Next stop Washington: un reportage dalla capitale degli Stati Uniti nel giorno della cerimonia di insediamento del nuovo presidente Joe Biden.
Com’è andato il Super Tuesday, i risultati definitivi
Joe Biden in testa. Bloomberg fuori dai giochi. Sanders vivo ma in calo. Warren invisibile. Come sono andate le primarie democratiche nei 14 stati dove si è votato per scegliere il candidato democratico che sfiderà Trump. I risultati definitivi del Super Tuesday.
Sembrava che Bernie Sanders potesse diventare il front runner, sembrava che i soldi di Mike Bloomberg potessero fare la differenza. La realtà è un’altra: Joe Biden, ex vicepresidente degli Stati Uniti durante il doppio mandato di Barack Obama, ha riconquistato fiducia, stati e delegati. In particolare, ha vinto in dieci stati sui 14 dove si è votato durante il Super Tuesday del 3 marzo, ovvero Alabama, Arkansas, Carolina del Nord, Maine, Massachusetts, Minnesota, Oklahoma, Tennessee, Texas e Virginia. Mentre Bernie Sanders ha vinto nella popolosa California. Staccati gli altri due candidati, Michael Bloomberg e Elizabeth Warren.
Joe Biden’s #SuperTuesday surprise reopens his path to the Democratic presidential nomination https://t.co/BeOwlbJSOK
— Bloomberg (@business) March 4, 2020
La rinascita di Joe Biden
L’ex braccio destro di Obama, Joe Biden, sembrava spacciato dopo i risultati delle primarie di febbraio, che avevano incoronato Sanders come favorito. Tutto è cambiato però con il trionfo, il 29 febbraio, nella Carolina del Sud. Proprio quando la sua campagna sembrava all’agonia, Biden è riuscito a mettere assieme un fronte moderato che ha prevalso rispetto alle posizioni socialdemocratiche del suo principale rivale.
Ma a cambiare decisamente le carte in tavole nel corso del Super Tuesday sono stati soprattutto i ritiri dalle primarie di altri due candidati centristi: Pete Buttigieg e la senatrice del Minnesota Amy Klobuchar. I cui elettori si sono dunque orientati decisamente sull’ex vicepresidente americano. “Questa è una buona serata – ha affermato Biden parlando da Los Angeles – e sembra che possa via via diventare ancora migliore”.
Bernie Sanders incassa una sconfitta ma resta in corsa
Per Bernie Sanders il Super Tuesday non è andato come previsto. Il senatore del Vermont ha ottenuto un’importante vittoria in California, lo stato nel quale era in palio il maggior numero di candidati. Ciò nonostante, non è riuscito a consolidare il credito ottenuto al termine delle primarie precedenti, che lo avevano visto in ampio vantaggio rispetto ai propri rivali.
Bernie Sanders has won the California primary, finishing first in the biggest delegate prize in the Democratic presidential contest https://t.co/IMHkbpJA7y pic.twitter.com/SP4EDq2Bqi
— POLITICO (@politico) March 4, 2020
Ciò nonostante, il candidato più a sinistra tra quelli in corsa alle primarie democratiche americane non ha perso alcuna convinzione. In un discorso pronunciato a Essex Junction, nel Vermont, ha insistito sulla certezza di poter arrivare alla vittoria finale: “Ve lo dico con assoluta fiducia: vinceremo le primarie democratiche e batteremo il presidente più pericoloso della storia del nostro paese”, alludendo ovviamente a Donald Trump.
Delude Michael Bloomberg, che annuncia il suo ritiro
La delusione è palpabile nell’entourage di Michael Bloomberg. Nonostante i corposi investimenti finanziari, con circa 500 milioni di dollari spesi in spot elettorali e altre iniziative, il miliardario ha ottenuto una vittoria soltanto alle Samoa americane. Buoni i risultati (secondo alle spalle di Sanders) anche in California e nello Utah. Ma troppo poco per non considerare un mezzo fallimento la sua candidatura e decidere quindi di ritirarsi dalla corsa. Il suo sostegno va a Biden.
Elizabeth Warren, la grande sconfitta del Super Tuesday
Ma è Elizabeth Warren la candidata che ha ottenuto i risultati peggiori nel corso del Super Tuesday. La conferma è arrivata in particolare dal “suo” stato, il Massachusetts. Nel quale la senatrice non soltanto non ha vinto ma si è perfino dovuta accontentare del terzo posto. In molti si chiedono per quale ragione la sua candidatura – la più vicina a quella di Bernie Sanders – non venga a questo punto sospesa, proprio a favore del senatore del Vermont.
La corsa per l’investitura resta ancora molto lunga
Secondo le stime del New York Times, il numero di delegati per ciascuno dei candidati potrebbe essere il seguente. Tuttavia, per i risultati definitivi occorrerà aspettare ancora molto tempo (anche alcuni giorni, secondo la stampa americana). In ogni caso, la corsa per l’investitura appare ancora molto lunga: occorre infatti arrivare a quota 1.991 per essere certi della candidatura alla Casa Bianca.
- Biden : 660
- Sanders : 587
- Bloomberg : 112
- Warren : 101
Va detto inoltre che un peso probabilmente decisivo lo avranno i cosiddetti “super-delegati”: notabili e rappresentanti del partito che saranno chiamati a votare alla convention. Si tratta di 771 persone. Tra queste c’è lo stesso Biden, che in quanto ex vicepresidente ricopre tale ruolo. Godrebbe per ora dell’appoggio di 86 suoi omologhi, contro i 25 che sarebbero a favore di Sanders. Altri 47 hanno sostenuto candidati che ormai si sono ritirati. Ma, soprattutto, 544 non hanno ancora reso noto il loro orientamento.
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