Drogata e stuprata per anni, Gisèle Pelicot ha trasformato il processo sulle violenze che ha subìto in un j’accuse “a una società machista e patriarcale che banalizza lo stupro”.
Florida, 17 i morti nella sparatoria in una scuola superiore di Parkland
Un diciannovenne è sospettato di aver aperto il fuoco nella sua ex scuola a Parkland, in Florida. È la diciottesima sparatoria avvenuta in una scuola degli Stati Uniti dall’inizio del 2018, e siamo solo a febbraio.
17 persone hanno perso la vita in una sparatoria nella scuola superiore Marjory Stoneman Douglas di Parkland, in Florida, negli Stati Uniti. Il sospettato, fermato dalla polizia, è il diciannovenne Nikolas Cruz, ex studente dell’istituto espulso per motivi disciplinari che è risultato idoneo ai controlli necessari per acquistare armi da fuoco. La sparatoria è avvenuta poco prima delle 15 ora locale (21 ora italiana) del 14 febbraio 2018, quando gli studenti stavano per andare a casa al termine della giornata scolastica.
Leggi anche: Proviamo a capire il rapporto tra Stati Uniti e armi da fuoco, per quanto possibile
I dettagli della sparatoria di Parkland
La polizia ritiene che il killer abbia azionato l’allarme antincendio per far sì che le potenziali vittime uscissero dall’edificio, ma essendoci già stata un’esercitazione quel giorno, alcuni hanno creduto che si trattasse di un falso allarme. Mentre qualcuno ha abbandonato l’istituto, sentendo gli spari molti sono rientrati in classe per nascondersi.
Gli studenti hanno inviato messaggi alle persone care temendo di perdere la vita, altri hanno postato foto e video dei momenti in cui è avvenuta la sparatoria. 12 persone sono rimaste uccise all’interno della scuola – tra cui ragazzi e adulti – tre sono morte nelle vicinanze e due hanno perso la vita in ospedale. Altre 15 persone hanno ricevuto cure mediche.
Love each other. You may never know when it may be the last day you meet someone. pic.twitter.com/cckEDvre0r
— Aidan Minoff (@TheCaptainAidan) 14 febbraio 2018
Chi è Nikolas Cruz
L’insegnante Jim Gard ha raccontato al quotidiano Miami Herald che Nikolas Cruz aveva minacciato gli studenti in passato. I suoi ex compagni, infatti, non sono sorpresi da quanto accaduto. “Tutto ciò di cui parlava erano le pistole, i coltelli e la caccia”, ricorda Joshua Caro, studente di 16 anni che era in classe con lui. “Non posso dire di essere scioccato. Dalle esperienze passate, sembrava il tipo di ragazzo che avrebbe fatto qualcosa del genere”. La polizia sta indagando sulle attività di Cruz online, scoprendo che sul suo account Instagram, che è stato rimosso, ha pubblicato fotografie che lo ritraggono con armi di vario tipo, mentre su YouTube ha più volte postato commenti di natura estremamente violenta.
“Il nostro paese ci ha deluso”
L’insegnante Melissa Falkowski ha dichiarato alla Cnn che la scuola era pronta per un evento come questo. “Abbiamo fatto tutto quello che era necessario. Ci eravamo preparati per una situazione del genere e il fatto che nonostante questo ci siano ancora così tante vittime, almeno per me, è davvero sconcertante. Sento che oggi il nostro governo, e il nostro paese, ci hanno deluso, hanno deluso i nostri ragazzi e non ci hanno tenuto al sicuro”.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha espresso la sua vicinanza ai famigliari delle vittime, scrivendo su Twitter che “nessuno dovrebbe sentirsi in pericolo in una scuola americana”. Il senatore del Connecticut Chris Murphy – nel suo stato c’è stata la peggior sparatoria mai avvenuta in una scuola, quella di Sandy Hook del 14 dicembre 2012 – ha detto che “queste cose accadono soltanto negli Stati Uniti. E non si tratta di una coincidenza, né di sfortuna: accadono perché non facciamo nulla. Siamo responsabili”.
Don’t tell me tomorrow isn’t the appropriate time to debate gun violence. If you’re a political leader doing nothing about this slaughter, you’re an accomplice.
— Chris Murphy (@ChrisMurphyCT) February 15, 2018
David Hogg, sopravvissuto alla sparatoria, ha lanciato un appello a Donald Trump e ai legislatori di fronte alle telecamere della Cnn: “Per favore, fate qualcosa. Gli studenti stanno morendo mentre cercano di ricevere un’educazione. Questo non è accettabile. Noi siamo ragazzi, gli adulti siete voi”.
https://youtu.be/Mk_hkB3o3uU”]https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=sRudUWG7e7A&has_verified=1
Gli studenti della Marjory Stoneman Douglas non hanno intenzione di rimanere in silenzio, stanno organizzando una marcia nella città di Washington il 24 marzo (March for our lives) per chiedere che le leggi sul controllo delle armi vengano inasprite. Nel frattempo, 17 membri dell’associazione Teens for gun reform si sono sdraiati di fronte alla Casa Bianca per commemorare le vittime della sparatoria di Parkland, e decine di giovani si sono uniti alla protesta.
Perché tutte queste sparatorie nelle scuole?
Sono già 18 le sparatorie avvenute nelle scuole statunitensi dall’inizio del 2018. “Le scuole sono ambienti strutturalmente vulnerabili perché le misure di sicurezza non sono implementate come in altri luoghi pubblici, tra cui gli aeroporti”, spiega Gianluca Pastori, professore di Storia delle relazioni politiche tra il Nordamerica e l’Europa alla Cattolica di Milano e ricercatore dell’Istituto per gli studi di politica internazionale (Ispi). “Spesso gli adolescenti nutrono un certo risentimento nei confronti dell’istituzione, cosa che accade anche al di fuori degli Stati Uniti; la scuola è un luogo che può generare frustrazione, che a sua volta potrebbe scatenare reazioni violente. Non a caso – e sembra sia successo anche stavolta – capita di frequente che siano studenti o ex studenti ad aprire il fuoco. La vulnerabilità delle strutture, il disagio vissuto dai giovani e il facile accesso alle armi fanno sì che nelle scuole il numero di sparatorie sia molto alto”.
“Il fatto che Nikolas Cruz postasse foto su Instagram che lo ritraggono con delle armi non gli ha impedito di acquistarle in quanto non costituisce un crimine e quindi non è considerato indice di pericolosità”, continua Pastori. “Al contrario, si è spesso parlato del timore che le armi possano essere vendute a scopi terroristici, ma in realtà non sono i terroristi a costituire la vera minaccia, in questo contesto”. Solo cinque stati (California, Connecticut, Indiana, Oregon e Washington) hanno leggi che permettono ai familiari o alla polizia di chiedere ai giudici di revocare temporaneamente il diritto di possedere un’arma a persone che mostrano atteggiamenti violenti.
Quella della Marjory Stoneman Douglas è tra le dieci sparatorie peggiori nella storia degli Stati Uniti. E pensare che l’anno scorso Parkland è stata nominata città più sicura della Florida.
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