La Cop16 sulla biodiversità si conclude con pochi passi avanti. Cosa resta, al di là della speranza?
Si è conclusa il 2 novembre la Cop16 sulla biodiversità, in Colombia. Nonostante le speranze, non arrivano grandi risultati. Ancora una volta.
Un’indagine dell’associazione conservazionista ha rivelato che grandi quantità di pinne di squalo vengono trasportate violando il divieto internazionale.
Gli oceani di tutto il pianeta sono sempre più vuoti e silenziosi, in particolare un terribile declino ha colpito i grandi predatori, come gli squali. Oltre ad essere minacciati dalla riduzione delle prede a causa della pesca eccessiva, dell’alterazione degli ecosistemi e dalle cosiddette “catture accessorie”, milioni di squali sono vittime ogni anno dello shark finning, una pratica assurda e crudele che consiste nel tagliare le pinne all’animale appena pescato, dopodiché viene gettato in mare agonizzante. Le pinne di squalo vengono utilizzate per preparare una zuppa molto rinomata nella cucina asiatica.
Per proteggere gli squali, che come tutti i grandi predatori svolgono un indispensabile ruolo ecosistemico, l’organizzazione per la conservazione marina Sea Shepherd è impegnata in una campagna mondiale chiamata Operazione Apex Harmony. Nell’ambito dell’operazione Sea Shepherd ha scoperto che, nonostante tutti i principali vettori di merce abbiano vietato il trasporto di pinne di squalo, grandi carichi di questa merce stanno ancora arrivando a Hong Kong, grazie a linee aeree e spedizionieri che si erano impegnati a non trasportarne più.
Lo scorso 10 marzo un nuovo consorzio, che comprende le più importanti compagnie aeree e ong, si è riunito si è riunito con i rappresentanti del Dipartimento della dogana e dei dazi e il Dipartimento dell’agricoltura della pesca e della conservazione di Hong Kong. Durante l’incontro si è discusso dei risultati dell’investigazione condotta da Sea Shepherd e delle misure da adottare per contrastare i crimini contro la fauna selvatica. Particolarmente importante è capire come prevenire che i prodotti ricavati da animali indicati nella lista Cites come specie a rischio, vengano trasportati senza che il vettore ne sia a conoscenza.
Grazie alle pressioni delle associazioni che si occupano di conservazione della fauna molte compagnie aeree e di spedizione si sono impegnate a non trasportare più pinne di squalo e altri prodotti derivati da questi pesci. Nel 2010 un importante segnale è stato lanciato dal gruppo danese Maersk, uno dei più grandi trasportatori del mondo, che per primo ha dichiarato la messa al bando mondiale del trasporto di pinne di squalo. Attualmente oltre trenta compagnie aeree e poco meno di una ventina di trasportatori di container attuano divieti al trasporto di pinne di squalo.
I divieti sono dunque stati istituiti, ma vengono spesso aggirati con l’uso di false dichiarazioni e false etichettature e le pinne di squalo vengono classificate genericamente come “prodotti ittici” o “prodotti marini essiccati”. L’indagine di Sea Shepherd ha documentato l’arrivo ad Honk Kong di grandi spedizioni da parte di vettori che avevano aderito alla messa al bando del trasporto di pinne di squalo.
“È cosi triste quello che il team di Sea Shepherd ha scoperto – ha affermato Richard Branson, fondatore del gruppo Virgin – migliaia e migliaia di squali massacrati solo per le loro pinne per essere trasformati in una ciotola di zuppa. Le persone che hanno consapevolmente partecipato dovrebbero chinare il capo per la vergogna. Per quanto riguarda Sea Shepherd e il team guidato da Gary Stokes, dovrebbero essere ringraziati per aver esposto questo commercio scellerato, talvolta illegale.”
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