Il dramma che vive la città di Valencia è soltanto un assaggio di ciò che rischiamo senza un’azione immediata e drastica sul clima.
Il riscaldamento globale potrebbe raggiungere i 7 gradi, lo studio di 100 scienziati francesi
Un autorevole studio francese rivede al rialzo le previsioni sul riscaldamento globale nel 2100. Nello scenario peggiore, si potrebbe arrivare a 7 gradi.
La crisi climatica potrebbe essere ben peggiore di quanto immaginato fino ad ora. Sulla base della traiettoria attuale, infatti, qualora dovesse attuarsi lo scenario peggiore – ovvero nel caso di una crescita economica sostenuta ed alimentata dalle energie fossili – l’aumento della temperatura media globale alla fine del secolo potrebbe arrivare fino a 7 gradi centigradi.
Solo lo scenario più ottimista limita il riscaldamento globale a 2 gradi
Non solo: di tutti gli scenari possibili, soltanto uno, quello più ottimista, permetterebbe di centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, ovvero rimanere ad un massimo di 2 gradi centigradi, nel 2100, rispetto ai livelli pre-industriali. E ciò «soltanto se verranno effettuati enormi sforzi di attenuazione dei cambiamenti climatici».
? #CMIP6 Résultats français
Dans le pire des scénarios SSP considérés, la hausse de température moyenne globale atteint 6,5 à 7°C en 2100.#climat @cea_officiel @CNRS— Météo-France (@meteofrance) September 17, 2019
A spiegarlo è un autorevole studio francese, effettuato da un centinaio di ricercatori (climatologi, oceanografi, glaciologi, specialisti di atmosfera, vegetazione e suolo, nonché esperti di calcolo intensivo) del Consiglio nazionale della ricerca scientifica (Cnrs), del Centro per l’energia atomica e le energie alternative (Cea) e del servizio meteorologico Météo France.
Per ottenere i dati, è stato necessario trattare una mole impressionante di dati, pari a 20 petabyte (milioni di gigabyte). Che sono stati elaborati da supercalcolatori che hanno lavorato senza sosta, notte e giorno, per 500 milioni di ore. Il rapporto – i cui risultati saranno integrati nel sesto rapporto del Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc) previsto per il 2021-2022 – rappresenta dunque un ulteriore campanello d’allarme per la comunità internazionale.
? #CMIP6 Résultats français L’évolution de la T°C moyenne du globe cache des disparités régionales partagées par les deux modèles @meteofrance/Cerfacs et @ipsl_outreach#climat @cea_officiel @CNRS pic.twitter.com/vpxzfJdoyq — Météo-France (@meteofrance) September 17, 2019
Castellari (Ingv): “Si conferma che occorre ridurre subito e drasticamente le emissioni“
“Ad oggi – spiega a Lifegate.it Sergio Castellari, esperto dell’Ingv distaccato presso l’Agenzia europea per l’ambiente – i modelli climatici hanno evidenziato un aumento della temperatura media globale entro la fine del secolo rispetto ai valori del periodo 1986-2005 tra 0,3 e 1,7 gradi centigradi per lo scenario di mitigazione con riduzione molto elevate di emissioni di gas ad effetto serra, e tra 2,6 e 4.8 gradi per lo scenario ad alte emissioni, il cosiddetto “business as usual”. Questo nuovo studio alza il massimo del range di crescita della temperatura media globale a 6-7 gradi con lo scenario peggiore. Solo con lo scenario migliore (caratterizzato da una forte cooperazione internazionale e dando priorità allo sviluppo sostenibile) l’analisi afferma che si può rimanere sotto l’obiettivo di 2 gradi di riscaldamento globale rispetto ai livelli pre-industriali».
Ciò, prosegue lo scienziato, «conferma che solo con una rapida e drastica riduzione delle emissioni globali di gas ad effetto serra, come evidenziato dall’ultimo rapporto speciale dell’Ipcc pubblicato nel 2018, si può rimanere al di sotto dei 2 gradi (meglio sarebbe fermarsi ad 1,5), sempre rispetto ai livelli pre-industriali. Ed evitare effetti devastanti sulla nostra società e sui servizi ecosistemici e la biodiversità”.
— CEA_Officiel (@CEA_Officiel) September 17, 2019
Caldo estremo e oceano Artico senza ghiacci
«Le differenze – spiegano i ricercatori – potrebbero essere spiegato da un aumento della presenza di gas ad effetto serra di origine antropica nell’atmosfera, rispetto ai dati che furono analizzati nel corso delle simulazioni precedenti». Ma il peggioramento delle stime è dipeso anche «da un miglioramento apportato ai modelli climatici rispetto all’esercizio di alcuni anni fa. La risoluzione spaziale è più fine, mentre la modellizzazione dei differenti settori (oceani, atmosfera, superfici continentali, ghiacci…) è più precisa».
?? #CMIP6 Résultats français Vagues de #chaleur : toutes les caractéristiques des #canicules (T°C du jour le + chaud, nb total de jours de canicule dans l’été, durée des épisodes) augmenteront à l’avenir en Europe de l’ouest #climat @cea_officiel @CNRS pic.twitter.com/HeQJ5aVYhs — Météo-France (@meteofrance) September 17, 2019
Gli scienziati francesi, inoltre, sottolineano che gli episodi di caldo estremo diventeranno sempre più frequenti nei prossimi decenni. Basandosi sull’anno 2003, nel corso della cui estate si verificò un episodio canicolare lunghissimo, gli esperti indicano che ci sarà il 40 per cento di possibilità di andare incontro ad ondate peggiori di quella. Quota che salirà al 70 per cento alla fine dagli anni Cinquanta e al 90 per cento a partire dagli anni Settanta.
❄️ #CMIP6 Résultats français
Évolution de la banquise #arctique : disparition estivale probable à la fin du siècle#climat @cea_officiel @CNRS pic.twitter.com/6ixo1lwGBC— Météo-France (@meteofrance) September 17, 2019
Infine, lo studio evidenzia le conseguenze drammatiche che si potrebbero verificare per i ghiacci artici. Nelle ipotesi più negative, non è escluso che l’Artico possa perdere totalmente la propria calotta, durante le estati. E ciò a partire già dal 2080.
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