Negli ultimi mesi in Sardegna ci sono stati incendi e sabotaggi, molte fake news e spazi occupati, ma si è dato meno spazio alla vera questione: la democratizzazione degli impianti rinnovabili.
A che punto è lo stato di avanzamento dei lavori del tav tra Torino e Lione
Nonostante abbia dato ragione al movimento No tav, il governo italiano non ha abbandonato il progetto, ma ha proposto un “tav low cost”. Secondo le associazioni ambientaliste, però, la sostanza non cambia.
Nel settembre dello scorso anno, l’osservatorio tecnico sulla tratta ferroviaria ad alta velocità che dovrebbe collegare Torino a Lione, istituito dal governo italiano, ha dato ragione al movimento dei No tav attivo in Val di Susa. Nel documento c’è scritto che “non c’è dubbio che molte previsioni fatte quasi dieci anni fa, in assoluta buona fede, anche appoggiandosi a previsioni ufficiali dell’Unione europea, siano state smentite dai fatti”.
E per “fatti” si intende la “grave crisi economica” che avrebbe modificato il panorama economico e di conseguenza la lista delle priorità. Lo scenario attuale è “molto diverso da quello in cui sono state prese a suo tempo le decisioni e nessuna persona di buon senso ed in buona fede può stupirsi di ciò”.
E mentre si sorvola sul fatto che quelle valutazioni, per anni, hanno causato scontri, processi tutt’ora in corso, spiegamento di forze dell’ordine, feriti, cattiva informazione e una rottura irrimediabile tra una parte della comunità valsusina e lo stato italiano, il governo non abbandona l’idea di costruire, bensì ha optato per un progetto ridimensionato.
Un tav versione “low cost”
Dopo anni di studi pubblicati, manifestazioni e interventi inascoltati da parte degli oppositori di quest’opera, il governo ha ammesso che il treno ad alta velocità (tav) Torino-Lione è fuori scala e la colpa viene scaricata sulle previsioni europee che però non hanno mai quantificato il traffico in modo indipendente.
Invece di abbandonare l’idea – per il quale sono già stati spesi almeno 1,2 miliardi di euro – ora il governo procede con la proposta di un versione più contenuta, un tav “low cost”, a basso costo. Un progetto ridimensionato che dovrebbe costare meno, almeno in apparenza. Ma bisogna stare attenti ai proclami, secondo l’associazione ambientalista Pro natura Piemonte, infatti, “il progetto nella sua versione ‘low cost’ non è affatto più contenuto del precedente”, precisa il presidente Mario Cavargna. “I progetti integrali restano approvati tali e quali, si tratta solo di dividere la costruzione per fasi, diluire insomma le necessità finanziarie necessarie per ogni anno”.
I costi del tav nel dettaglio
Ma quanto è costata la tav, finora? Il 20 marzo il Comitato interministeriale per la programmazione economica (Cipe) ha approvato il progetto per mettere in cantiere la parte italiana della sezione transfrontaliera della linea ferroviaria Torino-Lione. Con questa delibera del Cipe si concludono tutti gli atti approvativi della Torino-Lione in Italia e in Francia. Ora si entra nella fase realizzativa dell’opera.
Per quanto riguarda i costi, il tunnel di base Torino-Lione doveva, secondo la delibera del 2015, costare, 8,6 miliardi di euro, ripartiti tra Francia e Italia nella misura, rispettivamente, del 42,1 per cento e del 57,9 per cento, al netto del cofinanziamento Ue che copre il 40 per cento del costo complessivo. Con l’ultima delibera, il Cipe ha ricalcolato le proporzioni del finanziamento ripartito tra Italia e Francia, senza tener conto del contributo europeo.
“Di fatto anche nel 2015 è stato così, ma allora si era fatto finta che l’impegno italiano si limitasse ai 12 chilometri sui 57 totali del tunnel”, spiega ancora Cavargna. “Mentre secondo i calcoli attuali, senza contributo europeo, è come se l’Italia si sia fatta carico anche per l’80 per cento del tunnel che si trova in territorio francese e che quindi debba pagare, come sostenuto dal Cipe, il 57,9 per cento di 8,6 miliardi, attualizzati a 9,6 per via del tasso sui prezzi, portando il contributo di 2,56 miliardi di euro messi a disposizione con la precedente delibera a 5,5 miliardi, quindi un beneficio di 3 miliardi alla controparte, cioè della Francia”. A questo l’Italia deve sommare altri 1,7 miliardi necessari per il potenziamento della linea storica.
“La Torino-Lione superata e dannosa: ripensiamoci” https://t.co/6LbBRFdbTt #notav
— notav.info (@notav_info) 27 febbraio 2018
La retorica dell’aiuto europeo
“La retorica che si appoggiava a quell’aiuto europeo, determinante, del 40 per cento, compresa la presentazione del progetto di legge in Parlamento a dicembre 2016 per l’avvio dei lavori, è stata solo un’illusione”. E ora diventa impossibile nascondersi dietro ai costi contenuti, anche se si prova a diluire l’investimento in un arco di tempo più lungo.
Già nel 2007 l’economista Marco Ponti, esperto nel settore dei trasporti, calcolava in 17 miliardi di euro il costo complessivo a carico dell’Italia per l’intero progetto Torino-Lione: “Noi l’abbiamo attualizzato a 20 miliardi, ipotizzando un raddoppio a 40 miliardi di euro prima della sua conclusione”, chiosa Cavargna.
La delibera del Cipe del 20 marzo ci dice che il primo dei raddoppi è già avvenuto: se non fosse per la costante attività di monitoraggio delle associazioni territoriali risulterebbe difficile conoscere le previsioni di spesa e quanto l’opera costerà ai contribuenti. Eppure tali valutazioni rimangono puntualmente inascoltate. Cosa che di certo non aiuta a mantenere un clima distensivo intorno a un’opera così travagliata e – comprensibilmente – così poco voluta dagli abitanti di quel territorio.
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