Finora sono morte almeno sette persone. Le forze di polizia stanno investigando per capire se gli incendi siano dolosi e hanno arrestato sette persone.
La natura è la soluzione che può salvarci dalla catastrofe climatica
Riforestare, proteggere e ripristinare gli ecosistemi. Una soluzione tanto semplice quanto ignorata per tagliare la CO2 in atmosfera. Lo dicono scienziati e attivisti, chiedendo di usare soluzioni naturali per salvare clima e Pianeta.
Agire per mantenere l’aumento della temperatura media globale entro i 1,5 gradi per evitare che il nostro Pianeta raggiunga un punto di non ritorno. Questo chiedono persone da tutto il mondo ai propri governi, che pare però non stiano facendo abbastanza a riguardo. O meglio, pare che chi è alla guida del mondo non stia guardando il problema dalla giusta prospettiva e, quindi, anche le possibili soluzioni ad esso.
Per sopravvivere, dobbiamo smettere di bruciare i combustibili fossili. Ma da solo questo non è sufficiente. Si parla di numerose soluzioni. E se guardassimo quelle che abbiamo di fronte a noi?
È quello che suggerisce una lettera scritta da un gruppo di 23 personalità illustri tra scienziati, letterati, attivisti e artisti per sottolineare l’urgenza di agire per il clima con soluzioni che finora sono state sottovalutate e addirittura ignorate. Una lettera che si è trasformata in un video, con protagonisti l’attivista Greta Thunberg e il giornalista George Monbiot.
Per limitare il riscaldamento del Pianeta, infatti, è necessaria una drastica diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra. E per farlo, i paesi dovrebbero decarbonizzare e rivoluzionare i propri sistemi, in tutti i settori: dall’energia, ai trasporti, all’agricoltura, all’industria. E farlo velocemente. Numerosi scienziati, però, affermano che anche se il mondo azzerasse le proprie emissioni domani, probabilmente si supererebbe comunque un aumento della temperatura globale di un grado e mezzo. Anzi, considerando le promesse di riduzione di gas serra fatte finora dagli stati secondo l’Accordo di Parigi si arriverebbe a un aumento di oltre 3 gradi. Una catastrofe, quindi.
Ripristinare la natura è la soluzione contro i cambiamenti climatici
Eppure, ci sarebbe un modo più semplice e immediato, ma ignorato, che ci aiuterebbe ad affrontare il problema della CO2 presente in atmosfera: la natura. Infatti, il mondo naturale darebbe un grandissimo contributo nella lotta contro il tempo per salvare il clima e la Terra dalla catastrofe di cui stiamo già vivendo delle anticipazioni: fenomeni meteo estremi, il collasso degli ecosistemi, l’estinzione delle specie. Proteggendo ampie aree naturali già presenti o ricreandole, dalle foreste alle zone umide ai fondali marini, queste – naturalmente – immagazzinerebbero la CO2, togliendola dall’atmosfera. E qui la soluzione: il ripristino degli ecosistemi. Contrastando il degrado ambientale allo stesso tempo staremmo anche affrontando la questione climatica. Due lotte, quella climatica e quella ambientale, che alla fine sono due facce della stessa medaglia.
C’è un macchinario magico che toglie l’anidride carbonica dall’aria, costa poco e si costruisce da solo. Si chiama albero. E l’albero è un esempio di soluzione naturale per il clima.
Si tratterebbe così di riforestare in modo massiccio, ma anche ripristinare aree ora destinate all’agricoltura intensiva sulla terra o agli allevamenti ittici in mare, ridare vita a zone umide e a interi habitat che favorirebbero il ritorno delle specie che, a loro volta, aiuterebbero a mantenerli sani. Ogni anno il mondo perde 7 milioni di ettari di foreste a causa della deforestazione e contrastarla è uno degli obiettivi più urgenti per la natura. Ma non ci sono solo le foreste.
Proteggere, ripristinare, finanziare. Dove la natura svolge un ruolo vitale, dobbiamo proteggerla. La natura si rigenera, e noi possiamo aiutare gli ecosistemi a riprendersi. Dobbiamo smettere di finanziare ciò che distrugge la natura e pagare che ciò che invece la aiutano.
Infatti, le zone umide – le torbiere, le paludi, le foreste di mangrovie, le foci dei fiumi, ma anche le alghe sui fondali marini – assorbono fino a 50 volte anidride carbonica in più rispetto alle foreste tropicali, rendendole così il miglior alleato per rimuovere la CO2 dall’atmosfera e intrappolarla nel suolo. Considerando che dal 1900 abbiamo perso il 65 per cento delle zone umide e oggi coprono solo il 6 per cento della superficie del Pianeta (le foreste circa il 30 per cento), ripristinarle significherebbe creare il più grande deposito di anidride carbonica a lungo termine.
