Come costruire un nuovo multilateralismo climatico? Secondo Mark Watts, alla guida di C40, la risposta è nelle città e nel loro modo di far rete.
Stéphanie Gay-Torrente. “Le soluzioni per il clima ci sono. Venite a conoscerle”
Cosa succede a Parigi il 12 dicembre? C’è il One planet summit di Macron. E poi c’è il World efficiency solutions, e noi abbiamo intervistato colei che lo ha organizzato: Stéphanie Gay-Torrente.
Il World efficiency solutions, che si terrà a Parigi dal 12 al 14 dicembre, rappresenta il principale appuntamento internazionale finalizzato alla promozione di soluzioni sostenibili e a basso impatto ambientale. Obiettivo: indicare possibilità concrete per agire per la salvaguardia del clima. Non a caso, l’evento è stato organizzato in concomitanza con il One Planet summit, evento voluto dal presidente della Francia Emmanuel Macron, che punta a mobilitare il mondo della finanza per sostenere la transizione ecologica e centrare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
Al World efficiency solutions si prevede l’arrivo di migliaia di partecipanti provenienti da decine di paesi di tutto il mondo. Assieme a rappresentanti dei governi, imprenditori, istituzioni, gruppi d’interesse e consulenti tecnici. “Vogliamo rappresentare un punto d’incontro tra chi ha delle soluzioni concrete che possono essere sviluppate e chi può fornire il supporto necessario per farlo”, spiega a LifeGate Stéphanie Gay-Torrente, direttrice dell’evento.
Qual è l’obiettivo di World efficiency solutions?
Il mio lavoro consiste nel facilitare lo sviluppo dei mercati legati all’ambiente e al clima. I saloni che organizzo permettono a coloro che hanno dei progetti, da un lato, e a chi ha delle soluzioni utili per realizzarli, dall’altro, di incontrarsi. E di lavorare insieme. A tale scopo coordino due eventi. Il primo è Pollutec, che esiste da più di quarant’anni e che si concentra su numerosi aspetti della tutela ambientale: il trattamento delle acque, quello dei rifiuti, la gestione dei rischi, la bonifica del suolo. Si tratta in questo caso di un approccio che potremmo definire più “curativo”, per casi di inquinamento che impongono interventi. World efficiency solutions è in qualche modo un’idea complementare, che parte da una domanda: cosa possiamo fare, concretamente, per ridurre l’impatto delle attività economiche sulle risorse e sul clima a livello mondiale. Abbiamo analizzato l’evoluzione delle tecnologie, la domanda e l’offerta sul mercato. E vogliamo farle incontrare.
[#WCS2017] @wclimate & @Galerie_COP23 ended last week, making way for great partnerships ! If you missed the WCS2017 & would like to be involved in future solutions & take advantage of our international matchmaking, join us in Paris for #WE2017: https://t.co/QCMrxgLhSH pic.twitter.com/MoNqcBsZ5o
— World Efficiency (@worldefficiency) November 19, 2017
Ad oggi, dunque, le buone idee ci sono ma mancano i legami necessari per sviluppare?
La realtà è che a volte c’è un problema di comunicazione tra i poteri pubblici e gli attori privati. È per questo che ci siamo resi conto che occorre favorire il dialogo. E bisogna farlo fin dall’inizio. Non possiamo più immaginare di sviluppare i progetti in modo segmentato: da una parte l’ideazione, dall’altra le gare d’appalto e tutte le tappe che seguono, perché lungo tale percorso intervengono diversi attori che non sempre hanno gli stessi obiettivi finali. È per questo che occorre che ci si parli prima e durante il lavoro, al fine di orientarlo al meglio. Il dialogo anticipato permette infatti di elaborare insieme il progetto e di condividerne lo scopo. In termini concreti, grazie a World efficiency solutions i fondatori di una startup possono parlare direttamente con un sindaco o con un ministro, confrontarsi e comprendere le necessità e le possibilità di realizzazione. È la parte più difficile ma ha molti vantaggi: consente ad esempio di far emergere soggetti importanti, portatori di valore aggiunto, che con il “vecchio” sistema rischiano spesso di rimanere in secondo piano, magari oscurati dai grandi gruppi.
Che tipo di soluzioni vengono proposte nel contesto di World efficiency solutions?
Il nostro focus è orientato principalmente alla gestione sostenibile delle risorse: si tratta di un aspetto fondamentale della tutela del clima. Proponiamo soluzioni in tema di efficienza energetica, gestione dell’acqua. Presentiamo sistemi che consentono di superare gli impianti inquinanti ed energivori.
Ad esempio?
