Tav, pro e contro

La linea ferroviaria in costruzione in val di Susa è molto discutibile. Ecco alcune motivazioni pro e contro Tav.

I motivi logistici della Tav

Bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché senza la linea ad alta velocità Torino-Lione, il Piemonte sarebbe isolato da un sistema di trasporti europeo sempre più tendente verso l’alta velocità.

Non bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché il Piemonte è già abbondantemente collegato all’Europa soprattutto attraverso la Valle di Susa. In questa valle esistono già due strade statali, un’autostrada e una linea ferroviaria passeggeri e merci a doppio binario. Esiste perfino la cosiddetta autostrada ferroviaria (trasporto dei Tir su speciali treni-navetta). Sono tutte linee di collegamento con la Francia attraverso due valichi naturali (Monginevro e Moncenisio) e due tunnel artificiali (Frejus ferroviario e autostradale).

Bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché le linee ferroviarie esistenti sono sature.

Non bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché l’attuale linea ferroviaria Torino-Modane è utilizzata solo al 38% della sua capacità. Le navette per i Tir partono ogni giorno desolatamente vuote (anche se vengono “riscoperte” e prese d’assalto quando si verifica un incendio nel tunnel del Frejus). Il collegamento ferroviario diretto Torino-Lione è stato soppresso per mancanza di passeggeri. Il flusso delle merci non è in crescita, da dieci anni.

Bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché la Tav toglierà i Tir dalla Val Susa.

Non bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché secondo alcuni studi solo l’1% dell’attuale traffico su gomma si trasferirà sulla ferrovia. E i 10/15 anni di cantiere necessari a costruire la Torino-Lione porteranno sulle strade della Valle e della cintura di Torino 500 camion al giorno (e alla notte) per il trasporto del materiale di scavo dai tunnel ai luoghi di stoccaggio.

I motivi ambientali e paesaggistici della Tav

Bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché il tracciato della linea ad alta velocità è in gran parte in galleria. L’impatto paesaggistico-ambientale è minimo.

Non bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché il tracciato prevede una galleria di 23 km all’interno del Musinè, montagna amiantifera. La talpa che perforerà la roccia immetterà nell’aria una quantità incalcolabile di fibre di amianto invisibili e letali. Il foehn potrebbe portarle fin nel centro di Torino. Respirare fibre di amianto provoca un tumore dei polmoni (mesotelioma pleurico). L’amianto è un materiale fuori legge dal 1977. Ancora: il tunnel Italia-Francia di 53 km scavato dentro al Massiccio dell’Ambin incontrerà (oltre a falde e sorgenti che andranno distrutte) anche roccia contenente uranio. E ancora: una linea in galleria si porta appresso tante gallerie minori, trasversali a quella principale. Si chiamano gallerie di servizio, o ‘finestre’. Ce ne saranno 12, con altrettanti cantieri, tutti a ridosso di centri abitati. E ancora: la perforazione di tratti montani così lunghi vicino a centri densamente abitati potrebbe prosciugare le falde idriche e gli acquedotti, come accaduto per le gallerie Tav del Mugello. E ancora: la viabilità sarà stravolta. Verranno costruiti sovrappassi in corrispondenza di ogni cantiere, con guasti già constatabili sull’autostrada Torino-Milano per la tratta TAV Torino-Novara.

I motivi economici  della Tav

Bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché è una grande opera pubblica e fa bene all’economia, anche perché mette in moto capitali privati.

Non bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché il costo stimato di 20 miliardi di euro è tutto a carico della collettività. Tutto denaro pubblico, ma affidato a privati, secondo l’invenzione del general contractor. Garantisce lo Stato Italiano. Nessun privato ci metterà un euro, soprattutto dopo l’esperienza del tunnel sotto la Manica che ha mandato in fallimento chi ne aveva acquistato i bond. I tantissimi soldi che servono a quest’opera verranno tolti alle linee ferroviarie esistenti (già disastrate), a ospedali, scuole, ai servizi di pubblica utilità, alle energie rinnovabili. Poi è già previsto che la nuova linea ferroviaria Torino-Lione avrà altissimi costi di gestione e che sarà in perdita per decine di anni. In più, nonostante la maggior parte del tracciato sia in territorio francese, il governo italiano si è impegnato a sobbarcarsi il costo dei due terzi della tratta internazionale (Borgone – St.-Jean-de-Maurienne).

Bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché la Torino-Lione porterà lavoro ai piemontesi.

Non bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché come da anni accade per tutte le infrastrutture in corso, si tratterebbe di lavoro precario, per mano d’opera in gran parte extracomunitaria. Inoltre le ditte appaltatrici si porterebbero tecnici e operai dalla loro Regione (ditte e buoi dei paesi suoi). Per i comuni della Valle di Susa e della cintura di Torino arriverebbe invece un bel problema: la mafia. Turbative d’asta sono già state individuate per la fase di sondaggio geologico a carico di uomini politici piemontesi.

Bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché la Torino-Lione è indispensabile per il rilancio economico del Piemonte.

Non bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché togliendo risorse all’innovazione e al risanamento dell’industria in crisi profonda (Fiat e non solo), la Tav potrebbe appesantire l’economia piemontese.

Bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché per aprire i cantieri si può richiedere l’intervento della forza pubblica perché è un’opera di interesse nazionale. 671 milioni di euro stanziati dalla Ue per la realizzazione della linea ferroviaria Torino-Lione avevano come unico vincolo l’inizio dei lavori entro il 30 giugno 2011, così si sono finalmente sbloccati.

Non bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché l’uso della forza pubblica per imporre l’inizio dei lavori è segno di una mancata concertazione con le popolazioni locali, prevista obbligatoriamente dalla Direttiva 2000/60 Ue. La militarizzazione del territorio è una compressione delle libertà civili, ed è ciò a cui gli italiani si sono appena opposti con il no al referendum sul nucleare del 12-13 giugno 2011.

I motivi sociali della Tav

Bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché i Valsusini sono egoisti, non pensano agli interessi dell’Italia e non vogliono sacrificarsi.

Non bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché attraverso la Val di Susa, attualmente, passa già il 35% del totale delle merci che valicano le Alpi. Lungo l’Autostrada del Frejus passano circa 4.500 Tir al giorno, contro i 1.500 del Monte Bianco, in val d’Aosta (dove il numero dei Tir è stato limitato per legge).

Bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché chi si oppone alla Torino-Lione e all’alta velocità ha un atteggiamento preconcetto, ed è contro il progresso.

Non bisogna aprire i cantieri Tav in Val di Susa perché la TAV è un progetto vecchio e ormai anacronistico, che prevede una crescita infinita nel volume del trasporto merci (che poi saranno i rifiuti di domani), privilegia come valore solo la velocità e la quantità, ignora i fattori del “se” e “perché” bisogna trasportare qualcosa.

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