatori e volontari hanno cercato tracce e nidi tramite il pattugliamento giornaliero dell’arenile, anche grazie all’utilizzo di droni e fatbike a pedalata assistita. Oltre a censire i nidi, il personale dell’associazione si occupa della messa in sicurezza di ogni nidiata, della traslocazione dei nidi deposti troppo vicino al mare e dell’incubazione artificiale delle uova rinvenute in condizioni ambientali particolarmente sfavorevoli.
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Una buona annata
I numeri registrati hanno confermato la straordinaria importanza della costa ionica reggina per la tartaruga marina comune, ma anche i dati giunti dal resto d’Italia sono incoraggianti. “Complessivamente la stagione è andata bene rispetto lo scorso anno – ha dichiarato Salvatore Urso, naturalista e socio fondatore di Caretta Calabria Conservation -. Sono stati censiti quasi cento nidi e, considerato che non ovunque vengono cercati, si è certamente superata la quota cento. È anche vero che fare un raffronto con gli anni scorsi non è semplice, dato che in passato i dati a disposizione erano minori e molto più frammentari. Per quanto riguarda il tratto di costa ionica reggina il numero di nidi è stabile e oltre il 70 per cento delle uova deposte si è schiuso con successo”.
Il clima non ha (ancora) influito sulla nidificazione
L’estate 2019 è stata molto calda, in particolare il mese di luglio è stato, secondo il programma europeo Copernicus, il più caldo mai registrato negli ultimi 140 anni. Ciononostante la stagione riproduttiva di Caretta caretta non ne avrebbe risentito. “Le temperature non si sono discostate di molto dalle già elevate medie stagionali – ha spiegato Salvatore Urso -. In Calabria ci sono alcune spiagge in cui la temperatura media può raggiungere i 32-33 gradi, non è un fenomeno nuovo. L’importante è che non si superino i 35-36 gradi, temperatura che provoca la morte dell’embrione”.
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L’aumento delle temperature può tuttavia rappresentare una grave minaccia a lungo termine. “Se la temperatura supera i 29 gradi nascono solo femmine e può aumentare lo squilibrio tra i sessi. Già ora il numero di maschi è molto basso, nascendo da nidi prematuri o tardivi, quando le temperature sono più basse, gli esemplari di sesso maschile sono oltretutto più vulnerabili, trattandosi di nidi con uno scarso successo di schiusa”.
Cosa ci dice l’anomalo nido di Pesaro
Abbiamo infine chiesto al naturalista di Caretta Calabria Conservation se il nido rinvenuto sulla spiaggia di Baia Flaminia a Pesaro, che risulta essere la deposizione di tartaruga marina più a nord mai registrata in Italia, è un buon segno, che indica l’espansione della specie, o piuttosto un sintomo negativo dell’aumento delle temperature. “Né l’uno né l’altro – ha precisato Salvatore Urso -. A quella latitudine, ma dal lato tirrenico, sono già state segnalate nidificazioni, ad esempio in Francia e in Corsica. Caretta caretta è una specie filopatrica, che tende pertanto a tornare sempre nel medesimo luogo”.
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“È difficile che le tartarughe cambino abitudini in risposta a un mutamento ambientale, sono animali abitudinari e testardi al punto da tornare nello stesso sito anche quando questo non esiste quasi più, come osservato in alcune spiagge particolarmente erose”. In ogni caso, ha concluso Urso, è probabile che la specie frequentasse questo tratto di costa anche in passato, d’altronde le tartarughe marine sono ampiamente diffuse nell’alto Adriatico, ma oggi, grazie al crescente interesse verso la conservazione e al maggior numero di persone presenti in spiaggia, individuare un nido può essere più semplice.
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