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Il video dell’ultima indagine mostra maiali mutilati, castrati senza anestesia e scrofe rinchiuse in gabbie così piccole da impedire qualsiasi movimento. Parte così la campagna #SOSpig per chiedere alla grande distribuzione di intervenire sugli allevamenti italiani di maiali.
28506 è il nome di una delle 500mila scrofe da riproduzione allevate in Italia ed è la protagonista di un nuovo video che raccoglie le immagini filmate dagli investigatori di Essere Animali, infiltrati negli allevamenti di maiali. 28506 ci racconta la sua vita in gabbia e le mutilazioni sistematiche effettuate senza anestesia su 9 milioni di suinetti di pochi giorni di vita. Procedure terribili e, nel caso del taglio della coda per giunta illegali, ma comunque diffuse nella quasi totalità degli allevamenti italiani, anche del circuito Dop.
Durante la prima parte della gestazione e il parto, le scrofe sono confinate in gabbie così piccole da impedire loro qualsiasi movimento. Vengono imprigionate in queste condizioni per oltre un terzo della loro vita. Le immagini mostrano scrofe con piaghe causate dal continuo sfregamento con le sbarre. Alle ferite fisiche si aggiungono poi quelle psicologiche. I maiali, animali sociali e intelligenti, se sottoposti a queste privazioni manifestano comportamenti stereotipati e profondi stati di apatia. L’industria giustifica l’utilizzo delle gabbie con il ridotto rischio di schiacciamento dei suinetti ma, come mostra il video, questi episodi possono comunque verificarsi. Se non fosse intrappolata in gabbia la scrofa compirebbe dei movimenti prima di coricarsi il cui scopo è proprio quello di allontanare i piccoli.
Secondo un audit condotto a fine novembre 2017 dalla Commissione europea, il 98 per cento dei maiali allevato in Italia subisce il taglio sistematico della coda, una pratica illegale nell’Unione europea da ben 25 anni. È stato dimostrato che non riduce il cannibalismo, un fenomeno che si verifica quando i maiali sono allevati all’interno dei recinti all’ingrasso e che andrebbe contrastato fornendo loro arricchimenti ambientali. La caudofagia, ovvero la morsicatura della coda fra maiali, è infatti un comportamento anormale che si configura come una risposta alla noia e alla frustrazione.
I suinetti maschi subiscono anche la castrazione chirurgica, un intervento che ha lo scopo di prevenire l’odore di verro, un sapore sgradevole che può presentarsi durante la cottura della carne. La pratica è contestata dalla Federazione dei veterinari europei (Fve) in quanto causa di profondo dolore fisico e alterazioni comportamentali. I nostri investigatori hanno documentato anche operazioni illegali, eseguite senza anestesia e analgesia su suinetti con più di sette giorni di vita da operatori dell’allevamento e non da veterinari, come invece previsto dalla legge.
Per eliminare con urgenza le mutilazioni ai suinetti e l’utilizzo delle gabbie per le scrofe è indispensabile chiedere l’intervento della grande distribuzione organizzata. Le catene di supermercati possono influenzare i fornitori grazie al loro potere di acquisto e vincolare gli allevamenti al rispetto di policy che pongano fine a queste procedure cruente.
Con la campagna #SOSpig ci rivolgiamo alla grande distribuzione organizzata, affinché le catene di supermercati abbandonino queste procedure e influenzino un cambiamento strutturale degli allevamenti. Firmare e condividere la petizione della campagna #SOSpig non è l’unica azione importante che possiamo compiere. La produzione industriale di carne, causa di un enorme spreco di risorse e di notevoli emissioni di gas serra, così come le oramai numerose video-inchieste con cui coraggiosi investigatori hanno documentato le condizioni degli animali in allevamenti intensivi, ma anche all’interno dei macelli, ci suggeriscono una riflessione più allargata sulla nostra alimentazione.
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