Alla Cop16 si sperava in un protocollo per fronteggiare siccità e desertificazione, ma la decisione è stata rimandata.
Senigallia, addio alla pineta, diventerà un parcheggio
Ha suscitato numerose polemiche la decisione di abbattere 68 alberi che però, ha spiegato il sindaco, “erano pericolosi per l’incolumità pubblica”.
Lo scorso 4 ottobre si è celebrata la Festa degli alberi, istituita dal governo nel 2000 per favorire la diffusione dei concetti di sviluppo sostenibile e di conservazione della biodiversità. Quasi in contemporanea con questa ricorrenza, mentre nel resto del Paese numerosi alberi venivano messi a dimora, a Senigallia, in provincia di Ancona, è iniziato l’abbattimento di 68 alberi. Gli alberi in questione, in prevalenza pini domestici (Pinus pinea), ma anche lecci (Quercus ilex) e ailanti (Ailanthus altissima), sorgono, o meglio sorgevano, a ridosso della stazione ferroviaria, in viale Bonopera, e costituivano un piccolo polmone verde in un’area piuttosto cementificata. Al loro posto sarà realizzato un parcheggio. Quando è ormai evidente che le città debbano adottare politiche volte allo sviluppo della mobilità sostenibile, ampliando le zone ciclo-pedonali e investendo nella mobilità pubblica, sembra venir favorita ancora una volta la mobilità privata, tra le principali cause dell’inquinamento atmosferico che sta letteralmente uccidendo l’Italia.
Le ragioni dell’abbattimento
Gli alberi sarebbero stati abbattuti perché malati e pericolosi per l’incolumità pubblica. “Esiste una relazione agronomica redatta dal dipartimento di Scienze agricole dell’Università di Bologna che evidenzia i rischi per l’incolumità pubblica, dati dal precario stato degli alberi – ha spiegato il sindaco di Senigallia Maurizio Mangialardi. – Preso atto di questa situazione, abbiamo deciso di dare corso alla pianificazione approvata dal consiglio comunale, che prevede proprio in quell’area la creazione di un parcheggio”. Gli alberi saranno rimpiazzati da 75 nuovi stalli di sosta e l’area “si renderà idonea a ospitare in futuro una eventuale struttura Fast park (sistema di parcheggio modulare n.d.a.) che porterà la capacità totale fino a 132 stalli auto”, si legge in una nota emessa dall’ufficio stampa del comune.
Le proteste dei cittadini
Nonostante le giustificazioni delle istituzioni e la relazione agronomica, numerosi cittadini senigalliesi hanno accolto con disappunto la notizia della distruzione della pineta, giudicata in buona salute, seppur bisognosa di interventi di potatura. Una cittadina ha lanciato una petizione su change.org per salvare “gli alberi vicino alla Stazione di Senigallia prima che sia troppo tardi!”. In soli sei giorni la petizione ha raggiunto le 1.500 firme necessarie, non è riuscita a fermare il taglio delle piante, che sarebbe iniziato prima del previsto, ma ha sicuramente lanciato un segnale forte, dimostrando la sensibilità ecologica dei cittadini ed evidenziando la necessità di un maggiore confronto tra amministrazione comunale e persone che esprimono civilmente il proprio dissenso.
Abbattimento necessario?
Nella deliberazione della giunta municipale n. 204 l’abbattimento degli alberi viene posto come inevitabile “in quanto non esistono soluzioni tecniche alternative”. Dalla relazione agronomica, compilata da Alberto Minelli e redatta in base ad un sopralluogo avvenuto nel 2015, si evince invece che forse non era proprio necessario abbattere tutti gli alberi. “5 di 48 soggetti presentano criticità particolarmente elevate – si legge nella relazione – pertanto tre andrebbero rimosse, mentre la maggior parte delle piante andrebbe sottoposta ad interventi di potatura”. Nel testo si legge però anche che “si ritiene opportuno prendere in considerazione la possibilità di abbattere la totalità delle piante indagate”, anche se tra le motivazioni di tale affermazione c’è “la volontà dell’Amministrazione comunale di realizzare in quest’area un parcheggio”.
Compensazione del verde
Il sindaco ha precisato che è prevista la piantumazione di due nuove piante per ogni albero abbattuto. Iniziativa certamente lodevole ma è evidente che le giovani piante non hanno la stessa capacità degli alberi con diversi decenni di vita di generare ossigeno, assorbire anidride carbonica, offrire ombra ai cittadini e riparo e sostentamento alla piccola fauna.
Più alberi, meno cemento
Dovrebbe essere superfluo spiegare il valore degli alberi, ma preferiamo comunque farlo per ricordare cosa perdiamo ogni qualvolta ne viene abbattuto uno. Un tempo, quando la nostra specie era ancora giovane, gli alberi ci nutrivano e ci offrivano riparo dai predatori, oggi, grazie al processo della fotosintesi, sono i nostri principali alleati nella riduzione della quantità di CO2 presente nell’atmosfera. Gli alberi ci offrono inoltre cibo e medicine (circa 1,6 miliardi di persone dipende dalle foreste per la sussistenza), sono fondamentali per la tutela della biodiversità, riducono la temperatura grazie all’ombra che forniscono e all’evapotraspirazione e consolidano il suolo contrastandone l’erosione. La loro semplice presenza ha un impatto benefico sul nostro organismo e sul nostro equilibrio psicofisico. Uno studio, ad esempio, ha rilevato che gli uomini che vivono in aree caratterizzate da ampi spazi verdi, hanno un tasso di mortalità del 16 per cento inferiore rispetto ai loro omologhi che vivono in aree urbane, mentre un altro ha dimostrato che nelle aree urbane dove sono presenti alberi si registra un consumo ridotto di antidepressivi rispetto alle zone che ne sono sprovviste. Al di là della visione utilitaristica non possiamo non ricordare come questi esseri viventi, i più antichi del pianeta, arricchiscono e migliorano le nostre vite, probabilmente più di un parcheggio.
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