Uno studio spiega che, nella fase di “picco”, perderemo tra 2 e 4mila ghiacciai all’anno. Quelli delle Alpi tra i primi a scomparire.
Mettere a confronto foto di ghiacciai oggi con quelle di 60 anni fa, è il modo migliore per dimostrare come il riscaldamento globale stia cambiando la morfologia delle catene montuose più importanti del mondo.
Quale modo migliore per documentare lo scioglimento dei ghiacciai degli ultimi 60 anni se non quello di confrontare due foto per testimoniare visivamente l’arretramento delle lingue glaciali e della superficie nevosa? Fabiano Ventura ha così creato il progetto fotografico e scientifico Sulle tracce dei ghiacciai, giunto alla sua quarta spedizione nella Terra del fuoco e nelle Ande della Patagonia.
Partita giovedì 11 febbraio, la spedizione di Ventura durerà circa due mesi. Dopo aver percorso mille chilometri sulle orme dell’esploratore e sacerdote salesiano Alberto Maria De Agostini, fratello di Giovanni, il fondatore del famoso istituto geografico italiano, Ventura incontrerà un gruppo di ingegneri e geologi. I ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma e dell’Università degli Studi di Milano, infatti, hanno il compito, attraverso il progetto GlacioVar, di raccogliere il materiale e creare modelli tridimensionali di alcune parti dei corpi glaciali per determinare il tasso di fusione e le condizioni della superficie dei ghiacciai. Ad esempio, controllare la presenza di detriti o di black carbon, ovvero particolato fine e polveri sottili. I risultati saranno poi messi a disposizione della comunità scientifica e del Comitato glaciologico italiano.
Sulle tracce dei ghiacciai fa capo all’associazione Macromicro che si avvale di fotografi specializzati e ha già all’attivo tre spedizioni, una nel Karakorum (2009), il gruppo di montagne in bilico tra Pakistan, India e Cina, una sulla regione euroasiatica del Caucaso, nel 2011, e una nello stato americano dell’Alaska (2013). Gli obiettivi sono molteplici: salvaguardare le risorse naturali, in particolare un elemento prezioso come l’acqua; testimoniare l’importanza della ricerca scientifica per lo sviluppo sostenibile e la diffusione della conoscenza; recuperare e valorizzare un patrimonio storico e culturale come gli archivi fotografici.
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Le fotografie scattate ai ghiacciai oggi, messe a confronto con quelle d’archivio, sono la miglior prova scientifica del riscaldamento globale e non fanno che confermare quanto teorizzato dalla quasi totalità della comunità scientifica. La comparazione con il passato rende i cambiamenti climatici inconfutabili e comprensibili a tutti. Prossime spedizioni in programma: Himalaya (2017) e Alpi (2019).
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