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Domenica 9 settembre si è votato in Svezia. I Democratici, formazione di estrema destra, hanno ottenuto un risultato storico ma non governeranno.
10 settembre ore 8 – I risultati, ancora parziali ma pressoché definitivi, indicano una perfetta parità tra la coalizione di centrosinistra e quella di centrodestra, che ottengono entrambe 143 seggi al Riksdag, il parlamento svedese, senza ottenere dunque una maggioranza. I socialdemocratici ottengono il 28,4 per cento, circa il 3 per cento in meno della tornata precedente: è il peggior risultato di sempre per la sinistra moderata. Cresce invece fortemente la sinistra più radicale, che arriverebbe a sfiorare il 10 per cento.
Aggiornamento 9 settembre ore 22 -Mentre lo scrutinio è ancora in atto, il partito socialdemocratico sembra aver vinto con un ampio margine le elezioni in Svezia, anche se patendo un calo rispetto alla tornata precedente. Il movimento di centro-sinistra è infatti accreditato dagli exit poll di una quota di preferenze compresa tra il 25,4 e il 26,2 per cento. Il partito di estrema destra Democratici di Svezia, invece, è dato in una forchetta compresa tra il 16,3 e il 19,2 per cento. Meno dunque di quello che i sondaggi gli accreditavano prima della tornata elettorale, benché il loro sia comunque un risultato storico. I conservatori sono attestati invece tra il 17,8 e il 18,4 per cento: tra loro e la destra estrema si profila dunque un testa a testa per la seconda posizione.
#UPDATE Take a look at percentage results by party for national elections in Sweden, according to exit polls pic.twitter.com/TZ9agxSu1r
— AFP news agency (@AFP) 9 settembre 2018
Questo per quanto riguarda i singoli partiti. Molto meno chiaro il risultato in termini di coalizioni: il centrodestra e il centrosinistra sono infatti dati entrambi attorno al 39 per cento. Occorrerà aspettare la fine dello spoglio per capire chi sarà incaricato di formare il nuovo governo della nazione scandinava.
Le elezioni di domenica 9 settembre non dovrebbero consegnare il paese all’estrema destra. Stando ai sondaggi, però, i Democratici di Svezia (Sverigedemokraterna, SD) e i loro leader Jimmie Akesson potrebbero ottenere un risultato senza precedenti. Secondo il quotidiano di sinistra Dagens Nyheter, potrebbero così riuscire a trasformare la politica della nazione scandinava.
Il partito, d’altra parte, ha già organizzato la festa per la vittoria. Un barbecue all’aperto immerso nei colori della bandiera svedese, il giallo e il blu, e condito da cori nazionalisti e tornei di “varpa” (gioco tradizionale vichingo che consiste ne lanciare un disco di pietra su un bastone piantato a venti metri di distanza). I sondaggi danno SD – della quale il Washington Post sottolinea le “origini neonaziste” – attorno al 20 per cento su base nazionale. Con punte soprattutto in alcune regioni, che potrebbero diventare degli autentici bastioni neri. È il caso della provincia di Smaland: per secoli un’area povera del paese, con terre aride, difficili da coltivare.
Il motivo di tale fenomeno politico? Principalmente uno: la paura dei migranti. La Svezia ha infatti accolto un numero elevato di profughi, in rapporto alla popolazione. A partire dal 2006, sono arrivate sul territorio scandinavo ondate di iracheni, poi di siriani e afgani. Dal 2015 in poi, il dato è quindi esploso: 250mila arrivi in pochi anni.
Così, i Democratici si sono presentati alle elezioni proponendo di dimezzare il numero di ingressi. Che però è già stato ridotto drasticamente: nel 2017 il dato non ha superato le 26mila unità. Inoltre, nel programma di SD c’è un taglio netto ai fondi stanziati per l’accoglienza e, più in generale, per i senzatetto. Inoltre, indicando un legame diretto tra migrazioni e delinquenza, SD chiede di inasprire le pene per gli episodi di violenza e per gli abusi sessuali. Infine, a soffiare sulle vele della destra estrema ci sono i tagli effettuati al welfare, che hanno scontentato parte della popolazione.
L’analisi dei problemi della Svezia, tuttavia, risulta diametralmente opposta si si ascoltano le parole del socialdemocratico Andreas Schönström, secondo il quale in Svezia “abbiamo il tasso di criminalità più basso dal 1996. E il trend indica una diminuzione”. “È vero – ha aggiunto – che abbiamo un grave problema legato alle gang, con degli scontri a fuoco molto, molto inquietanti. Ma, ripeto, il reato con il quale più spesso i nostri concittadini hanno a che fare è il furto di biciclette”.
This weekend will see the Sweden’s general elections, with the anti-immigration SD projected to win approx 20% of votes. Will these anti-establishment and Eurosceptic trends be replicated in next year’s EP elections? Latest blog by GC’s Ana Martínez https://t.co/pm8yH0JPen pic.twitter.com/1aTFuyFZae
— Global Counsel (@Global_Counsel) 6 settembre 2018
Resta tuttavia molto probabile che le elezioni vengano vinte dalla coalizione “rosso-verde” guidata dal primo ministro socialdemocratico uscente Stefan Lofven. E non è escluso che al secondo posto possa riuscire porsi il blocco “borghese” del dirigente conservatore Ulf Kristersson (che però potrebbero essere superati a destra). Nessuno, però, sarà in grado di ottenere la maggioranza assoluta al Riksdag, il parlamento di Stoccolma. Di qui la forza di SD: qualora la destra moderata dovesse ottenere un buon risultato, potrebbe teoricamente decidere di allearsi con gli estremisti per tentare di formare un governo.
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