Inoltre le zone umide, che esistono in ogni paese e in ogni area climatica, dai poli ai tropici e dalle montagne al mare, e da cui dipendono milioni di persone per il loro sostentamento, aiutano a contrastare gli effetti dei cambiamenti climatici: assorbono le precipitazioni e sono una barriera naturale contro le alluvioni, tanto che una foresta di mangrovie può ridurre la forza distruttiva di uno tsunami del 90 per cento.
La protezione e il ripristino degli ecosistemi può aiutare a ridurre il rischio di una sesta estinzione, contribuendo intanto alla resilienza delle popolazioni locali contro i disastri climatici.
Queste soluzioni climatiche naturali, infine, non devono dimenticare le popolazioni locali e native, i migliori guardiani degli ecosistemi. Si tratta di un approccio ampio, comprensivo, a tutto tondo e soprattutto naturale, che ci permetterebbe di risolvere la crisi ecologica e climatica a cui ci troviamo di fronte. Una crisi che è già una questione di sopravvivenza.
Tra i firmatari della lettera, pubblicata sul quotidiano britannico Guardian, ci sono la giovane attivista Greta Thunberg (che ha dato vita al movimento per il clima #FridaysForFuture), la giornalista e scrittrice Naomi Klein (che ha da poco lanciato una piattaforma per parlare di giustizia climatica e sociale chiamata The Leap), l’ex presidente di uno dei paesi che già sono e saranno sempre più colpiti agli effetti di un Pianeta sempre più caldo, le Maldive, il giornalista e scrittore George Monbiot (uno dei primi a parlare di rewilding e autore di un libro sul tema dal titolo Selvaggi).
Il testo della lettera sulle soluzioni naturali per i disastri climatici
“Il mondo sta affrontando due crisi esistenziali, che si stanno sviluppando a una velocità spaventosa: una del clima e una ecologica. Nessuna delle due viene affrontata con l’urgenza necessaria per evitare che i nostri sistemi di sopravvivenza collassino. Scriviamo per sostenere un approccio incredibile ma ignorato per evitare il caos climatico e difendere il mondo vivente: le soluzioni climatiche naturali. Ovvero, togliere la CO2 dall’aria proteggendo e ripristinando gli ecosistemi.
Proteggendo, ripristinando e ricreando le foreste, le torbe, le mangrovie, le paludi salmastre, i fondali marini e altri ecosistemi fondamentali, si potrebbero rimuovere e stoccare grandi quantità di CO2. Allo stesso tempo, la protezione e il ripristino di questi ecosistemi può aiutare a ridurre il rischio di una sesta estinzione, contribuendo intanto alla resilienza delle popolazioni locali contro i disastri climatici. La protezione del mondo vivente e la protezione del clima sono, in molti casi, la stessa identica cosa. Questo potenziale è stato ampiamente ignorato fino ad ora.
Chiediamo ai governi di supportare le soluzioni climatiche con un programma urgente di ricerca, finanziamento e impegno politico. È fondamentale che lavorino con la guida e il consenso libero, consapevole e informato dei popoli indigeni e delle altre comunità locali.
Questo approccio non dovrebbe essere usato come sostituto per la rapida e completa decarbonizzazione delle economie industriali. Un programma impegnato e ben finanziato che affronti le cause del caos climatico, incluse le soluzioni climatiche naturali, potrebbe aiutarci a mantenere il riscaldamento del pianeta sotto i 1,5 gradi. Chiediamo vengano schierate con l’urgenza che questa crisi richiede”.
Greta Thunberg, attivista
Margaret Atwood, scrittrice
Michael Mann, professore di scienze atmosferiche
Naomi Klein, scrittrice e attivista
Mohamed Nasheed, ex presidente delle Maldive
Rowan Williams, ex arcivescovo di Canterbury
Dia Mirza, attrice e ambasciatrice di buona volontà delle Nazioni Unite per l’ambiente
Brian Eno, artista e musicista
Philip Pullman, scrittore
Bill McKibben, scrittore e attivista
Simon Lewis, professore di scienze dei cambiamenti globali
Hugh Fearnley-Whittingstall, presentatore e autore
Charlotte Wheeler, scienziata per il ripristino delle foreste
David Suzuki, scienziato e autore
Anohni, artista e musicista
Asha de Vos, biologa marina
Yeb Saño, attivista
Bittu Sahgal, fondatore di Sanctuary nature foundation
John Sauven, direttore di Greenpeace UK
Craig Bennett, amministratore delegato di Friends of the Earth
Ruth Davis, vice direttrice dei programmi globali della Royal society for the protection of birds
Rebecca Wrigley, amministratrice delegata di Rewilding Britain
George Monbiot, giornalista
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