L’ultimo bilancio di sostenibilità di Gruppo CAP, Sorgente di connessioni, ricorda l’importanza di fare rete per rendere concreta la transizione ecologica.
Manca l’acqua, i laghi italiani sono già in secca come se fosse estate
Quest’inverno le precipitazioni in Italia sono state così scarse che i laghi del Nord fanno registrare livelli estivi. La paura degli agricoltori è di rimanere senz’acqua già a luglio.
Il 22 marzo si celebra la Giornata mondiale dell’acqua. Eppure c’è poco da festeggiare. All’inizio della primavera, possiamo dirlo: quello appena passato verrà ricordato come uno degli inverni più secchi degli ultimi decenni. E a pagarne le conseguenze sono soprattutto laghi e fiumi che nel nord Italia si affacciano alla bella stagione con gravi carenze idriche.
Precipitazioni dimezzate, ne risentono i laghi del Nord
Ancora una volta gli effetti dei cambiamenti climatici sono visibili attraverso le anomalie di carattere atmosferico. Nei mesi invernali le precipitazioni si sono dimezzate: se a ottobre in Italia era caduto l’80 per cento di pioggia in più rispetto alla media, a marzo siamo al 40 per cento in meno, con una temperatura di 1,4 gradi superiore alla norma. C’è pochissima neve a ricoprire le montagne ed è scattato l’allarme siccità nel settentrione, dovuto a un febbraio particolarmente asciutto: basti vedere i livelli dell’acqua del Po e dei tre grandi laghi del nord Italia (Maggiore, Como e Iseo) che sono al di sotto della media stagionale e pericolosamente simili a quelli che si registrano nei mesi estivi. Come fa notare l’Anbi (Associazione nazionale consorzi di bonifica), la situazione del lago Maggiore è tra le più critiche, con un livello d’acqua che è pari a meno del 20 per cento della capacità complessiva dell’invaso.
Nord in secca: -50% di pioggia in meno in Inverno. Il #Po è sui livelli estivi #meteo #siccitàhttps://t.co/lWD8nG4MsE
— 3B Meteo (@3BMeteo) 13 marzo 2019
Prepararsi alla siccità
Come porre rimedio in questi casi? “Da anni, i geologi ribadiscono l’importanza di una logica della prevenzione per anticipare e impedire eventuali fasi emergenziali. La gestione delle risorse idriche, anche di quelle sotterranee, deve, in tempi di abbondanza, preparare le riserve per i repentini e frequenti periodi siccitosi”, dichiara Arcangelo Francesco Violo, segretario nazionale e coordinatore della commissione Risorse idriche del Consiglio nazionale dei geologi. “Se in alcune aree può essere ancora possibile pensare al ricorso a bacini superficiali, in molte altre è il sottosuolo che deve fungere da serbatoio, sia sostenendo i diversi fabbisogni con i sistemi acquiferi più idonei in funzione della qualità, sia potendo essere utilizzato come la più naturale delle riserve d’acqua”.
Per cui, se da una parte è importante disporre di metodi per trattenere le acque il più possibile all’interno del territorio, rallentandone il deflusso e riducendo la cementificazione del suolo, dall’altra Violo avverte che è importante agire in ottica di “adattamento ai cambiamenti climatici” intervenendo sulla “pianificazione idrogeologica”.
A rischio il riso vercellese
Eppure più che di pianificazione in Italia vige un clima di emergenza. Come quella che interessa la regione Piemonte: secondo l’Arpa regionale, nel mese di febbraio 2019 sono stati registrati in media 31 millimetri di pioggia sull’intero bacino idrografico del Po, concentrati nelle sole giornate dell’1 e 2 febbraio. Significa il 56 per cento in meno rispetto alla media del mese, mentre dall’inizio del 2019 parliamo di un valore negativo superiore al 60 per cento. L’Arpa afferma che si tratta del sesto inverno più secco degli ultimi 60 anni.
Il rischio è quello di trovarsi a luglio senz’acqua, tanto che i consorzi irrigui del vercellese sono preoccupati che quest’anno il riso non completi il ciclo produttivo: per questo gli enti preposti hanno dato indicazione agli agricoltori di tornare all’irrigazione manuale e di rivedere le modalità di coltivazione. In particolare si chiede di abbandonare la tecnica della semina in asciutta, ampiamente adottata dagli agricoltori perché permette loro di seguire più facilmente le fasi iniziali del riso ma che richiede di ricaricare le falde di approvigionamento a giugno, quando l’acqua scarseggerà.
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