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Svezia, introdotta una tassa sui voli aerei per ridurre le emissioni
Un piccolo costo aggiuntivo su ogni viaggio: con la tassa sui voli aerei la Svezia cerca un rimedio al gigantesco impatto ambientale del settore.
A partire da domenica 1 aprile, in Svezia volare costa un po’ più caro. È l’effetto della nuova tassa sui voli aerei, ufficialmente entrata in vigore dopo mesi di dibattito. Un piccolo sacrificio richiesto ai passeggeri per cercare di ridurre, almeno in parte, l’enorme impatto ambientale dovuto al traffico aereo. E magari creare maggiore consapevolezza su questo tema spesso sottovalutato dal grande pubblico.
Come funziona la tassa sui voli aerei
Concretamente, la nuova tassa sul trasporto aereo è un costo aggiuntivo che si applica ai biglietti di qualsiasi volo in partenza dagli aeroporti svedesi. Sono esclusi soltanto i bambini di età inferiore ai due anni che viaggiano in braccio ai genitori, gli equipaggi, i viaggiatori che fanno scalo senza cambiare aereo e, a certe condizioni, quelli in transito per prendere un altro volo. L’importo oscilla da un minimo di 60 corone (5,80 euro) a un massimo di 400 (39 euro) a seconda della destinazione.
“L’obiettivo della tassa è quello di ridurre al minimo l’impronta di carbonio dei voli, a seguito di un forte incremento del traffico aereo”. Queste le parole con cui Isabella Lövin – portavoce del partito dei Verdi, vicepremier e ministro per il Clima e la cooperazione internazionale allo sviluppo – spiega la decisione all’interno di un articolo sul quotidiano svedese Dagens Nyheter.
Secondo il governo di Stoccolma, la tassa sui voli aerei avrà come risultato quello di una riduzione di circa 450-600mila passeggeri l’anno e un calo del 2 per cento delle emissioni.
Sweden introduces #aviation tax in effort to help climate – RT : https://t.co/uYkSKVC9Dm
— Aviation Media (@AviationMedia) 3 aprile 2018
Favorevoli e contrari
I cittadini svedesi, per ora, sembrano tutto sommato ben disposti di fronte alla prospettiva di sborsare qualche corona in più per la tutela dell’ambiente. Di fronte al sondaggio del quotidiano Dagens Nyheter, il 53 per cento di loro ha promosso la tassa sui voli.
Anche le forze politiche, con pochissime eccezioni, si stanno mostrando unite sul fronte del clima. A febbraio 2017, in aperta opposizione rispetto alle posizioni del presidente Usa Donald Trump che ha annunciato l’uscita degli Stati Uniti dall’Accordo di Parigi, il governo di Stoccolma ha annunciato un vasto piano per azzerare del tutto le emissioni nette di gas serra entro il 2045. Una legge ambiziosa approvata con ampio accordo che ha coinvolto sette degli otto partiti politici con una rappresentanza parlamentare.
Solo il Partito di centro ha sollevato qualche polemica in merito alla tassa sui voli aerei, affermando che sarebbe stato preferibile obbligare gli aerei a usare in parte i biocarburanti.
Molto più critiche le compagnie aeree, che ora si trovano a decidere se assorbire la tassa o, al contrario, scaricarla sul cliente finale. A scegliere questa seconda strada ad esempio è Sas, compagnia scandinava con sede in Svezia, che insieme a Norwegian Air ha espresso parole parecchio dure sulla misura.
Quanto inquinano i viaggi in aereo
Ma i nostri weekend fuori porta e le nostre trasferte di lavoro sono davvero così inquinanti? Per arrivare a una risposta ponderata – ricorda un articolo dell’Economist riportato in Italia anche da Internazionale – bisogna considerare diversi fattori.
Da un lato c’è da dire che gli aerei sono molto più efficienti rispetto al passato: una ricerca dell’università del Michigan che riguarda i voli nazionali negli Stati Uniti rivela che la quantità media di energia per chilometro consumata per ogni passeggero è crollata del 74 per cento tra il 1970 e il 2000. Questo perché gli aerei si sono evoluti a livello tecnologico e viaggiano più pieni rispetto al passato. C’è da dire però che quest’unità di misura è piuttosto relativa poiché i voli aerei coprono distanze molto più lunghe rispetto a quelle che solitamente vengono percorse da altri mezzi di trasposto, come ad esempio le auto.
Inoltre, questi progressi vengono sostanzialmente annullati da un fattore di segno opposto: ormai viaggiamo in aereo sempre più di frequente. Secondo il dipartimento dei Trasporti degli Stati Uniti, nel 2002 per gli aeroporti a stelle e strisce sono transitati più di 670 milioni di persone; nel 2017 si sono superati i 964 milioni. Nel nostro continente, rivela il primo rapporto della Commissione europea sull’impatto ambientale del traffico aereo, il numero di voli ha avuto un incremento pari all’80 per cento tra il 1990 e il 2014 (e ci si aspetta un altro più 45 per cento entro il 2035). Nello stesso periodo, le emissioni di CO2 legate all’aviazione civile sono aumentate dell’80 per cento e quelle di ossidi di azoto sono raddoppiate. Secondo le stime, entrambe cresceranno ancora da qui al 2035 rispettivamente del 43 e del 45 per cento.
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