La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
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Gli scienziati sono riusciti a registrare il canto di una balena franca nordpacifica, specie di cui sopravvivono appena cinquecento esemplari.
La balena franca nordpacifica (Eubalaena japonica) è uno dei cetacei più rari e misteriosi del pianeta, ed è ritenuta la balena a maggiore rischio di estinzione. Fino a poco tempo fa era considerata appartenente alla stessa specie della balena franca nordatlantica (Eubalaena glacialis), solo da 2000 è ritenuta una specie a sé. Un tempo gli oceani ospitavano decine di migliaia di esemplari di balena franca nordpacifica, ma la caccia spietata che questi animali hanno subito, soprattutto tra il 1500 e il 1800, ma anche quella illegale negli anni Sessanta, ha condotto le popolazioni sull’orlo dell’estinzione. Si stima che oggi ne sopravvivano meno di 500 esemplari in tutto il Nord Pacifico e appena trenta nelle acque statunitensi. Un team di biologi marini, per la prima volta, è riuscito a registrare il canto di uno di questi rari mammiferi marini nel Mare di Bering, al largo della costa dell’Alaska.
First Recording of North Pacific Right Whale Song #NPRightWhalehttps://t.co/e4vFIEqtHh pic.twitter.com/OoIaWp4UAY
— NOAA Fisheries AK (@NOAAFisheriesAK) 19 giugno 2019
Dal 2010 al 2017 i ricercatori dell’agenzia federale statunitense National oceanic and atmospheric administration (Noaa) hanno registrato, grazie a una serie di registratori acustici fissati sulle boe, quattro canti distinti in cinque differenti aree del Mare di Bering. Tra questi c’era uno strano canto, differente dagli altri, che gli scienziati non erano stati in grado di identificare con certezza.
Lo scorso anno però, dopo anni di ricerche sul campo, i ricercatori guidati dalla biologa marina Jessica Crance hanno avuto la conferma che agognavano, quei suoni provenivano proprio da una balena franca nordpacifica. Nel 2017 hanno infatti ascoltato una delle balene, in tempo reale, e sono anche riusciti a vederla, e i vocalizzi erano simili a quelli registrati in precedenza. “È stato fantastico – ha commentato euforica Jessica Crance – era un maschio che cantava”. Si tratta di una scoperta storica, che conferma che questi cetacei non sono muti e che “fa luce sul comportamento di uno degli animali marini più elusivi del pianeta”, si legge in un comunicato diffuso dal Noaa lo scorso 19 giugno.
Il canto registrato, secondo gli scienziati, sarebbe stato emesso da un maschio che cercava di attirare una femmina. “Con soli trenta esemplari in circolazione, trovare una compagna deve essere difficile”, ha affermato Crance. L’animale avvistato nel 2017 appartiene infatti alla più piccola popolazione di balene franche nordpacifiche rimasta, che conta circa trenta individui e nella quale i maschi sono inoltre più numerosi delle femmine, con un rapporto 2 a 1 o 3 a 1.
Le balene franche del nord Pacifico, hanno spiegato i biologi, sono della gran chiacchierone e producono una notevole varietà di suoni. Quello predominante ricorda il rumore di uno sparo, ma emettono anche lamenti, gemiti, urla e gorgheggi. Affinché un insieme di vocalizzi possa essere definito una “canzone” i suoni devono formare serie modellate ritmicamente in modo coerente per formare modelli chiaramente riconoscibili. “Si tratta di una serie di suoni riprodotti in modo stereotipato e regolare che vengono ripetuti più e più volte”, ha scritto Crance in un articolo pubblicato sul Journal of the acoustical society of America.
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