Esistono mezzi di bonifica delle acque usate che non prevedono alcun consumo di energia. Per quei paesi in cui la fornitura non raggiunge tutti, si tratta di soluzioni eccellenti. Ma posso citarle anche dei sistemi capaci di recuperare il calore prodotto in una fabbrica e trasformarlo in elettricità, grazie a piccole strutture mobili che si possono installare ovunque. O anche soluzioni transitorie per il clima, come quelle che consentono di dimezzare l’uso di legname per la produzione di carbone. Nazioni come il Congo, in Africa, che oggi sono sfruttate dal mondo intero per le loro risorse forestali, potrebbero trarne immediato giovamento.
Avete dei partenariati attivi anche in Italia?
Gli italiani sono presenti all’interno di World efficiency solutions. A Parigi ci saranno diverse aree espositive animate da imprese, banche, startup. Con alcuni attori lavoriamo a stretto contatto su progetti legati ad esempio al biogas o al trattamento delle risorse idriche. Devo dire che gli italiani hanno un approccio molto pragmatico, basato sulla volontà di lavorare insieme: è per questo che il dialogo con voi è più facile che con altri. Associare le competenze a livello internazionale è fondamentale per lo sviluppo delle soluzioni.
[#OnePlanet] Register now for World Efficiency Solutions, a #OnePlanetSummit side event, from 12th to 14th December in Paris. Let’s take tangible and collective actions for our planet! https://t.co/4xL8fQmatU pic.twitter.com/FPai9RKQAD
— World Efficiency (@worldefficiency) November 23, 2017
Qual reazione riscontrate normalmente da parte dei decisori pubblici?
Quando escono dai nostri eventi, dopo aver incontrato queste imprese che nella maggior parte dei casi sono delle piccole aziende, li sentiamo rassicurati sul fatto che i loro progetti sono realizzabili. Li vediamo pronti a passare all’azione, sorridenti, con la volontà di agire. I negoziati sul clima sono importanti, ma lo è anche il passaggio all’azione. E i tempi: non si possono aspettare decenni, spesso servono soluzioni immediate. Bisogna smetterla di parlare di teoria e cominciare ad essere pragmatici.
Per finanziare i progetti di lotta ai cambiamenti climatici il mondo ha promesso da tempo 100 miliardi di dollari all’anno, che però non sono mai stati stanziati…
Sulla base di ciò che ho potuto ascoltare dai differenti attori coinvolti, credo che oggi per mettere a disposizione questi capitali manchino soprattutto gli strumenti. A cominciare da quelli che sono necessari per scegliere i progetti ai quali concedere i fondi: quelli sui quali si ha la certezza del risultato in termini di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra o di preservazione delle risorse. Voglio credere che sia più un problema metodologico a frenare il sostegno all’Accordo di Parigi, piuttosto che un’assenza di volontà politica.
Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha però affermato che il suo paese non farà la sua parte.
Siamo in relazione con un certo numero di stati americani che si sono chiaramente espressi a favore dell’Accordo. Ero a Boston 48 ore dopo l’annuncio dell’uscita da parte dell’amministrazione di Washington e ho incontrato rappresentanti di istituzioni, università, imprese: tutti mi hanno assicurato che, quali che siano gli annunci fatti da Trump, vogliono proseguire il loro lavoro e continuare ad investire. La volontà politica di una persona non potrà frenare un movimento mondiale come quello per la salvaguardia del clima.
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Se dovesse lanciare un appello alle imprese e uno ai governi, cosa chiederebbe?
Ai governi chiederei di comprendere l’urgenza di legiferare sul prezzo delle materie prime, al fine di rendere quelle secondarie più interessanti agli occhi degli industriali. Occorre sostituire le risorse non rinnovabili con quelle compatibili con un’economia circolare. Alle imprese, sottolineerei l’importanza di spostare gli obiettivi commerciali dal breve al lungo termine. Altrimenti si rischia di puntare su prodotti che possono garantire un risultato a sei mesi ma che non sono necessariamente utili per il clima sul lungo periodo.
Cosa si aspetta dal salone di Parigi?
Vogliamo far sì che l’approccio trasversale di World efficiency solutions possa accelerare lo sviluppo concreto di soluzioni per il clima. Normalmente i saloni fanno incontrare domanda e offerta in modo “verticale”, noi proponiamo un metodo atipico. Lo sviluppo dei progetti in tutti i settori – trasporti, energia, costruzioni, agricoltura, industria, informatica – sono ancora troppo frammentati. Così, alla fine, non si riesce a garantire la sostenibilità ambientale. Ci vogliono consorzi di imprese e di idee. Il meeting rappresenterà un’occasione per i poteri pubblici per trovare un ampio ventaglio di soluzioni, già selezionate e pronte all’uso.
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