Dove sono andate per portare una petizione contro il riscaldamento globale e per la protezione dei migranti climatici.
Com’è andato il terzo sciopero globale per il clima, emozioni e numeri
27 settembre 2019: questa data entrerà nella storia. Due milioni di persone hanno preso parte al terzo sciopero globale per il clima, un milione solo in Italia. Rivivetene ogni momento attraverso i dati più significativi, le immagini e le voci dei partecipanti.
I giovani hanno paura. Temono che basterà il soffio di chi detiene il potere decisionale a spazzare via il futuro che sognano, come sabbia fra le dita. Ogni giorno, a Kabul, si chiedono se sarà una bomba o l’aria irrespirabile ad ucciderli. Tutte le sere, a Kiribati, si domandano se la loro casa verrà sommersa dall’oceano. Quotidianamente, negli Stati Uniti, non sanno se torneranno a casa dopo la scuola perché un compagno potrebbe avere una pistola nascosta nello zaino. Hanno capito che non possono contare sugli adulti. Per questo sono dovuti crescere più in fretta del previsto, rinunciando alla propria infanzia pur di avere un futuro.
Sono scesi nelle piazze. Invocano l’inasprimento delle leggi che regolano la compravendita di armi, con una forza che Oprah Winfrey ha paragonato a quella degli attivisti per i diritti civili che hanno combattuto contro le ingiustizie razziali negli anni Cinquanta e Sessanta. La stessa tenacia che ritroviamo negli esponenti del movimento ambientalista Fridays for future che, tuttavia, sono riusciti ad ingaggiare una battaglia che ha coinvolto tutto il mondo. Perché, del resto, “i cambiamenti climatici non conoscono confini. A loro non importa che tu sia ricco, povero, grande o piccolo. Sono queste le sfide che definiamo ‘globali’, che pertanto necessitano di solidarietà unanime”, ricorda Ban Ki-moon, già segretario delle Nazioni Unite.
La degna conclusione di una settimana speciale
Il 27 settembre una trentina di paesi hanno aderito al terzo sciopero globale per il clima; gli studenti, ai quali si sono uniti lavoratori e pensionati, hanno manifestato comunque in almeno 150 nazioni. In un solo giorno più di 2 milioni di scioperanti hanno scritto la storia, sommandosi agli oltre 4 milioni del venerdì precedente, facendo così della Climate action week la più grande dimostrazione ambientale mai organizzata – con una mobilitazione totale di circa 7,6 milioni di persone di ogni età.
Terzo sciopero globale per il clima, le impressioni dall’Italia
Il 27 è stata l’Italia a vantare i più alti tassi di partecipazione, con oltre un milione di manifestanti. LifeGate ha seguito l’evento nella città di Milano, dove all’appello hanno risposto 200mila persone, stando alle stime del comitato locale. “Eravamo più del doppio rispetto al primo sciopero globale del 15 marzo”, racconta Miriam Martinelli, 16 anni. “I governi non possono continuare ad ignorarci, perché il cambiamento è arrivato”.
Alla manifestazione milanese non poteva mancare Sarah Marder, colei che per prima ha portato a Milano il messaggio di Greta Thunberg, la giovane attivista svedese che ha ispirato il movimento Fridays for future. “Oggi è il mio 44esimo venerdì di seguito”, spiega. “Ieri l’Onu ci ha assegnato il premio Champions of the Earth, ma l’abbiamo accettato con riserva perché, in realtà, non ci sentiamo campioni della Terra dato che quello che stiamo chiedendo non è ancora stato esaudito. Abbiamo ritirato il premio con l’idea di restituirlo ai leader mondiali, sperando che loro diventino campioni della Terra”.
Anche a Roma c’erano 200mila persone; a Napoli 80mila, che hanno formato un corteo lungo un chilometro e mezzo. A queste se ne sono aggiunte 50mila nella città di Firenze; 20mila a Bologna e Torino, dove la fiumana di gente era impressionante; 10mila a Palermo e Bari, per citare solo alcune delle 160 città italiane che hanno aderito allo sciopero sostenuto anche dal ministro dell’Istruzione, Lorenzo Fioramonti.
I governi non possono continuare ad ignorarci, perché il cambiamento è arrivato. Miriam Martinelli, attivista per il clima
L’atmosfera nel resto del mondo
I primi scatti dal resto del mondo sono giunti dalla Nuova Zelanda, dove sono scesi nelle piazze 170mila manifestanti, pari al 3,5 per cento della popolazione, dando vita così ad una delle più grandi manifestazioni cui la nazione abbia mai assistito.
Thunberg, che ha raggiunto il Nordamerica in barca a vela per partecipare il 23 settembre al Climate action summit, ha scioperato in Canada, precisamente a Montréal, proprio dove i leader dell’aeronautica mondiale si sono riuniti per discutere delle emissioni generate dal trasposto aereo che, stando ad un rapporto pubblicato il 19 settembre, in un anno sono maggiori di quelle prodotte dalla Germania. Si sono unite a lei ben 500mila persone, pari a circa il 30 per cento della popolazione: come reso noto dalla sindaca Valérie Plante, è stato il più grosso sciopero nella storia della città.
A Stoccolma, nella patria dell’attivista, sono state 60mila le persone che hanno espresso la propria solidarietà nei confronti della causa da lei sposata. Immagini suggestive sono arrivate da Berlino, dove migliaia di ombrelli colorati si stagliavano contro le nuvole grigie, cariche di pioggia. Fotografie che hanno immortalato strade inondate di gente sono pervenute anche dall’India, la quale “vanta” 14 delle 15 città più inquinate al mondo; da Taiwan e dalla Russia, dalla Corea del Sud e pure da tutta l’Africa. È sufficiente dare uno sguardo al profilo Twitter di Greta Thunberg per tracciare una mappa del mondo unito per il clima.
Con questo planisfero “verde” si conclude la Climate week. Ma non avrà fine l’impegno di chi l’ha ideata. Il prossimo appuntamento è dal 7 al 13 ottobre, con la settimana della ribellione internazionale organizzata dagli esponenti di Extinction Rebellion. E poi, gli occhi saranno puntati sulla Cop 25, la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici che si terrà in Cile dal 2 al 13 dicembre e sarà preceduta da una fase preparatoria in Italia. I giovani ci saranno. Perché hanno capito che il miglior antidoto alla paura è l’azione.
Foto in apertura © LifeGate
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