Si tratta di un’area di 202 chilometri quadrati nata grazie agli sforzi durati 16 anni delle comunità locali e nazionali a Porto Rico.
Ramón Navarro: “Sento la responsabilità di proteggere la mia costa per le generazioni future”
Il surfista cileno, ambasciatore di Patagonia, si batte per proteggere Punta de Lobos e per trasformarla in una riserva naturale per il surf.
Ramón Navarro ha la voce calma e lo sguardo gentile, viene naturale chiedersi se ci sia qualcosa in grado di preoccupare quest’uomo capace di affrontare onde alte oltre dieci metri, veri e propri palazzi d’acqua in movimento.
In effetti qualcosa che spaventa Ramón c’è, è lo sviluppo costiero incontrollato della sua terra, Pichilemu, in Cile, un tratto di costa incontaminato in cui sorge Punta de Lobos, considerato il miglior spot cileno per il surf.
Ramón Navarro è uno dei principali esponenti del big wave surf, ovvero il “surf su onde giganti”, disciplina tanto rischiosa quanto spettacolare. Prima di essere una star mondiale del surf Ramón è un ambientalista, e il figlio di un pescatore.
The fisherman’s son: the spirit of Ramón Navarro, è il titolo del documentario prodotto da Patagonia che racconta la vita del surfista cileno, dalle umili origini fino alla fama raggiunta cavalcando le onde e diventando ambassador Patagonia del surf, passando per lo sviluppo di una coscienza ambientale fuori dal comune.
L’obiettivo di Ramón è proteggere Punta de Lobos, con i suoi tipici faraglioni a strapiombo sul mare, le sue onde, la sua biodiversità e le persone che vi abitano, che hanno vissuto a contatto con l’oceano per migliaia di anni, generazione dopo generazione.
Per raggiungere tale scopo è nata l’iniziativa Punta de Lobos por Siempre, campagna di raccolta fondi destinati alla salvaguardia di questo tratto di costa, l’obiettivo è acquistare l’area e farne una riserva protetta.
Il film, diretto da un’altra leggenda del surf, Chris Malloy, e realizzato con la collaborazione dell’associazione Save the Waves, è stato proiettato in occasione del recente Surfilm Festibal, festival cinematografico incentrato sul surf svoltosi a San Sebastian dal 24 al 28 giugno. Lo scenario perfetto per chiedere a Ramón Navarro cosa lo abbia spinto a dedicare la propria vita alla tutela di Punta de Lobos.
C’è stato un momento particolare in cui ha capito che Punta de Lobos andava protetta?
Il desiderio di proteggere questo tratto di costa è nato quando ero piccolo e seguivo mio padre che ha sempre pescato a Punta de Lobos. Accompagnando mio padre a pesca e facendo immersioni ho ereditato da lui l’amore e il rispetto per quel luogo. Quando a Pichilemu, la mia città natale, si è iniziato a costruire ovunque, senza pianificazione, ho capito che bisognava fare qualcosa per proteggere la nostra costa.
Crede che il surf possa avvicinare le persone all’ambiente e contribuire a sensibilizzarle?
Credo di sì. Il surf ti mette a contatto con l’oceano e quando sei nell’oceano capisci veramente chi comanda, la natura con le sue leggi, non l’uomo. Non importa che tu sia ricco o povero, in acqua siamo tutti uguali e tutti dobbiamo rispettare madre natura ed essere consci dei nostri limiti.
Punta de Lobos è lo spot più famoso del Cile per fare surf. Non crede che un grande afflusso di surfisti potrebbe comunque contribuire a degradare l’ambiente?
Questo purtroppo è un problema già attuale. Negli anni Ottanta Punta de Lobos era un posto quasi segreto, ma negli ultimi quindici-venti anni la sua fama è aumentata notevolmente, fino ad essere considerato uno dei punti migliori del mondo per il surf. Per fortuna una selezione viene effettuata dalla natura stessa, le onde che si formano là infatti richiedono un certo talento e non sono accessibili a tutti. In qualche modo le onde si proteggono da sole, è la costa ad aver bisogno del nostro aiuto. Chiaramente il surf per l’economia locale è una risorsa preziosa che attira visitatori tutto l’anno.
Come indica i titolo del film, lei è figlio di un pescatore. La pesca tradizionale è in declino in tutto il mondo. Qual è il futuro della pesca e dei pesci in Cile?
La diminuzione del pesce è un problema molto serio che va affrontato a livello globale per invertire questa tendenza. Oggi le grandi navi pescano tonnellate di pesci con metodi discutibili, lasciando le briciole ai piccoli pescatori. In Cile non c’è un’efficace regolamentazione della pesca e, proprio come per l’inquinamento e i cambiamenti climatici, se non agiamo subito in maniera mirata poi sarà troppo tardi. Non è necessario essere uno scienziato o un oceanografo per rendersene conto, basta osservare l’oceano e fare un’immersione.
Perché il governo non ha istituito un parco nazionale per proteggere un tratto di costa unico al mondo e dall’elevato valore biologico?
Semplicemente perché non può. Attualmente l’intera punta è proprietà di privati e il governo non ha nessuna autorità, bisognerebbe cambiare la costituzione. Le disposizioni del piano regolatore vigente consentono l’edificazione di nuove strutture ed almeno un progetto per la realizzazione di condomini su larga scala è già stato proposto. L’unico modo per salvare Punta de Lobos è acquistare il terreno e trasformarla in una World Surfing Reserve, ovvero una riserva naturale di caratura mondiale per il surf.
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